Ecco i rischi del coronavirus per i mercati
Gli interventi degli esperti di NN Investment Partners e di Gamma Capital Markets alla vigilia della riapertura delle piazze finanziarie cinesi
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Oltre al tragico tributo di vite umane, l’epidemia di coronavirus in Cina comporta potenziali implicazioni economiche e di mercato per Pechino e per il mondo intero. Ciò sta portando gli investitori globali a cercare di monitorare, e stimare, la portata del fenomeno, modificando di conseguenza i portafogli. Inevitabile il confronto con la precedente epidemia, quella di Sars avvenuta nel 2003: i tassi di contagio dei due virus sono infatti per ora ritenuti simili dall’Oms, anche se quello di mortalità stimato fino ad ora per il 2019-nCoV è molto più basso, intorno al 2,2% in base ai dati ufficiali.
“L’impatto della Sars è stato stimato in circa un punto percentuale di Pil cinese nel 2003 e in una perdita cumulata, anche negli anni successivi, pari al 2,34% – spiegano gli esperti del Team Investimenti di Pramerica Sgr -. Dato il tasso di crescita degli infettati del 2019-nCoV, è ragionevole attendersi un impatto sulla crescita cinese almeno in linea con quanto registrato ai tempi della Sars. Nel 2002 Pechino rappresentava il 4% del Pil mondiale, contro il 16% del 2018”.
Secondo gli analisti di Pramerica Sgr, se da un lato la prontezza e la drasticità degli interventi dei policy maker cinesi, che hanno interrotto alcune attività come voli aerei e trasporti nelle aree più colpite, potrebbero avere ripercussioni più decise sull’attività economica nel breve periodo, un’eventuale individuazione di un vaccino in termini più rapidi rispetto a quanto avvenne per la Sars potrebbero limitarne significativamente l’impatto economico nel medio-lungo termine.
Sta di fatto però che le attese per il 2020 erano per un miglioramento della crescita economica e, all’interno di questo scenario, il coronavirus rappresenta un ulteriore elemento di incertezza, soprattutto nella misura in cui può rallentare ulteriormente la crescita cinese e mondiale, con ripercussioni sui mercati azionari. “Sui portafogli, di conseguenza, si agirà con prudenza – avvertono -, con il mantenimento di posizioni di sottopeso sull’azionario in attesa di poter ricostruire posizioni in maniera opportuna sulle correzioni. Alla luce di tale contesto, inoltre, è opportuna una riduzione della sottoesposizione della duration dei portafogli obbligazionari. Tale riduzione avrà una valenza tattica in quanto non varia la previsione secondo cui i rendimenti saliranno da qui alla fine dell’anno”
Sulla stessa lunghezza d’onda Manraj Sekhon, chief investment officer di Franklin Templeton Emerging Markets Equity, che mentre vede invariate le prospettive di crescita a lungo termine per la Cina e le azioni cinesi, ritiene che a breve gli eventi attuali avranno un impatto negativo sul sentiment e sull’economia.
“In Cina e in Asia, l’attività economica e i consumi a breve termine subiranno probabilmente un impatto significativo in quanto le persone limitano i loro movimenti come misura preventiva. I consumi offrono un contributo all’economia significativamente più importante che nel 2003, all’epoca della Sars, e rappresentano oggi oltre il 70% della crescita del prodotto interno lordo Pil. Questo ci porta a credere che l’impatto sull’economia possa essere più grave di quello visto nel 2003”, afferma sottolineando anche come la ripresa potrebbe non essere così rapida, in quanto oltre ad avere dimensioni ben maggiori, oggi l’economia cinese cresce anche a un ritmo più modesto rispetto al tasso a due cifre di 14 anni fa.
Settori come viaggi, tempo libero, vendite al dettaglio e alcuni sotto-segmenti dei consumi voluttuari subiranno probabilmente un impatto diretto a breve termine. E qualsiasi ulteriore proroga delle chiusure degli stabilimenti comporterebbe rischi legati a interruzioni temporanee della catena di fornitura per le multinazionali. “Poiché riteniamo che la crescita economica cinese ne risentirà probabilmente per almeno uno o due trimestri, il governo potrebbe rispondere a un rallentamento dell’economia attraverso misure di stimolo come i tagli dei tassi di interesse, o misure per incoraggiare la spesa per le infrastrutture e/o dare impulso ai consumi. Nel brevissimo termine, tuttavia, gli sforzi del governo dovrebbero rimanere concentrati sul contenimento della diffusione del virus”, aggiunge Sekhon.
Sui mercati, a detta dell’esperto, potrebbero verificarsi ulteriori correzioni, visto che l’incertezza resterà anche nelle prossime settimane e che i mercati continuano a consolidarsi dopo un periodo di forti performance. “Considerate le aspettative di un’ulteriore escalation del numero di infezioni e di decessi legati al coronavirus, l’ansia, il nervosismo e il pessimismo dei mercati internazionali dovrebbero accentuarsi in tutto il mondo nel breve termine”, conclude.
Complice del sentiment fortemente negativo anche l’azione dei media, che stanno riservando all’epidemia un risalto senza precedenti. Secondo quanto evidenziano gli esperti di State Street, circa un mese dopo la prima menzione del Coronavirus, l’intensità della copertura mediatica, “secondo la nostra misura del sentiment mediatico, è otto volte superiore a quella dei virus Sars (2003), Ebola (2014) e Zika (2016) a seguito dei rispettivi focolai. Questo è probabilmente riconducibile alla gravità del virus o alle misure più severe adottate dal governo cinese per contenerlo”.
Sottolineando che la situazione è ovviamente fluida, chi prova a fare una previsione sull’epidemia è S&P Global Ratings. “La nostra proiezione di base è che la crisi del coronavirus si stabilizzerà a livello globale nell’aprile 2020, praticamente senza nuove trasmissioni a maggio – scrivono gli analisti di S&P -. La nostra proiezione nel caso peggiore sostiene che il virus smetta di diffondersi a fine maggio e nella visione più ottimistica a marzo”.
Questo, secondo gli esperti, a sua volta suggerisce che il picco di impatto sull’attività economica in Asia-Pacifico sarà nel primo e nel secondo trimestre. “La crescita dovrebbe stabilizzarsi più tardi nel 2020 e riprendersi all’inizio del 2021 – è la stima -. In Cina, blocchi e quarantene hanno depresso i flussi di passeggeri di aerei e treni e fermato le vendite immobiliari. Ciò rafforza la nostra opinione secondo cui il colpo economico si farà sentire maggiormente sulla spesa delle famiglie”.
Anche per gli esperti S&P, sono quindi probabili misure di rilievo, compresi tagli fiscali e sussidi. Ma se l’epidemia non dovesse essere messa rapidamente sotto controllo, una crescita economica più lenta aggraverà prestazioni fiscali già più deboli in molte parti dell’Asia-Pacifico. Confermato quindi l’effetto negativo su banche, immobili, giochi, hotel, vendite al dettaglio, turismo e trasporti, cui va aggiunto anche il forte impatto globale causato della contrazione del numero di viaggiatori cinesi.