La fund manager fa i nomi delle aziende in portafoglio più attente al cambiamento climatico
Il cambiamento climatico modificherà sempre più le nostre abitudini quotidiane e i nostri stili di vita, anche nel campo finanziario. Negli ultimi anni, infatti, sempre più casi di gestione stanno lanciando prodotti d’investimento legati al megatrend del cambiamento climatico.
Ne parliamo in questa intervista con Françoise Cespedes, portfolio manager specializzata sull’azionario Sri per Aviva Investors. In un mondo a basse emissioni di carbonio e che strizza l’occhio all’elettrico, l’esperta sostiene che le aziende “dovranno adattarsi alle mutevoli condizioni climatiche e alle nuove aspettative dei consumatori”.
Il mondo si sta muovendo abbastanza velocemente per affrontare il cambiamento climatico?
Non ne sono sicura. Le nazioni più grandi e potenti come gli Stati Uniti e la Cina, insieme ad alcuni paesi europei, stanno adottando orientamenti sempre più nazionalisti. Non stanno cooperando con il resto del mondo, e questo è un problema perché abbiamo bisogno di una maggiore cooperazione globale se vogliamo che il cambiamento avvenga. Mentre i Paesi si chiudono in sé stessi, concentrandosi sulle proprie priorità – le quali possono includere o meno l’ambiente – il raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi sarà molto più difficile. Se non avremo un supporto top-down, le soluzioni tarderanno ad arrivare. Naturalmente, abbiamo anche bisogno di una maggiore iniziativa privata. Ma il passaggio verso la transizione energetica potrebbe richiedere più tempo del previsto a causa della mancanza di cooperazione in merito alle politiche da adottare globalmente.
I mercati finanziari stanno rispondendo adeguatamente alla crisi climatica?
Si stanno lanciando molti fondi legati al cambiamento climatico. Questa tendenza a sua volta si lega al fatto che le aziende si stanno facendo sentire molto di più relativamente a come il cambiamento climatico influenzerà i loro business, in parte a seguito della pressione dei consumatori. Le persone stanno dando maggiore peso alle modalità di consumo, vogliono che i prodotti siano più rispettosi dell’ambiente. Le aziende ne stanno tenendo conto, cambiando il loro comportamento di conseguenza – non solo per quanto riguarda l’ambiente, ma anche per le questioni sociali – in modo da non essere esposte a rischi reputazionali e da non perdere business.
Come valutate la capacità di adattamento delle aziende ai cambiamenti climatici?
Utilizziamo i dati di CDP, un fornitore no-profit di dati climatici, per misurare la capacità delle aziende di affrontare il cambiamento climatico. CDP valuta le aziende in base alla misura in cui sono operativamente esposte ai rischi climatici. Le aziende dovranno intervenire per ridurre le emissioni, compensare gli effetti del cambiamento climatico investendo altrove – ad esempio nella riforestazione – o affrontare l’impatto fisico laddove questo minaccia le loro attività quotidiane.
Alcune aziende si stanno concentrando sulla riduzione delle loro emissioni di CO2 – ad esempio, i produttori di prodotti chimici e di cemento, che attualmente inquinano molto. Queste imprese devono affrontare l’onere di un aumento dei prezzi della CO2 e dovranno ridurre le loro emissioni per evitare di pagare troppo i certificati di CO2 in futuro, il che danneggerebbe le loro prospettive finanziarie.
Altre aziende devono affrontare sfide pratiche immediate a causa del cambiamento climatico. Prendiamo le aziende chimiche come la Basf e altre che operano sul Reno. Recentemente, il livello dell’acqua del fiume è diventato troppo basso per poter consegnare i prodotti ai clienti e non possono quindi più utilizzarlo per trasportare le merci. Queste aziende dovranno trovare il modo di adattarsi.
Qual è la sua opinione sul ruolo del nucleare nella transizione energetica?
Non escludiamo il nucleare dalla nostra strategia di transizione climatica, perché rappresenta un modo per ridurre le emissioni di CO2 nell’industria energetica e, in termini di emissioni, è un’energia pulita. Ma ci sono altri rischi legati alle scorie. Uno dei problemi è che gli impianti nucleari potrebbero diventare obsoleti, a seguito del riscaldamento globale. Gli impianti potrebbero non essere più in grado di utilizzare i fiumi per raffreddare i generatori a causa dell’aumento della temperatura dell’acqua, per esempio. E il nucleare comporta anche rischi per la biodiversità fluviale. Quindi, il cambiamento climatico potrebbe ostacolare la nostra capacità di utilizzare l’energia nucleare. A mio parere, la soluzione migliore sarebbe quella di passare direttamente dalla produzione di energia convenzionale da combustibili fossili alle energie rinnovabili. Alcuni Paesi, come la Cina, stanno cercando di fare questo senza passare prima dal gas o dal nucleare. Ma l’intermittenza della produzione energetica da fonti rinnovabili rende questo passaggio complicato. La tecnologia delle batterie deve essere migliorata per consentire lo stoccaggio dell’elettricità, in modo da poter gestire il problema dell’intermittenza.
Dove vede le maggiori opportunità di investimento?
Attualmente, i segmenti di mercato in più rapida crescita legati al cambiamento climatico sono quelli che portano soluzioni, sia per quanto riguarda la mitigazione che l’adattamento alle sue conseguenze. Tra queste vi sono le rinnovabili, l’efficienza energetica e il trasporto sostenibile. Si prevede che queste industrie cresceranno molto più velocemente di quelle tradizionali o della “old economy”, come petrolio e gas. I produttori indipendenti di energia (IPP), che producono energia solo da rinnovabili, costituiscono un nuovo interessante segmento all’interno delle utilities, ed è qui che vediamo indirizzata la maggior parte degli investimenti futuri nel settore.
Gli investitori stanno cominciando ad avere idee comuni?
C’è un interesse significativo per gli IPP più piccoli, poiché un numero maggiore di investitori riconosce la necessità di migliorare la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili. Ma anche se gli IPP non sono economici, non crediamo che ci sia una bolla nelle valutazioni. Alcune di queste società hanno un enorme arretrato di progetti e tendono a crescere molto velocemente, ma parte della rivalutazione di questi titoli è stata guidata da massicci afflussi provenienti dal recente sviluppo di strategie azionarie climatiche. Occorre cautela nel considerare nuovi investimenti.
Dove si possono trovare opportunità nel campo dell’efficienza energetica e del trasporto sostenibile?
Gli edifici producono elevate emissioni di CO2 e in questo settore c’è un grande potenziale di riduzione. Si pensi alle aziende del settore dei materiali che realizzano pannelli isolanti, o ad altre che costruiscono componenti elettrici per rendere gli edifici “smart” in termini di utilizzo dell’illuminazione e del condizionamento dell’aria. Si prevede che questi segmenti dei beni strumentali cresceranno rapidamente e che nei prossimi anni potrebbero emergere aziende con un potenziale di rapido apprezzamento del capitale.
Per quanto riguarda il trasporto sostenibile, il settore ferroviario è interessante. I viaggi in treno sono attualmente sostenuti dalla regolamentazione e vediamo più giovani che viaggiano in treno, piuttosto che in aereo, laddove possibile. Alstom, che fornisce materiale ferroviario, dice di vedere sempre più prodotti che prima venivano trasportati in aereo, ora tramite il treno. Ci aspettiamo di vedere i governi fare investimenti straordinari nelle infrastrutture in Europa e altrove per migliorare le rotte ferroviarie, in sostituzione di alcuni voli a medio raggio. Tutto ciò significa che nei prossimi anni il comparto dei treni e delle attrezzature ferroviarie dovrebbe crescere.
Quali aziende si stanno concentrando sull’adattamento?
Penso ad aziende come Boskalis, che fornisce attrezzature di difesa costiera per affrontare l’innalzamento del livello del mare. Il settore della climatizzazione è un altro esempio, poiché le tecnologie di raffreddamento saranno necessarie con l’aumento delle temperature globali. Maggiore aria condizionata significa naturalmente maggiore utilizzo di elettricità, ma utilizzando l’elettricità da fonti rinnovabili possiamo mitigare l’impronta di carbonio dell’intera filiera. Queste sono due delle nicchie che potrebbero beneficiare dalla creazione di valore nei prossimi anni.
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