Goldman Sachs stima l’Msci China in rialzo del 24% nel 2023, con il Pil in aumento del 5,5%. Per Gam le azioni del Dragone andranno a ruba. Carmignac vede quattro settori in particolare su cui investire
Da quando Pechino ha eliminato in un colpo le pesanti limitazioni della politica Zero-Covid, non c’è praticamente investitore che non preveda per la Cina un anno di decisa ripartenza economica. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati gli analisti di Goldman Sachs, con stime precise e a dir poco rosee. La banca americana vede infatti per l’Msci China un potenziale rialzo del 24% nel 2023. “Il tema principale del mercato azionario si sposterà gradualmente dalla riapertura alla ripresa, con il driver dei potenziali guadagni che probabilmente passerà dall’espansione dei multipli alla crescita degli utili”, hanno scritto in una nota gli specialisti del team guidato da Kinger Lau, secondo cui gli utili per azione saliranno del 17% quest’anno, oltre il consenso.
Dopo un 2022 da dimenticare, le azioni cinesi hanno invertito la marcia intorno al capodanno lunare, all’inizio di quest’anno, con l’indice Msci China che ha raggiunto il picco alla fine di gennaio, in rialzo di quasi il 60% rispetto ai minimi registrati lo scorso ottobre. Per il team di Lau, il Covid è ora “probabilmente nello specchietto retrovisore” di Pechino e i dati mostrano “chiari segni di normalizzazione dell’attività”. L’economia del Dragone si espanderà del 5,5% nell’intero 2023, alimentata dalla crescita del secondo e del terzo trimestre, prevista rispettivamente al 9% e al 7%. E a far da traino saranno i consumi, con le famiglie cinesi che a causa della pandemia hanno risparmi in eccesso stimati in oltre 3 trilioni di yuan, 437 miliardi di dollari.
Wendy Chen, investment manager disruptive growth di Gam
Così, mentre Goldman Sachs aggiunge, dati alla mano, che gli hedge fund sono già tornati con decisione a puntare sul Paese asiatico, portando la loro esposizione vicina ai massimi storici, sono tanti i gestori secondo cui il 2023 segnerà il ritorno alle azioni cinesi. “La Cina ha colto di sorpresa i mercati chiudendo anticipatamente la politica triennale zero Covid, rimuovendo tutte le restrizioni interne il 7 dicembre e quelle sui viaggi internazionali l’8 gennaio 2023. Un’inversione di marcia così drastica prima della fine dell’inverno era al di là di ogni previsione del mercato”, spiega Wendy Chen, investment manager disruptive growth di Gam, secondo cui la successione ai vertici ha aperto la strada a un nuovo ciclo politico, mentre le tempistiche della riapertura sono state accelerate dalle problematiche macroeconomiche e dalle proteste senza precedenti della popolazione. E i mercati hanno ben accolto la svolta, con un forte rialzo delle azioni cinesi a partire da inizio dicembre: gli indici Msci China e Kweb hanno guadagnato rispettivamente il 23% e il 43% in poco più di un mese.
Per Chen, dato che la politica Zero Covid e la crisi del settore immobiliare sono stati i due principali ostacoli che hanno allontanato gli investitori, la rimozione improvvisa delle restrizioni e il graduale allentamento di quelle nelle costruzioni hanno certamente rinvigorito la fiducia per il 2023. “Nonostante l’effetto momentaneo dell’aumento dei contagi sulla mobilità e sui consumi, riteniamo che, in linea con le riaperture in altri Paesi asiatici, la ripresa dopo lo stallo iniziale dovuto all’aumento dei contagi avverrà verosimilmente nel corso del primo trimestre”, sottolinea.
Haiyan Li Labbé, gestore di Carmignac Portfolio China New Economy
Anche secondo Haiyan Li Labbé, gestore di Carmignac Portfolio China New Economy, l’anno cinese del Coniglio potrebbe aprire un nuovo capitolo per gli investitori, dal momento che i tanti cambiamenti recenti indicano una normalizzazione dell’economia e dei mercati finanziari e potrebbero far emergere molte opportunità, in particolare nei settori correlati ai beni di consumo. “Tutti gli indicatori volgono nuovamente al bello per l’equity cinese, assicura” l’esperta, per la quale sui cinque fattori di rischio che gravavano sulle azioni cinesi nel 2021 e 2022 (verifiche normative rigorose, crisi immobiliare, politica Zero-Covid, politiche locali, tensioni tra Cina e Stati Uniti), quattro si sono in larga misura risolti. “Per quanto riguarda il quinto fattore di rischio, le tensioni con gli Stati Uniti, le prospettive sono leggermente migliorate”, aggiunge.
L’esperta Carmignac prevede un aumento della spesa al consumo cinese, che a sua volta dovrebbe far crescere negli anni a venire i ricavi delle società locali nei settori correlati ai beni di consumo. “Ci sono molti altri buoni motivi per investire nel territorio di Pechino. Il mercato conta più di 6mila società quotate, per una capitalizzazione di borsa complessiva di oltre 19 mila miliardi di dollari, seconda solo agli Stati Uniti. È quindi semplicemente un mercato azionario che non può essere trascurato dagli investitori oggi”, osserva, facendo notare come le aziende del Dragone presentino anche valutazioni interessanti. “Il rapporto prezzo-utili medio è di circa 11 per le azioni cinesi, di poco inferiore alla media decennale, mentre le azioni globali si scambiano a un rapporto prezzo-utili di circa 15. Inoltre, la maggior parte delle società ha tagliato i costi negli ultimi tre anni, quindi la crescita del fatturato dovrebbe tramutarsi in un aumento degli utili nel 2023”, analizza.
Per Haiyan Li Labbé le azioni cinesi possono anche essere un efficace strumento di diversificazione del portafoglio in termini di esposizione geografica e di tematiche di investimento. “Ravvisiamo un forte potenziale soprattutto in quattro ambiti principali della new economy cinese: innovazione industriale e tecnologica; salute; transizione ecologica; miglioramento dei consumi”, chiarisce. E conclude: “Anche se alcuni rischi non sono da trascurare, crediamo che molti possano essere limitati attraverso una gestione attiva del portafoglio. Un approccio di investimento agile, selettivo e fondato su una visione di lungo termine è più che mai fondamentale per il 2023”.
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