Il mercato della gestione passiva si arricchisce di nuovi prodotti. Sale l’interesse dell’industria. La ricetta di Rossetti (Invesco) per cavalcare il trend. Con due punti fermi: sostenibilità e AI
Con l’economia globale che va sempre più decisa verso il soft landing e le principali banche centrali sul punto di tagliare i tassi dopo quasi due anni di stretta monetaria, si riaccende il dibattito su quale approccio sia preferibile tra gestione attiva e passiva. Con un elemento di novità che potrebbe fare pendere l’ago della bilancia di molti, soprattutto per i consulenti finanziari, a favore di indicizzati & CO: il recente successo di strumenti innovativi come Exchange Traded Funds attivi e tematici. FocusRisparmio ha raggiunto Franco Rossetti, ETF senior Sales manager di Invesco, per capire come queste soluzioni stiano cambiando il mercato e quali mosse abbia in serbo una delle case di gestione più attive nel settore.
Qual è lo stato di salute del mercato italiano degli ETF? Com’è andato il primo semestre 2024 e quali asset class hanno destato maggiore interesse o performato di più per quanto riguarda Invesco?
Il mercato italiano degli ETF è in forte espansione, evidenziando una crescita significativa negli ultimi anni sia per quanto riguarda il numero di prodotti disponibili sia in relazione ai volumi di scambio. Il primo semestre del 2024 ha confermato questa tendenza positiva, con un aumento delle transazioni e delle performance. Gli investitori italiani mostrano un crescente interesse verso i prodotti tematici e sostenibili, che riflettono una maggiore attenzione agli investimenti ESG e a strategie innovative. In particolare, il mercato azionario ha registrato un incremento del 9,23% nell’indice FTSE Mib mentre quello obbligazionario ha beneficiato di emissioni come il BTP Valore. Per quanto riguarda Invesco, è stato particolarmente apprezzato l’ETF a replica sintetica S&P500 (SPXS IM) così come l’Invesco US Treasury 3-7 (TRE7 IM) nel settore del reddito fisso.
E in futuro? Considerando che quello del risparmio gestito italiano è un mercato maturo e molto popolato, quale prospettive intravede per questi strumenti? Come siete posizionati per cavalcare il nuovo scenario?
Pur trovandoci a operare in un contesto maturo e competitivo, mi sento di dire che il mercato italiano non smette di offrire interessanti prospettive. La domanda di soluzioni di investimento personalizzate è infatti in crescita, trainata da una crescente sofisticazione degli investitori ma anche da un interesse sempre più forte per i criteri ESG. La digitalizzazione e le tecnologie fintech, come i robo-advisors, stanno inoltre rivoluzionando il settore grazie alla loro capacità di rendere i servizi di gestione patrimoniale più accessibili e personalizzati. Non va poi dimenticato il tema del consolidamento: non escludo, cioè, che il mercato possa assistere a nuove fusioni e acquisizioni tra player per migliorare l’efficienza operativa. In questo contesto, sfruttiamo la nostra indipendenza e la capacità di offrire fondi sia attivi che passivi per posizionarci come un partner a 360 gradi e rispondere efficacemente alle nuove esigenze del mercato.
Due tendenze stanno interessando l’industria del gestito: il proliferare di piattaforme di investimento che offrono questi strumenti e il consolidamento dell’industria all’insegna della riduzione dei costi. Rispetto a tali fenomeni, quali vantaggi offrono gli ETF? E quali nello specifico i benefici nel proporli per i consulenti?
Le recenti fusioni e acquisizioni tra grandi operatori hanno portato a una riduzione dei costi operativi che si è riflessa anche sui costi degli exchange traded funds. Per i consulenti finanziari, questo significa poter proporre ai clienti prodotti meno onerosi e aumentare così il valore netto delle loro operazioni. Non solo. Poiché il consolidamento spesso comporta anche una maggiore offerta sotto lo stesso ombrello aziendale, gli advisor hanno modo di accedere a una più ampia gamma di soluzioni: un esempio concreto viene dagli ETF tematici o settoriali, che possono essere usati per creare portafogli più diversificati e rispondere ad esigenze specifiche. Se dunque già prima la gestione passiva garantiva ai professionisti maggiore possibilità di monitorare e diversificare gli investimenti dei clienti, grazie alla pubblicazione giornaliera della posizioni ma anche a commissioni chiare ed elevata liquidità, la riduzione dei player cui il mercato sta andando incontro non farà altro che rendere questi strumenti ancora più attrattivi per la categoria nell’ottica di aumentare la propria competitività. Quanto invece alle innovazioni tecnologiche, l’adozione di intelligenza artificiale e machine learning permetterà una più approfondita comprensione dei dati e faciliterà ulteriormente la selezione di prodotti che si allineano agli obiettivi di investimento del pubblico. Già oggi i consulenti hanno ampio accesso a piattaforme che agevolano l’integrazione degli ETF nei portafogli e a strumenti di analisi avanzata con cui confrontare i fondi sulla base di vari parametri, dalle performance ai costi fino all’allocazione degli asset.
Intravede altri trend nell’universo passivo?
Se gli ETF nel loro insieme continuano a guadagnare popolarità, grazie non solo ai loro costi contenuti ma anche alla liquidità e alla trasparenza, tra le singole categorie che stanno registrando la maggiore espansione ci sono quelle dedicate alla tecnologia, alla blockchain e soprattutto alla sostenibilità: un fenomeno figlio del desiderio sempre più pressante di combinare ritorno dell’investimento con rispetto dei propri principi etici. Un’altra tendenza emergente è il cosiddetto custom indexing, ovvero la creazione di portafogli che seguono indici costruiti su misura per il cliente. Si tratta di una soluzione resa possibile dai progressi tecnologici, che permettono di gestire portafogli ad hoc con la stessa efficienza di un fondo passivo tradizionale, e dalla quale i gestori riescono a ottenere alta personalizzazione senza rinunciare ai vantaggi associati alla gestione passiva. Non vanno poi scordate le dinamiche prettamente industriali, a partire da una competizione sui costi che si fa sempre più forte e spinge alla creazione di strategie con spese di gestione e commissioni quasi nulle. Quanto alle asset class, invece, stiamo assistendo a un’espansione della gestione passiva in nuove aree: gli ETF e i fondi indicizzati che offrono esposizione a criptovalute e private equity o debito privato, ad esempio, stanno guadagnando trazione. Con l’invecchiamento della popolazione nei mercati sviluppati, infine, prodotti indicizzati capaci di rispondere alle esigenze di risparmio e decumulo delle generazioni più anziane si affiancano sempre più frequentemente a soluzioni che offrono esposizione ai temi innovativi e tecnologici attenzionati da Millenials e Generazione Z.
Uno dei trend che più sta interessando la gestione passiva negli ultimi mesi è rappresentato dagli ETF attivi. Che vantaggi hanno e come evolverà il segmento? Cosa state facendo per intercettare la domanda?
Gli ETF attivi rappresentano un’importante innovazione nel panorama del segmento, offrendo la combinazione della gestione attiva con la struttura efficiente degli strumenti indicizzati. Queste soluzioni permettono infatti ai gestori di selezionare gli asset, cercando di battere il mercato, ma anche di adattare il portafoglio alle condizioni dello stesso. Consentono inoltre l’accesso a strategie d’investimento sofisticate e offrono una maggiore flessibilità rispetto ai semplici cugini passivi. Invesco ha colto questa opportunità già dal 2019, lanciando il primo ETF attivo dotato di una strategia Multi-Factor su scala globale e con classificazione ESG Articolo 8. Si tratta di una strategia che punta a ottenere rendimenti superiori nel lungo termine, investendo in azioni globali allineate a criteri ESG e usando un approccio quantitativo per selezionare i titoli.
Quali sono i vostri obiettivi per il mercato italiano per la fine del 2024 e nel medio-lungo termine?
Cruciale per la nostra strategia a breve è incrementare l’offerta di fondi e strumenti finanziari che integrino criteri di sostenibilità, capitalizzando così sulla crescente domanda da parte degli investitori, ma vogliamo anche implementare tecnologie come l’intelligenza artificiale e il machine learning per migliorare la personalizzazione dei servizi di gestione patrimoniale e ottimizzare i processi decisionali proprio in chiave ESG. Sul lungo termine vogliamo invece sfruttare l’innovazione per diventare leader di mercato in nicchie come gli ETF o nelle soluzioni fintech. Tutto questo a partire da un punto fermo: il ruolo centrale del cliente. I nostri sforzi in chiave commerciale si stanno infatti concentrando sia sul rafforzare la fidelizzazione degli investitori esistenti con il miglioramento dell’esperienza utente e l’offerta di servizi a valore aggiunto, come la consulenza finanziaria personalizzata, sia sul conquistare le nuove generazioni mediante lo sviluppo di partnership e canali digitali.
Andrea Ragaini, presidente di AIPB, racconta ai microfoni di FR |Vision il risultato dell'associazione in termini di raccolta. “Dai banker contributo centrale a consulenza evoluta e passaggio del risparmio verso l’economia reale”
Secondo l’Osservatorio Sottoscrittori di Assogestioni, i fondi domestici hanno il 28% di titoli italiani in portafoglio contro il 13% degli esteri a distribuzione concentrata e il 3% dei cross border. Un fenomeno figlio di caratteristiche storiche ma che riflette anche gli sforzi dell’industria per sostenere l’economia. A partire dai PIR
L’Osservatorio Sottoscrittori fotografa un’industria in cui i prodotti esteri continuano a viaggiare prevalentemente attraverso la consulenza anziché tramite sportello. Ma per Benetti (Credem Euromobiliare Private Banking) il doppio binario non è sbagliato. Ecco come valorizzarlo con la ‘federation of business’
Il global head of investment advisory di Moneyfarm ripercorre con FocusRisparmio l’evoluzione della società con uno sguardo rivolto alle sfide del futuro: “Educazione finanziaria, trasparenza e tutela dell’interesse del cliente i fondamentali fattori per continuare a far crescere l’industria”
Dal Congresso nazionale, il presidente dell’associazione che rappresenta figure dedicate ad affiancare aziende e famiglie nei rapporti con le banche lancia l'appello: “Solo soluzioni di investimento dedicate e un rapporto sinergico possono smuovere il patrimonio degli imprenditori”
L'evidenza empirica suggerisce che le azioni, sul lungo termine, possono costituire una fonte di rendimento. Nonostante ciò, il periodo medio di detenzione dei titoli è diminuito significativamente negli ultimi decenni, passando da sette anni a soli 10 mesi
Con il lancio dell’Advisory Research Centre, l’asset manager punta a supportare gli investitori nell’Europa continentale e in UK. FocusRisparmio ha incontrato Fabrizio Zumbo, riferimento per l’Italia e il Sud Europa del think tank di Vanguard
Secondo lo studio Aipb-Prometeia, sempre più clienti della consulenza d’alta fascia sentono il bisogno di tutelarsi. Ma i prodotti assicurativi faticano a entrare nel modello di servizio del settore. Ecosistema e sinergie con i banker le chiavi per colmare il gap. Con un occhio alla tecnologia
Un sondaggio Censuswide-Gft conferma l’elevata propensione al risparmio. Nell’allocazione dei soldi conta soprattutto la semplicità. E il 15% sta già esplorando offerte basate sull’intelligenza artificiale
Per l'head of Wealth Management della casa, la silver economy è un treno da non perdere. Ma per soddisfare le nuove esigenze dei clienti senior serve ripensare modello di servizio e offerta. Dalla pianificazione finanziaria alle soluzioni income, ecco la ricetta
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio