A share cinesi attraenti. Ecco perché
Con una capitalizzazione prossima ai 6.500 miliardi di dollari, quello delle A share del Paese asiatico è il secondo mercato mondiale dopo gli Stati Uniti
3,3 min
Dal recente rallentamento della produzione industriale e delle vendite al dettaglio a causa delle restrizioni legate al Covid 19 alla stretta sui grandi patrimoni privati annunciata dal presidente Xi Jinping per favorire una “prosperità comune per tutti”, la Cina rischia di diventare un pericolo per gli investitori. Anche se per gli esperti occorre assumere un’ottica di lungo termine che permetta di cogliere le opportunità ancora offerte dal Paese del Dragone. A questo proposito, Morgan Harting, gestore dell’AllianceBernstein emerging markets multi-asset portfolio, evidenzia come “un certo grado di preoccupazione degli investitori sul paese del Dragone è giustificato”. Tra i motivi l’esperto cita la decelerazione della crescita economica cinese, determinata in particolare dalla frenata della domanda interna dovuta alle nuove restrizioni legate alla variante Delta. “Ma non è solo il rallentamento economico che ha dato da pensare agli investitori”, specifica Harting. “Importanti settori cinesi sono stati recentemente sotto pressione. Ad esempio, i principali attori del comparto tecnologico cinese sono finiti sotto esame per una vasta gamma di questioni, come la concorrenza sleale”.
Allo stesso tempo, aggiunge l’esperto, “le tensioni tra gli Stati Uniti e il gigante asiatico continuano a divampare in merito all’accesso al mercato dei capitali. Quest’ultima ha assunto un punto di vista più critico nei confronti delle sue società quotate negli Stati Uniti, dichiarando che riserverà uno sguardo particolarmente duro per chi deciderà in futuro di quotarsi a Wall Street attraverso la struttura Variable Interest Entity (Vie), utilizzata da molte aziende a grande capitalizzazione”.
Il mercato azionario cinese mantiene il proprio appeal
In questo contesto, secondo Harting, la Cina continua a offrire buone opportunità di investimento, in particolare sul lato equity. Si tratta, infatti, “per molti versi del secondo più grande mercato azionario del mondo, e la nostra ricerca indipendente bottom-up continua a far emergere opportunità interessanti, molte delle quali hanno per oggetto franchise globali di primo piano con una lunga storia di generazione di alti rendimenti per gli azionisti”. Harting cita in particolare il comparto dei veicoli elettrici, e delle materie prime necessarie per produrli, “area in cui vediamo il potenziale per una crescita sostenuta”. Detto questo, spiega “i numeri forniscono una chiara prova dei benefici di guardare oltre la Pechino. Solo il 35% della market cap dell’Msci Emerging Markets è al di fuori dell’Asia settentrionale, ma ha rappresentato il 44% del rendimento nel primo semestre 2021. A livello di portafoglio, nel nostro fondo Emerging Market Multi Asset il 57% degli asset è allocato al di fuori dell’Asia settentrionale e ciò ha generato il 73% del rendimento. Inoltre, al di là del ritorno economico, “gli altri mercati emergenti, sia in Asia che in Emea e America Latina, sono relativamente non correlati alla Cina, il che li rende buone fonti di diversificazione”, sottolinea il gestore.
Investire con selettività
Giacomo Mergoni, ceo di Banor Capital, evidenzia come “negli ultimi due anni molti investitori hanno aumentato il peso della Cina in portafoglio oltre il livello consigliato per un investimento ad alto rischio”. Dopo l’annuncio da parte del governo di voler introdurre severe regolamentazioni di interi settori a partire da febbraio, per l’esperto in molti hanno iniziato a eccedere in pessimismo, perdendo di vista l’impatto positivo di queste azioni. “Se vogliamo, ad esempio, che la popolazione continui a prosperare e a crescere dobbiamo probabilmente aiutare le famiglie evitando i monopoli, alzando il reddito minimo e la stabilità del sistema finanziario, abbassando il costo dell’istruzione, della sanità e delle case”, spiega. “Tutti interventi che echeggiano simili riforme in atto (o necessarie) anche nei Paesi occidentali. L’impatto mediatico di interventi di questa portata”, prosegue Mergoni, “potrà essere devastante nel breve periodo, ma per chi ha la pazienza di aspettare (fondamentale per ogni investimento ad alto rischio) i benefici potranno emergere già dai prossimi anni. La Cina”, osserva, “pesa circa il 20% del Gdp mondiale, ma rappresenta circa il 5% sull’indice Msci Acwi e riteniamo che il potenziale di crescita sia ancora alto, sia per l’economia che per i suoi mercati”. Detto questo, sarà sempre più importante, conclude, investire in modo selettivo. In particolare, “su aziende sane con prodotti di successo, che presentano valutazioni non ancora stellari, con grandi spazi di espansione e un impatto sociale positivo”.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.