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Lo strategist Jeff Schulze individua due condizioni: liberalizzare gli scambi sul Yuan e una completa apertura dei mercati. “Passi che sembrano improbabili a breve termine”
Il discorso con cui il presidente della Repubblica Popolare Cinese nonché segretario del partito comunista Xi Jinping ha inaugurato l’edizione 2021 del World Economic Forum sembra aprire a una nuova fase dell’era post-Covid dove la Cina si pone come guida di un nuovo ideale di multilateralismo.
È presto per dire se questo porterà a una ridefinizione dei rapporti di forza in campo economico e finanziario nei confronti dell’Occidente, e su questo punto non tutti nel settore degli investimenti hanno una visione univoca.
“Questa recessione (quella degli Stati Uniti, ndr) non porterà la Cina a un nuovo ruolo di leadership globale”, afferma Jeff Schulze, investment strategist di ClearBridge Investments – società di gestione del gruppo Franklin Templeton.
L’esperto di investimenti riconosce che la pandemia ha intensificato i legami tra la Cina e il resto del mondo, il che è “in qualche modo sorprendente, data la narrativa di de-globalizzazione e decorrelazione che è stata prevalente negli ultimi due anni”, osserva Schulze. Per esempio, sottolinea lo strategist in una conversazione con FocusRisparmio, la Cina finisce il 2020 con un record di surplus commerciale trimestrale (212 miliardi di dollari) e annuale (538 miliardi di dollari). “Questo è dovuto principalmente al rapido recupero della capacità produttiva della Cina, mentre il resto del mondo continua ad essere limitato da problemi legati alla pandemia. L’essere stata la prima ad essere colpita, ma anche la prima ad uscirne, ha contribuito a ridurre il divario economico con gli Stati Uniti”.
Nelle prospettive tracciate dallo strategist si intravedono già i segnali di una ripresa negli Usa: “A rafforzare ulteriormente questa visione è il pacchetto di stimoli in corso di approvazione, che fornirà aiuti per 900 miliardi di dollari, privilegiando consumatori, piccole imprese e distribuzione dei vaccini. Questa spesa, in gran parte concentrata ad inizio periodo ed equivalente al 4% del PIL pre-Covid, dovrebbe contribuire a sostenere i redditi medio-bassi all’inizio del 2021, e quelli più elevati nella seconda metà dell’anno”.
Fonte: ClearBridge Investments
“Il disegno di legge che introduce gli stimoli segna un progresso rispetto alle già solide prospettive di crescita del 2021 – continua lo strategist di ClearBridge –, come delineato nella view di lungo periodo dello scorso trimestre. Infatti, nel 2021 si prevede che la crescita del pil sarà la più forte dal 2000. Non si tratta di un semplice rimbalzo una tantum dai minimi segnati durante la pesante contrazione del 2020, poiché nel 2022 si prevede una crescita pari a quella di ogni anno dal 2004”.
Cina, le condizioni per la leadership
Intanto la Cina è stato l’unico paese ad aver registrato nel 2020 una crescita del pil. L’economia cinese era per dimensioni pari al 66% dell’economia statunitense nel 2019, ma ci si aspetta che salti a quasi l’80% l’anno prossimo, con una crescita economica prevista superiore all’8%. Tuttavia, secondo Schulze è presto per decretare il sorpasso dell’ex impero celeste sugli Usa. “Anche se la pandemia ha accelerato l’importanza della Cina nella crescita globale e nella traiettoria economica, non sembra ancora che questa sia pronta a prendere il ruolo di leader globale che gli Stati Uniti occupano attualmente. Le pietre miliari per questa transizione sarebbero lasciare che lo Yuan venga scambiato liberamente (e si internazionalizzi ulteriormente) e una completa apertura/deregolamentazione dei suoi mercati. Passi che sembrano improbabili a breve termine”.
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