Quattro strategie per limare gli impatti del virus sul portafoglio
3 aprile 2020
di ALESSIO TRAPPOLINI
4,30 min
Covid-19 ha ridotto i ricavi dei consulenti e la ricchezza dei clienti. Come farsi trovare preparati? “Tornando ad aggiungere rischio un po’ alla volta, quasi come un piano di accumulo”, è la ricetta di Marcialis (MC Advisory)
Raimondo Marcialis
La tempesta covid-19 che da fine febbraio si è abbattuta sui sistemi sanitari prima, e sui mercati finanziari poi, ha spazzato via le (poche) certezze che gli operatori dell’industria avevano circa lo stato di salute dell’economia globale e sull’avanzamento del ciclo economico.
Sui mercati finanziari lo scrollone coronavirus è stato e sarà duro da digerire, “soprattutto perché contrae i ricavi dei consulenti e i patrimoni, la ricchezza, dei clienti”, sottolinea Raimondo Marcialis, fondatore e amministratore delegato della società di consulenza MC Advisory.
Business plan da riconsiderare per le aziende, rischi da gestire per gli asset manager e portafogli da ribilanciare per i consulenti finanziari. Ma probabilmente sono i risparmiatori, soprattutto i più piccoli, la categoria economica che più di tutte ha subito l’urto della crisi da coronavirus.
Mercati che crollano dai massimi, poi risalgono, poi ricadono clamorosamente superando (al ribasso) i minimi delle crisi globali precedenti: tutto questo in un mese, tanto che più di un osservatore ha definito il sell off di marzo “il più veloce della storia”.
Tutto da rifare quindi? Non secondo Marcialis, che propone quattro strade alternative per uscire dalla negatività del momento.
Per l’esperto dovremo abituarci a convivere con il virus per un periodo di tempo ancora lungo: “Stimiamo che nel migliore dei casi questa convivenza si protrarrà per un anno”. Come (ri)uscire a testa alta dalla crisi quindi?
“Molti clienti prima che scoppiasse la crisi avevano alleggerito la componente equity nei loro portafogli – spiega il fondatore di MC Advisory – ora però una volta superato il picco della crisi si può tornare ad aggiungere rischio, ma molto gradualmente, quasi come fosse un piano di accumulo”. Ecco come.
A ogni scenario il suo portafoglio
Marcialis: “Abbiamo fatto un lavoro importante con i consulenti finanziari fornendo degli strumenti che potessero indicare – a seconda dello scenario di recessione ipotizzato – le logiche migliori da attuare per salvaguardare i portafogli dei clienti”. Eccole.
Se la crisi coronavirus dovesse passare celermente e l’attività economica globale ripartire senza intoppi il suggerimento dell’esperto è quello di mantenere inalterate le posizioni in portafoglio. “Per seguire una strada come questa, però, c’è bisogno di un rapporto di lungo periodo fra cliente e consulente, improntato alla massima chiarezza e trasparenza. Inoltre, si deve trattare di un portafoglio già di per sé estremamente robusto”, spiega l’advisor;
Nel caso di una ripartenza delle attività economiche più lenta del previsto si potrebbe optare per un ribilanciamento del portafoglio, con il fine di “mantenere i gestori più efficienti e ridurre quelli meno efficienti”;
Un alleggerimento del portafoglio, invece, potrebbe rendersi necessario nel caso di una crisi prolungata fino alla fine dell’anno. In questo terzo caso, secondo Marcialis, oltre che a ricercare i gestori più efficienti potrebbe essere opportuno anche rivedere l’asset allocation del portafolgio;
L’ultimo caso è quello più catastrofico poiché prevede il ritorno di una seconda ondata di epidemia in Occidente: “Per far fronte a questa ipotesi si dovrebbe riallocare con incisività il portafoglio a favore di temi e settori adatti a proteggere il più possibile gli investimenti da una prolungata crisi finanziaria ed economica”.
I settori favoriti per una riallocazione dei patrimoni
In questo difficile scenario, analizza Marcialis, i settori più resilienti ad uno shock saranno “quelli delle Telecomunicazioni (Tlc), le società che producono sistemi di gestione aziendale a distanza e il cloud, visto anche nell’ottica di un rafforzamento della sicurezza informatica delle società”.
Interessante poi nel valutare le future politiche fiscali espansive “lo spunto di investire nei fondi dedicati alle infrastrutture che dovrebbero beneficiare della futura programmazione economica dei governi”.
Senza dimenticare, chiosa il consulente, i settori biotech ed healthcare, “dove con investimenti ben selezionati” si possono intercettare trend solidi sostenuti da una domanda aggregata forte anche in tempi di crisi.
Tra riduzione dei margini e pressioni normative, i fronti aperti per l’industria non sono mai stati così sfidanti. Spazi di crescita esistono nel mercato italiano, ma nel risiko delle società la differenza tra prede e predatori è molto sottile