Ad ottobre i finanziamenti calano dello 0,3%. Frenano quelli alle famiglie. Nagel: prematuro parlare di tagli, possibili nuovi aumenti. Per gli analisti, il 2024 potrebbe riservare sorprese
I prestiti alle imprese dell’Eurozona scendono in territorio negativo per la prima volta dal 20215 e avvicinano il rischio che Eurolandia scivoli in recessione. A rilevarlo è la stessa Banca centrale europea, secondo cui i finanziamenti bancari alle imprese sono risultati in contrazione dello 0,3% a ottobre mentre i prestiti alle famiglie hanno rallentato al +0,6% dal +0,8% di un mese prima. Nulla di abbastanza grave da spingere l’Eurotower ad ammorbidire i toni, con alcuni membri del board convinti che sia ancora prematuro parlare di tagli dei tassi.
Non solo credit crunch. A rafforzare l’ipotesi di un’imminente contrazione del Pil europeo sono stati anche altri due dati emersi dalle rilevazioni: la massa monetaria M3 e l’aggregato M1. La prima, considerata da sempre un buon indicatore della futura espansione economica, ha fatto segnare un -1% contro il -1,2% di settembre e il -0,8% del consensus. Il secondo, che comprende i contanti e i depositi overnight, ha invece registrato un -10% dal -9,9% precedente.
Nagel chiude a possibili tagli
Nonostante i dati negativi pubblicati dalla stessa Bce, dall’Eurotower continuano ad arrivare segnali hawkish che pesano sul sentiment dei mercati. Dopo l’avvertimento della presidente Christine Lagarde sul fatto che l’inflazione potrebbe tornare a salire, anche Joachim Nagel è tornano a smorzare le speranze degli investitori su un’inversione di rotta della politica monetaria. Per il numero uno della Bundesbank, se le prospettive sui prezzi peggiorassero, Francoforte potrebbe essere costretta ad aumentare nuovamente il costo del denaro. “Il caso opposto, ovvero un ritorno del carovita molto più rapido al 2%, mi sembra molto meno probabile. Per questo sarebbe prematuro limare i tassi o anche solo ipotizzarlo”, ha rimarcato il falco tedesco.
Secondo il banchiere centrale, non è solo il livello dei tassi di interesse a contare per l’orientamento monetario, ma rilevano anche le aspettative sul futuro andamento del costo del denaro. “L’effetto principale dell’inasprimento della politica deve ancora manifestarsi”, ha spiegato. Anche per Nagel, nonostante il significativo calo dei prezzi dei mesi scorsi, non è quindi scontato che la discesa continui. “Gli effetti disinflazionistici del calo dell’energia si sono dispersi e siamo ancora molto distanti dal nostro target: ci aspettiamo una strada dissestata, con un saliscendi dei prezzi nell’immediato futuro”, ha sottolineato. Per poi dirsi comunque fiducioso che un hard landing si potrà evitare.
Per Axa potrebbero servire tagli significativi nel 2024
Secondo Gilles Moëc, chief economist di Axa Group and responsabile di Axa Im Research, le vecchie regole di politica monetaria fanno apparire il picco del tasso di policy basso sia negli Stati Uniti che nell’Eurozona. E portano quindi a pensare che Lagarde e il collega Usa, Jerome Powell, si prenderanno del tempo prima di correre il rischio di operare riduzioni. “Tuttavia – precisa – se la regola di Taylor tenesse conto delle previsioni sull’output gap di istituzioni come il Cbo e la Commissione europea o l’Ocse, l’anno prossimo richiederebbe tagli significativi a prescindere che l’inflazione sia o meno tornata all’obiettivo per fine del 2024”.
Per Moëc, quindi, l’attuale prezzo del mercato potrebbe non essere tanto irragionevole. “Le voci delle banche centrali in genere invitano i mercati a non lasciarsi trasportare. Siamo quindi più cauti nelle nostre previsioni, ma la corrente sta cambiando”, sottolinea. E se il dibattito sulla forma giusta per la traiettoria della politica monetaria ruotaintorno all’analogia tra il Cervino e Table Mountain, l’esperto di Axa propone di aggiungere la vetta più alta di Inghilterra e Galles: il Monte Snowdon. “Qualsiasi montagna può essere faticosa da scalare ma, se è ragionevolmente bassa, la discesa può rivelarsi rapida”, conclude.
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