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Non solo l’addio ai combustibili fossili: l’intesa della conferenza sul clima di Dubai prevede anche altri obiettivi. Che, se raggiunti, avrebbero importanti effetti. Ecco quali secondo gli asset manager
La Cop28 di Dubai, la conferenza della Nazioni Unite sul clima, si è chiusa con un accordo definito storico. Come sottolineato dal presidente emiratino del vertice, Sultan al Jaber, l’impegno ad “abbandonare i combustibili fossili nei sistemi energetici in modo giusto, ordinato ed equo” rappresenta infatti per molti una pietra miliare nella lotta ai cambiamenti climatici. Altri ritengono si tratti invece di un risultato modesto, appena il minimo di quello che servirebbe davvero per fermare la deriva ambientale de pianeta. Secondo gli asset manager, i passi in avanti compiuti dalla conferenza Onu sono degni di nota ma restano diversi aspetti da monitorare rispetto agli impegni assunti per capire cosa farà davvero la differenza per gli investitori.
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Secondo Rahul Bhushan, co-founder di Rize Etf e managing director di Ark Invest Europe, l’intesa raggiunta in extremis il 13 dicembre scorso ha un valore pari a quella di Parigi 2015, quando le Nazioni si sono impegnate a ridurre le emissioni per contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2°C. E anche a quello del 1995, quando l’Ipcc riconobbe per la prima volta l’impatto percepibile dell’attività umana sul clima. A suo parere, infatti, da ora in poi c’è da aspettarsi un forte attivismo ambientale contro qualsiasi nuova iniziativa a favore dei combustibili fossili. “John Kerry, ad esempio, dovrà affrontare diversi ostacoli quando tornerà negli Stati Uniti e cercherà di gestire l’attuale espansione dell’industria del Gnl americano, che da sola dovrebbe portare a più emissioni di carbonio di Regno Unito e Germania messi insieme”, osserva.
I cinque risultati raggiunti dalla Cop28
In particolare, per Bhushan, sono cinque i risultati positivi della Cop28. Oltre ad aver ha messo nero su bianco la transizione dai combustibili fossili per raggiungere l’obiettivo Net Zero entro il 2050, il vertice dovrebbe dare un forte impulso alla sostenibilità. I Paesi si sono infatti impegnati a triplicare la capacità rinnovabile globale entro il 2030 e raddoppiare l’efficienza, con una spinta significativa verso le fonti pulite. Importanti, poi, anche le novità in materia di finanza climatica. “Il presidente degli Emirati Arabi Uniti ha annunciato un fondo di 30 miliardi di dollari per le soluzioni climatiche globali, con l’obiettivo di attrarre investimenti per 250 miliardi di dollari entro il 2030”, spiega l’esperto. Che aggiunge: “Inoltre, sono stati promessi 700 milioni di dollari per assistere i Paesi a basso reddito in caso di perdite e danni legati al cambiamento climatico”.
Il quarto passo avanti è rappresentato, a suo parere, dai progressi nell’agricoltura e nei sistemi alimentari sostenibili. “Oltre 130 Paesi hanno firmato una dichiarazione per incorporare le emissioni agricole nei loro piani climatici nazionali. È stata formata inoltre una coalizione per promuovere l’agricoltura rigenerativa su 160 milioni di ettari”, evidenzia. Infine, la riduzione del metano: 50 compagnie petrolifere e del gas si sono impegnate a raggiungere emissioni prossime allo zero entro il 2030, con piani da presentare entro il 2025. “È stato annunciato un fondo per progetti di riduzione nei mercati emergenti”, precisa Bhushan.
Non solo. L’esperto fa notare che ci sono state altre iniziative significative: dagli impegni assunti per alimentare le risorse del Fondo verde per il clima con 3,5 miliardi di dollari all’annuncio della Banca Mondiale dell’aumento di 9 miliardi di dollari all’anno per il finanziamento di progetti legati al clima per il 2024 e il 2025. Fino al fatto che 66 Paesi hanno sottoscritto l’impegno di ridurre l’impatto climatico del settore del raffreddamento, diminuendo le emissioni del 68%. “Questa conferenza potrebbe essere ricordata come uno dei momenti cruciali dell’attivismo ambientale”, assicura.
Anche per Eva Cairns, head of sustainability insights and climate strategy di abrd, la Cop28 è stata un successo da molti punti di vista. Ora, però, tutto dipenderà da come gli impegni si tradurranno in azioni e politiche vincolanti. Il primo problema è che, per raggiungere l’obiettivo di contenere l’aumento della temperatura a 1,5°C, serve ridurre le emissioni del 43% entro il 2030. Ma se anche gli impegni della Conferenza fossero sostenuti da tutti i Paesi e attuati in toto, non si sarebbe comunque in linea con il livello di emissioni necessario. “Occorre fare molto di più per colmare il divario di ambizione”, avverte.
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I risvolti per gli investitori
Per Cairns, il segnale arrivato da Dubai agli investitori è che il traguardo di 1,5°C rimane ambizioso ed occorre almeno una riduzione dei combustibili fossili. “Se gli impegni assunti saranno attuati con azioni politiche credibili che stabiliscano i giusti incentivi finanziari, ad esempio per trasformare i sistemi alimentari e triplicare la capacità di energia rinnovabile, potranno emergere nuove opportunità di investimento volte a mobilitare il capitale privato”, afferma. Allo stesso tempo, a detta dell’esperta, le implicazioni di una transizione finalizzata alla riduzione dei combustibili fossili possono aumentare il rischio legato ai ‘beni incagliati’ (stranded assets). Mentre un’altra opportunità potenzialmente interessante potrebbe emergere nell’ambito dei mercati del carbonio, una volta che si concretizzerà il meccanismo di integrità end-to-end previsto per migliorare la qualità e l’efficacia di questi circuiti e delle compensazioni.
“Sono molti gli aspetti da monitorare in vista del 2024 nell’ottica di capire quali impegni faranno concretamente la differenza per gli investitori”, evidenzia. In ogni caso, per Cairns, quello che conta non è il testo finale ma la prova dei fatti. “Il processo della Cop non può essere solo un susseguirsi continuo di conferenze in cui vengono annunciate nuove iniziative ma deve anche essere completato con impatti reali visibili nel mondo”, conclude.
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