Villamin (UBP): “Pechino ha reagito con lentezza al rallentamento e ai venti contrari globali, ma ha ora mobilitato sia la politica di bilancio che quella monetaria per passare a misure più aggressive”
“Per il 2019 prevediamo una crescita della Cina del 6%”. Norman Villamin, cio private banking e head of asset allocation di Union Bancaire Privée (UBP) spiega che il governo cinese ha “già attuato diverse misure nel 2018 per attutire il rallentamento, ma i funzionari sembrano destinati ad adottare provvedimenti più aggressivi con un ampliamento delle misure in vista. Ci aspettiamo che i provvedimenti per il 2019 si basino su una politica monetaria più flessibile e su un maggiore sostegno fiscale mirato ai consumi, alle imprese private e ai progetti infrastrutturali”.
Inoltre “ulteriori riduzioni dell’Iva o incentivi fiscali e probabilmente sovvenzioni per incentivare l’acquisto di auto ed elettrodomestici dovrebbero sostenere i consumi e gli investimenti, in particolare nelle piccole imprese. Lo stimolo fiscale potrebbe rappresentare l’1,6-1,7% del Pil, con effetti positivi previsti per la seconda metà dell’anno in corso. Ciò dovrebbe spingere il deficit di bilancio al di sopra del 3% nel 2019”.
“La crescita del credito – continua l’esperto – dovrebbe essere sostenuta da maggiori iniezioni di liquidità, abbinate a inferiori coefficienti di riserva per le banche e a una possibile riduzione dei tassi ufficiali di riferimento. La Banca Popolare Cinese mira inoltre a ridurre il costo del credito per le piccole imprese e a migliorare la trasmissione del credito”.
Oltre all’alleggerimento fiscale, “l’approvazione rapida dei progetti infrastrutturali e l’aumento delle emissioni obbligazionarie mirate, rappresentano un canale fuori bilancio che dovrebbe aggiungersi allo stimolo fiscale. Sul fronte commerciale, sembra possibile un accordo parziale con gli Stati Uniti, in quanto le autorità cinesi hanno offerto alcune concessioni alle richieste statunitensi”.
“La Cina ha reagito con lentezza al rallentamento e ai venti contrari globali, ma ha ora mobilitato sia la politica di bilancio che quella monetaria per passare a misure più aggressive; l’importo totale degli stimoli potrebbe rappresentare quasi il 5% del Pil”, conclude Villamin.
Botham (Schroders): “Dato che l’indice azionario generale ha perso più del 14% l'anno scorso, che quasi nessuna delle valute emergenti ha generato ritorni positivi e che l’Emerging Markets Bond Index ha perso il 5,3%, il livello di partenza per quest’anno è molto più basso”
1,10min
Moreno (Mirabaud Am): “Siamo positivi sulla duration lunga per le obbligazioni argentine e alcuni emittenti sovrani africani come Nigeria, Angola ed Egitto. Anche la Turchia offre un valore significativo”
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio