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Covip: tra il 2011 e il 2020 crescita media delle risorse del 6,8% annuo. Rallentano gli investimenti ma aumentano quelli destinati alle imprese da casse e fondi pensione
Attivi in crescita oltre quota 100 miliardi di euro, ma anche una lieve riduzione degli investimenti. È sintetizzabile così il 2020 delle casse di previdenza italiane, che a fine dicembre vantavano risorse complessive pari a 100,7 miliardi di euro, in crescita di 45 miliardi sul 2011, con un tasso annuale di crescita nell’ultimo decennio del 6,8%. È quanto emerge dal consueto “Quadro di sintesi” della Covip, stando al quale a fronte di 10,3 miliardi di contributi incassati (in calo sui 10,7 del 2019), sono state erogate prestazioni per 8,3 miliardi, contro i 7,4 miliardi del 2019. I contributi versati al netto delle prestazioni quindi sono stati 2 miliardi, meno rispetto ai 3,3 miliardi dell’anno precedente soprattutto a causa della pandemia.
Investimenti in frenata
Gli investimenti immobiliari, pari a 19,6 miliardi di euro (20 nel 2019), subiscono una flessione in percentuale dell’attivo (19,4 contro 20,8%). Tra le diverse componenti, diminuisce l’incidenza delle quote di fondi immobiliari (dal 15,7 al 14,8%) e prosegue la discesa del peso degli immobili detenuti direttamente (dal 4,6 al 4,1%). Gli investimenti in titoli di debito, pari a 36,4 miliardi di euro (36,5 nel 2019), formano il 36,2% dell’attivo, 1,8 punti percentuali in meno rispetto al 2019, mentre tra le diverse componenti, diminuiscono sia gli investimenti diretti (dal 21,4 al 20%) sia quelli sottostanti gli Oicvm (dal 16,5 al 16,2%). Gli investimenti in titoli di capitale, pari a 18,5 miliardi di euro (16,8 nel 2019), costituiscono il 18,3% dell’attivo, in aumento rispetto al 17,5 del 2019. A fronte di un aumento degli investimenti sottostanti gli Oicvm (dal 9,1 all’11,3%), Covip registra poi una riduzione degli investimenti diretti (dall’8,4 al 7%).
I portafogli delle casse
Persiste la sensibile variabilità ed eterogeneità tra le Casse nella composizione delle attività investite. In particolare, il campo di variazione delle quote detenute è elevato per i titoli di Stato (0-78%, la metà dei casi con percentuali comprese tra il 4 e il 20%), per gli Oicvm (0-84%, la metà dei casi tra il 22 e il 43%). Mostrano una dispersione elevata anche i fondi immobiliari (0-74%, la metà dei casi tra il 5 e il 21%) e gli immobili, comprensivi delle partecipazioni in società immobiliari controllate (0-41%, la metà dei casi compresi tra l’1 e il 13%).
Gli investimenti nell’economia italiana
Il risparmio previdenziale intermediato da casse di previdenza e fondi pensione a fine 2020 ha raggiunto 298,6 miliardi di euro, il 18,1% del Pil: 100,7 miliardi di euro fa capo alle prime e 197,9 miliardi ai secondi. Gli investimenti domestici delle casse di previdenza ammontano a 34,9 miliardi di euro, il 34,6% delle attività; la percentuale risulta in diminuzione di 1,7 punti rispetto al 2019; gli investimenti non domestici si attestano a 48,1 miliardi, corrispondenti al 47,7% del totale, 0,3 punti percentuali in meno rispetto al 2019. Nell’ambito degli investimenti domestici, restano predominanti quelli immobiliari (18,3 miliardi di euro, il 18,2% delle attività totali) e i titoli di Stato (7,9 miliardi di euro, il 7,9%). Rispetto al 2019, il peso sul totale delle attività per la componente immobiliare registra un calo dell’1,1% e dello 0,2% per i titoli di Stato. Gli investimenti domestici dei fondi pensione si attestano a 38,6 miliardi di euro, in calo di 3,1 punti rispetto all’anno precedente. Gli investimenti non domestici totalizzano a 110,5 miliardi di euro, il 68,3% dell’attivo netto, il 2,5% in più rispetto al 2019.
Complessivamente al netto degli investimenti immobiliari e dei titoli di Stato, le risorse finanziarie destinate alle imprese italiane possono essere calcolate in 13,1 miliardi di euro in crescita dagli 11,8 del 2019, così suddivisi: 7,3 (6,6 nel 2019) investiti dalle casse di previdenza e 5,8 (5,2 nel 2019) impiegati dai fondi pensione.
C’è cassa e cassa
Naturalmente si tratta di numeri complessivi, mentre nel dettaglio è evidente una grande differenza tra le diverse casse, con l’Enpam, cassa dei medici, che capitalizza oltre 26,2 miliardi e ha un saldo positivo tra contributi e prestazioni nel 2020 di 749 milioni e l’Inpgi, cassa di previdenza dei giornalisti (gestione Ago) che ha un attivo di 1,26 miliardi e un saldo negativo tra contributi e prestazioni di 212 milioni, nel 2020 il peggiore tra le casse.
Tra le singole casse di previdenza, insomma, restano divergenze, anche ampie, nelle attività e nelle rispettive dinamiche di crescita. Nelle cinque casse di maggiori dimensioni si concentra il 74,1% dell’attivo. Dopo l’Enpam a cui fa capo il 26,1%del totale, seguono la Cassa Forense con il 16,2, Inarcassa (ingegneri e architetti) con il 12,9, la Cassa dei dottori commercialisti con il 10,5% ed Enasarco con l’8,4. Le prime tre casse raggruppano il 55,2% delle risorse totali rispetto al 46,9% del 2011. Alla diversa dimensione dell’attivo concorrono vari fattori, quali le differenze tra i saldi previdenziali che dipendono dai regimi contributivi e prestazionali, oltre che dalle caratteristiche reddituali e socio-demografiche delle diverse platee di riferimento delle casse di previdenza.
Rispetto a una platea complessiva di 1,777 milioni di iscritti e 456mila pensionati, nel 2020 si è registrato un saldo positivo tra contributi e prestazioni di due miliardi, in calo rispetto ai 3,3 miliardi del 2019. Pesano il calo dei contributi e le misure straordinarie varate da diverse casse a sostegno dei propri iscritti e pensionati. Tra le prime cinque casse di previdenza si concentra il 92% del saldo tra contributi e prestazioni, pari a 1,8 miliardi di euro. Per due casse, Cassa geometri e Inpgi già da alcuni anni le prestazioni superano i contributi; tra le casse con saldo negativo, nel 2020 si sono aggiunte Enpacl e la gestione separata di Inpgi e in misura molto più marginale la Cassa notariato ed Enpaia. Per la Cassa Forense il saldo tra contributi e prestazioni è positivo per 401 milioni mentre è di 348 per la Cassa dei dottori commercialisti. Queste ultime due casse hanno un rapporto molto positivo tra iscritti e pensionati (245.030 iscritti e 29.777 pensionati per la Cassa Forense e 65.841 iscritti e 8.988 pensionati per i commercialisti) anche grazie al ritiro dal lavoro in età avanzata.
Padula: “Da fondi e casse supporto all’economia italiana post-Covid”
“Fondi e casse possono svolgere un ruolo importante a supporto dell’economia nell’emergenza pandemica, assumendo iniziative che si inquadrino in un progetto di ampio respiro che abbia il baricentro nella promozione della crescita, come il Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ha affermato il presidente della Covip, Mario Padula, nella sua relazione annuale. Le eventuali iniziative, ha aggiunto, ovviamente, devono tenere conto “del loro compito di investitori di risparmio previdenziale: tali enti possono offrire un contributo a condizione che, in un’ottica di lungo periodo, le opzioni di investimento disponibili offrano un ritorno, aggiustato per il rischio, adeguato agli obiettivi previdenziali, rilevando anche da questo punto di vista la distinzione tra debito e capitale e tra orizzonti di breve e lungo periodo”.
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