Bufi (Anasf): “MiFID 2 rafforza la centralità del consulente”
13 febbraio 2018
di Eugenio Montesano
1 min
Approcciare il mercato in una logica davvero consulenziale, di patrimonio e non di prodotto. Il presidente dell’associazione nazionale dei consulenti finanziari riflette sui requisiti per i consulenti del futuro, pronti a raccogliere la sfida della MiFID.
Il ridimensionamento dei margini è il tema centrale che l’industria finanziaria italiana dovrà affrontare in un mondo post-MiFID 2, caratterizzato da un aumento della pur già strenua competizione tra operatori a tutti i livelli, da quello produttivo a quello distributivo, impegnati a trovare una difficile quadra attorno alle linee strategiche di un aumento delle masse in gestione e delle politiche di prezzo al cliente.
“Di fronte a una nuova cornice normativa, entrata in vigore solo un mese fa, il mercato dovrà trovare nel tempo il suo equilibrio”, osserva nella videointervista a Focus Risparmio il presidente dell’associazione nazionale dei consulenti finanziari Maurizio Bufi. “La linea di demarcazione starà tra chi adotta le best practice dell’attività e chi è destinato, probabilmente, a uscirne. Ma non c’è dubbio che la consulenza sia un valore aggiunto per chi si accinge a prendere decisioni di investimento”. Un quid in più che si manifesta attraverso una serie di obblighi e requisiti – che Bufi approfondisce nell’intervista – a cui un consulente pronto a raccogliere la sfida della MiFID non può non ottemperare.
“Anche l’impianto legislativo è fondato sull’incremento dello standard di qualità, che dovrà essere accresciuto. È questa la sfida per il mondo della consulenza, ma noi riteniamo di avere le carte in regola per poterla affrontare e prevalere su altri modelli distributivi. Non c’è dubbio che il ruolo del consulente finanziario sia valorizzato in questa direzione”.
I consulenti sono parte integrante dello sviluppo dell'industria del risparmio gestito, ma l’aumento di qualità del servizio richiesto per rispondere alle sfide di regulation e tecnologia “va adeguatamente remunerato”, afferma il presidente dell’Anasf Maurizio Bufi.