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Nel 2019 professionisti aumentati del 28% sul 2005. Calano i giovani e schizzano i pensionati attivi. 35.541 euro il reddito medio. Oliveti: “Bonus Covid al 47% degli iscritti”
Oltre 1,6 milioni i professionisti iscritti, con un reddito medio di 35.541 euro, e oltre 7 miliardi di erogazioni in prestazioni. Sono questi i numeri principali relativi al 2019 delle Casse di previdenza private italiane, che nei primi mesi del 2020 hanno anche anticipato un miliardo di euro per pagare il reddito di ultima istanza al 47% dei propri iscritti. Le cifre sono contenute nel X rapporto dell’Adepp, l’associazione degli Enti pensionistici, che come di consueto fa il punto sul sistema professionale italiano.
Partendo dagli iscritti, che a fine 2019 erano 1.672.254, il report evidenzia un lievissimo calo dello 0,30% rispetto all’anno precedente e un deciso aumento (+27,82%) rispetto al 2005. Aumentano però i ‘senior’, visto che oltre il 50% degli associati ha tra i 40 e i 60 anni. La classe d’età più popolosa è infatti quella compresa tra i 40 ed i 50 anni, seguita da quella tra i 50 ed i 60 anni. Rilevante anche il fenomeno della ‘silver economy’ tra i lavoratori autonomi: tra il 2005 ed il 2019 “il numero di pensionati attivi è più che raddoppiato” (dal 10% al 19%), mentre il numero degli “under 40” è diminuito dal 41% del 2005 all’attuale 28,1%. Nel complesso, le donne che figurano negli elenchi delle Casse previdenziali “rappresentano, al 2019, il 40% del totale”.
I giovani sono dunque sempre meno e risultano anche penalizzati sul fronte del reddito, visto che gli under 40 incassano “1/3 dei loro colleghi over 50”. In media, nel 2019, il reddito dei professionisti iscritti alle Casse di previdenza è stato pari a 35.541 euro (-0,1% rispetto all’anno precedente). La decrescita, segnala il rapporto dell’Adepp, “è iniziata nel 2010” e ha “pesantemente inciso sul sistema professionale italiano. Basti pensare – si legge – a come tale diminuzione abbia fatto decrescere il reddito medio, tra il 2010 e il 2016, di circa il 12%”, mentre “la variazione è tornata positiva nel 2017 e nel 2018 portando a crescere, per entrambi gli anni, il reddito del 3%”. Se si comprendono gli effetti dell’inflazione sui guadagni degli esponenti delle varie categorie, si nota che “sono scesi, in termini reali, del 14,5% dal 2005”.
Passando alle prestazioni, negli ultimi 14 anni si è registrato un aumento del 70% del numero e del 95% degli importi erogati. Solo nel 2019 sono stati 7 i miliardi erogati. Numeri che secondo l’Adepp, mostrano come il sistema delle casse dei professionisti “si fa carico totalmente delle difficoltà economiche, occupazionali dei propri iscritti nonostante debba fare i conti con problemi di portata globale”. “Il calo demografico, la crisi economica e pandemica, la mancanza di uno sviluppo tecnologico rispondente alle necessità e alle richieste del mercato, l’abbandono della professione o l’entrata sempre più tardiva nel mondo del lavoro, la discontinuità occupazionale, hanno costretto le Casse di previdenza da una parte a mettere in campo sempre più azioni di sostegno e dall’altra a rivedere le proprie politiche tese a garantire la sostenibilità di lungo termine”, spiega l’associazione.
Un sostegno confermato nel 2020 in piena emergenza Covid. Supera infatti il miliardo di euro l’anticipo degli enti di previdenza privati per pagare il reddito di ultima istanza al 47% dei propri iscritti. I liberi professionisti che hanno ottenuto l’indennizzo statale per almeno uno dei tre mesi (600 euro per marzo e aprile, 1.000 euro per maggio) sono stati oltre mezzo milione (513.882), di questi poco meno della metà (242.569) sono donne. In termini percentuali il 47% dei liberi professionisti ha fatto richiesta dell’indennizzo. Da evidenziare che, nella fascia tra i 30 ed i 40 anni, sono pervenute domande dal 75% dei liberi professionisti uomini mentre tra le donne ‘solo’ il 53% lo ha chiesto.
Per il presidente dell’Adepp, Alberto Oliveti, le tendenze sul calo dei redditi reali dei professionisti negli ultimi 14 anni emerse dal rapport sottolineano la necessità di investire con politiche che sostengano il lavoro e i redditi dei professionisti. “La previdenza comincia dal lavoro – ha avvertito -. Se non si rafforzano i redditi, i giovani e le donne, specie al Sud, rischiano di non potersi costruire pensioni adeguate”. Non solo. Per Oliveti l’”impressionante” quota di professionisti che è rientrata nei requisiti stringenti fissati dallo Stato dimostra quanto importante sia stata la battaglia dell’associazione per ottenere l’inclusione degli iscritti alle Casse tra i beneficiari di questo sussidio. “Ricordiamo – ha fatto notare – che inizialmente i professionisti erano esclusi e solo dopo un serrato confronto con il governo è stato possibile inserirli, a patto che le Casse anticipassero le risorse necessarie”.
Ha puntato l’attenzione soprattutto sui giovani l’assessore regionale al Lavoro del Veneto, Elena Donazzan, secondo cui i dati sui fondi pensione destano molta preoccupazione. “I giovani professionisti risultano avere un reddito molto più basso delle aspettative ed un potere d’acquisto sensibilmente contratto, che, in prospettiva, può solo significare un impoverimento complessivo della nostra società – ha osservato -. Un segno evidente di quella drammatica prospettiva preannunciata di cancellazione del ceto medio, un prezzo altissimo che è pagato soprattutto dai più giovani”.
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