Con Trump e crisi tedesca, cresce la pressione sull’obbligazionario. Ma le collateralized loan obligations possono offrire una valida opzione per diversificare e proteggersi dalla volatilità. La view di Luca Pantaloni (P&G SGR) su un mercato che promette di raggiungere emissioni per 50 miliardi di euro in Europa entro fine anno
Luca Pantaloni, consigliere delegato di P&G SGR per i fondi mobiliari e i mandati individuali
Con l’elezione di Donald Trump che ha aggiunto ulteriore complessità a uno scenario economico e politico già difficile da decifrare, si moltiplicano gli interrogativi su come costruire portafogli adatti a navigare le turbolenze. E se il mercato azionario viene indicato dai più come una certezza, specie con riferimento agli Stati Uniti, a sollevare maggiori perplessità è proprio l’asset class che nell’ultimo anno ha rappresentato l’ancora di salvezza per molti: il reddito fisso. Dalle ripercussioni dei dazi USA su Treasury agli effetti della crisi tedesca per i Bund e gli altri titoli dell’Eurozona, sono infatti tante le incognite all’orizzonte per gli investitori interessati ai bond governativi. Senza contare che, con la crescita economica incerta e i dubbi delle banche centrali sui tassi, neppure il segmento corporate può offrire certezze. Eppure, c’è chi crede che un porto sicuro nel vasto spettro dell’obbligazionario esista: si tratta di P&G SGR, asset manager italiano specializzato in asset backed securities, che da tempo ha inserito tra le sue strategie le collateralized loan obligations riuscendo a superare 700 milioni di AuM nei 20 anni di attività accumulati dalla sua nascita. Dopo un 2024 definito “di successo”, la società è infatti convinta che le CLO possano regalare soddisfazioni anche nei prossimi mesi. FocusRisparmio ha raggiunto Luca Pantaloni, consigliere delegato della società per i fondi mobiliari e i mandati individuali, per approfondire questa view.
Come è andato il 2024 per i CLO e cosa aspettarsi per il 2025?
Il 2024 ha rappresentato una stagione d’oro per questa asset class: le emissioni di primario in Europa sono infatti state le più alte mai registrate dal cambio normativo del 2013, arrivando quasi a raddoppiare i volumi dell’anno precedente per un totale di oltre 48 miliardi di euro. E considerando che i nuovi collocamenti sono arrivati a valere già 11 miliardi da gennaio a oggi, non paiono infondate le stime di chi si aspetta un mercato superiore ai 50 miliardi per la fine del 2025. Molto dipenderà naturalmente dalle dinamiche sul mercato dei leveraged loan, che costituiscono il pool sottostante degli strumenti in questione, ma le prospettive per le attività M&A lasciano spazio all’ottimismo. La categoria ha poi brillato anche in termini di merito creditizio, con bassi tassi di deafult e contenute percentuali di downgrade dei prestiti che hanno dato stabilità e solidità.
Perché gli investitori dovrebbero interessarsi a questi strumenti?
Costituiscono un segmento che, per singola classe di rating, offre ancora rendimenti superiori rispetto alla quasi totalità delle asset class presenti nel mondo fixed income europeo. Volendo fare un esempio che chiarisca meglio, i CLO con rating AAA e durata non inferiore ai cinque anni presentano uno spread sopra l’Euribor quasi doppio rispetto alla media osservabile nei bond corporate investment grade (120 punti base contro 60) ma garantiscono un ritorno intorno al 3,5%: si tratta di una performance paragonabile a quella del BTP a 10anni con rating BBB. Per chi fosse più interessato alla spendibilità nell’attuale contesto di mercato, caratterizzato da tassi di interesse e dinamiche di crescita ancora incerti ma anche da tensioni commerciali e geopolitiche elevate, i Clo non possono che rappresentare una protezione interessante proprio per il fatto di essere prodotti a tasso variabile con le note indicizzate all’Euribor. Inoltre, data loro minor correlazione con i mercati azionari e del credito rispetto ad altri prodotti strutturati, forniscono un ottimo strumento di diversificazione all’interno di portafogli multi-asset.
P&G ha un track record tra i più longevi in Europa nel settore degli ABS e CLO, essendo stata tra i primi player in Italia a operare in questa asset class ed avendo partecipato alla sua crescita. Cosa guiderà i vostri investimenti e la vostra offerta nel 2025?
La curva dei rendimenti per i CLO è ancora piuttosto piatta, circostanza che ci consente di spaziare tra le diverse classi di rating per costruire un portafoglio di titoli con solide performance creditizie del collaterale ma dalla duration inferiore ai quattro anni. Si tratta di una soluzione per non rinunciare ai rendimenti, avvalendosi della pendenza della curva, e allo stesso tempo sfruttare la miglior liquidità dei come scudo dalla volatilità. Quanto alla proposta commerciale, siamo attivi sia attraverso veicoli e mandati di gestione dedicati ai soli CLO sia con fondi aperti attivi multi-asset sul credito strutturato. Stiamo valutando di lanciare nel breve nuovi prodotti dedicati a questo segmento, per rispondere alla crescente domanda degli investitori. Data la particolarità dell’universo in questione, è sempre di aiuto per il cliente potersi affidare alla gestione attiva di un player che abbia esperienza nell’analisi dei titoli. E ciò vale a maggior ragione nel caso di investimenti in tranche mezzanine e subordinate, dato il maggiore rischio sottostante.
Quali sono i trend che intravede in questo mercato per i prossimi anni?
L’elevato relative value e la solidità creditizia dell’asset class, chiaramente riscontrabili dalle statistiche ormai più che ventennali, continueranno a supportare l’entrata di quegli investitori rimasti finora alla finestra nell’attesa di capire come potesse evolvere il mercato. Un altro trend consisterà nella presenza di un numero sempre maggiore di gestori specializzati nell’operare sul segmento, sia banche attive nel primario sia market makers per il secondario, tutti attratti dai maggiori margini rispetto ad altre tipologie di strumenti del credito. La presenza di un più ampio numero di operatori aiuterà poi a migliorare ulteriormente la liquidità dei titoli e a comprimere i bid-ask spread. Ultimo fenomeno cui potremmo assistere è la nascita di nuovi prodotti legati al mondo delle credit loan obbligations, specie considerando che alla fine del 2024 è stato emesso il primo Middle-Market CLO e che i primi ETF dedicati al segmento stanno prendendo piede anche in Europa.
Ha parlato di ETF. Significa che anche per i CLO sta prendendo piede la gestione passiva?
L’emergere di prodotti indicizzati che si basano sul segmento è lì da vedere: se infatti in Europa siamo ancora agli inizi, negli Stati Uniti questo mercato ha già superato i 20 miliardi di dollari a fine 2024. E potrebbe rappresentare una trasformazione nella direzione di una maggiore liquida, di più accessibilità e di una progressiva democratizzazione. La presenza degli exchange traded funds aiuterà inoltre a ridurre la diffidenza dei tanti investitori che ancora legano erroneamente i CLO al mercato subprime e alla crisi 2008.
Rispetto alla crescita degli operatori, con gli ultimi ingressi che vedono protagonisti nomi del calibro di Fair Oaks Capital e Janus Henderson, qual è la situazione in Italia? Il nostro Paese è pronto per questa novità?
Il mercato europeo dei CLO si è sempre rivolto prevalentemente a investitori professionali e istituzionali, come fondi e banche, con una domanda proveniente da Paesi diversi dal nostro. Nel tempo la liquidità e trasparenza dell’asset class è però cresciuta, favorendo una maggiore visibilità anche in Italia. Ulteriori sviluppi normativi favorevoli, con possibili riduzioni dei pesi regolamentari in caso di investimento per istituti di credi e assicurazioni, potrebbero aiutare ad aumentare la portata domestica di questo fenomeno. Anche la penetrazione di prodotti come gli ETF giocherà un ruolo: si tratta infatti di una novità che farà drizzare le antenne soprattutto agli investitori non professionali, costituendo un forte richiamo anche per gli asset manager americani a portare oltreoceano la loro esperienza e i loro prodotti.
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