Fondi sostenibili, il primato dell’Europa in tre grafici
Rappresenta oltre l’80% del patrimonio globale in strumenti Esg e detiene il 79% dei flussi. E’ il mercato più diversificato e ricco di prodotti del mondo
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Il riscaldamento globale rappresenta una “minaccia esistenziale” e la finanza può e deve giocare un ruolo da protagonista nella lotta ai cambiamenti climatici, cominciando col puntare sui fondi sostenibili che attualmente rappresentano ancora una fetta troppo piccola del settore dei fondi di investimento. L’invito ad “evitare la catastrofe” arriva dal Fondo monetario internazionale che, nel capitolo del Global Financial Stability Report dedicato alla transizione verde e ai fondi, osserva come il settore finanziario globale ha il fondamentale compito di catalizzare gli investimenti privati e accelerare la transizione verde.
La svolta verso la neutralità carbonica richiede “un cambiamento senza precedenti da parte di società e governi, così come di investimenti aggiuntivi fino a 20.000 miliardi di dollari nei prossimi due decenni”, scrivono gli esperti dell’Fmi, secondo cui per facilitare la transizione saranno “necessarie forti politiche fiscali, completate da un’ampia serie di politiche finanziarie e di regolamentazione”.
E l’industria dei fondi d’investimento che vale 50.000 miliardi di dollari, soprattutto i fondi con un focus sulla sostenibilità, “può ricoprire un ruolo importante finanziando la transizione verso un’economia più verde, aiutando a evitare alcuni degli effetti più pericolosi del cambiamento climatico, secondo le nostre recenti analisi”, si legge nel rapporto.
Gli esperti sottolineano infatti come i fondi sostenibili differiscano dai quelli convenzionali perché hanno un obiettivo sostenibile, oltre a cercare un ritorno finanziario. “Il ruolo positivo dei fondi si riscontra direttamente nella loro abilità di influenzare il settore aziendale”, osservano, precisando come tuttavia questi costituiscano ancora solo una piccola frazione dell’universo dei fondi. “Alla fine del 2020, i fondi classificati come sostenibili valevano circa 3.600 miliardi, rappresentando solo il 7% del settore dei fondi d’investimento complessivo. I fondi con uno specifico focus sul clima valgono 130 miliardi di dollari, un’insufficiente parte del totale”.
Ai fondi orientati prevalentemente al clima sono finora andati solo 130 miliardi del totale, fa notare il rapporto, e le stime indicano che per centrare l’obiettivo di emissioni nette zero entro il 2050 saranno necessari ulteriori investimenti globali pari allo 0,6-1% del Pil mondiale nei prossimi due decenni, ovvero fra i 12.000 e i 20.000 miliardi di dollari.
Secondo il Fondo è però necessario che le autorità di regolamentazione definiscano un’architettura globale per le informazioni sul clima, che includa fra l’altro standard omogenei per la diffusione di dati e principi per la classificazione della finanza sostenibile.
L’emergenza climatica è in questi giorni anche al centro (dal 4 al 6 ottobre) del Global Summit di chiusura del Think20, che riunisce policy maker ed esperti di tutto il mondo per confrontarsi sulle sfide globali al centro del prossimo G20: climate change appunto, ma anche salute e vaccini, crescita sostenibile, finanza internazionale, commercio ed investimenti, digitalizzazione, povertà e disuguaglianze.
“Vi esorto a un approccio concentrato sul futuro”, ha esordito Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, nel suo intervento di apertura del summit organizzato dall’Ispi. Serve “una forte azione a livello sia globale che nazionale, basata fermamente sui diritti umani proprio per affrontare le disuguaglianze e costruire la fiducia di cui abbiamo bisogno. Quindi un contratto sociale rinnovato che includa una copertura sanitaria universale universale, una protezione del reddito e dei lavori dignitosi”, ha aggiunto. “Vaccini, clima, debito, digitalizzazione, disuguaglianze, sono le aree in cui dobbiamo prendere un’azione coordinata. Esorto quindi ad avere un approccio concentrato sul futuro a considerare le questioni anche a lungo termine”, ha concluso.
“Miliardi di persone guardano ai leader del mondo aspettandosi decisioni coraggiose per realizzare finalmente gli impegni presi con gli accordi di Parigi, perché diano una spinta decisiva alle ambizioni climatiche e salvino l’intera umanità dalla sua attuale corsa verso il disastro”, ha incalzato Patricia Espinosa, segretario esecutivo Convenzione Onu .
“Come Greta ha detto sull’ambiente, parliamo tanto però dov’è l’azione? Azioni concrete è quello che mi piacerebbe piacerebbe davvero vedere”, ha aggiunto il ministro dell’innovazione Vittorio Colao, ricordando le conclusioni del G20 di Trieste durante il quale “abbiamo spinto verso delle priorità molto pratiche: provare a pensare in termini più ampi all’identità digitale come diritto umano, (realizzare) una piattaforma per l’interoperabilità dei dati”.
L’obiettivo è passare da una tecnocrazia a una tecnologia democratica. “Questo è il passo che vogliamo fare”, ha sottolineato Colao. Ma la politica deve accelerare perché per ora la tecnologia va più veloce. “Noi come politici, come decisori, come governo dovremmo essere un po’ più avanti, ha sottolineato introducendo il tema delle sandboxes (un luogo protetto dove le aziende possono sperimentare come il recinto riempito di sabbia nel quale i bambini possono giocare e sperimentare in un ambiente controllato) per superare i limiti di regolamenti e burocrazia, che cambiano troppo lentamente rispetto ai tempi che chiede l’innovazione.
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