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Nel 2020 i principali player italiani hanno consolidato le rispettive posizioni, anche grazie alla flessibilità e all’elevato livello di digitalizzazione. Per gli analisti i dati sono migliori delle attese
Nel 2020 i principali gruppi italiani dell’asset management hanno consolidato le rispettive posizioni, anche grazie alla flessibilità e all’elevato livello di digitalizzazione raggiunti dai principali operatori, che si sono dimostrati essenziali nei periodi di lockdown. Per gli analisti si tratta di dati migliori delle attese. Sul mercato intanto aumentano le attese di aggregazione e consolidamento.
“I dati di raccolta di dicembre concludono un anno che ha visto una accelerazione nella acquisizione di quote di mercato da parte dei principali protagonisti del gestito a spese delle piccole banche locali”, sostiene in un recente report Goldman Sachs, secondo cui: “A determinare il trend è stato il capitale che si muove verso servizi sempre più digitali e in grado di gestire le esigenze degli utenti nonostante l’elevata volatilità dei mercati. Ci aspettiamo che una simile tendenza permanga e sostenga i corsi di tutte e quattro le società coperte sul mercato italiano (Banca Mediolanum, FinecoBank, Banca Generali e Azimut)”. A giudizio del broker la crescita delle masse rimarrà solida (con un tasso medio annuo del 5,7% tra il 2021 e il 2023), nonostante le eventuali incertezze politiche e grazie alle iniziative dei singoli gruppi sostenute dalla costante conquista di quote di mercato. Il rafforzamento, nota Goldman Sachs, è stato determinato anche dallo scenario pandemico che ha portato gli utenti alla ricerca della qualità oltre che a dover affrontare la chiusura di banche locali e sportelli bancari.
Entrando nel dettaglio dei bilanci 2020, Banca Mediolanum ha chiuso l’esercizi con un utile netto di 434 milioni (dai 565 del 2019) a causa delle commissioni inferiori all’esercizio precedente, un margine di interesse di 247,7 milioni (+4%), un margine operativo di 389,5 milioni e 93,3 miliardi di masse amministrate e gestite (+10%). A livello di patrimonializzazione, il Cet1 di Banca Mediolanum si è attestato al 20,4%. Bce permettendo, Banca Mediolanum conta di staccare una cedola complessiva di 0,781 euro per azione (per un totale di 573,3 milioni) di cui 0,03 euro a maggio e la parte restane a ottobre se Francoforte eliminerà i vincoli alla retribuzione degli azionisti delle banche europee. Ai livelli attuali di negoziazione del titolo (7,22 euro), per gli azionisti di Banca Mediolanum significa quindi scommettere su un rendimento di oltre dieci punti percentuali. I dati per er Equita (buy a 8,8 euro) sono risultati leggermente superiori alle stime, tanto da spingere il broker ad alzare le stime di utile per azione sull’anno in corso e il prossimo. Giudizio positivo anche da parte di Mediobanca (che sul titolo ha un target a 7,9 euro) che sottolinea inoltre come il titolo sia a sconto del 7% circa rispetto ai competitor; Ubs (che ha un buy a 9,8 euro) e Kepler Cheuvreux (buy a 9 euro). Goldman Sachs ha rivisto al rialzo la propria raccomandazione su Banca Mediolanum a buy con un obiettivo di prezzo a 9,3 euro (da buy a 8,7 euro) sulla base di una valutazione a 13 volte le sitme di utile al 2022 e ritoccato le stime di utile per azione del 3,1% per il periodo 2021-2023. Per il broker la compressione dei multipli registrata dal titolo dallo scorso agosto implica che il mercato stia sottostimando la crescita potenziale del titolo derivante dalla elevata esposizione al mercato azionario così come i risultati operativi 2020 miglio delle attese. Più in dettaglio il broker stima che il gruppo fondato da Ennio Doris abbia investito nel mercato azionario il 50% del capitale raccolto tramite i suoi fondi comuni di investimento e le polizze unit -linked (rispetto al 38% stimato per Azimut e al 32% per FinecoBank). Su questa base, oltre che grzie ai costanti lanci di nuovi prodotti, Goldman Sachs stima che Banca Mediolanum possa mantenere un tasso di crescita delle masse del 5,2% all’anno tra il 2021 e il 2023, forte “di un ramo Am in grado di intercettare i bisogni effettivi dei clienti e alle campagne di marketing che hanno continuato a guidare la crescita nel corso degli ultimi anni”. Il broker giudica positiva la crescita in ambito assicurativo sviluppata da Banca Mediolanum attraverso l’aggiunta di esperti del settore alla rete distributiva così da aumentare la copertura assicurativa dei clienti. La banca “che gira intorno a te” punta infatti a toccare i 400 milioni di premi assicurati con una generazione di fatturato pari a 120 milioni l’anno entro il 2024.
Conti migliori delle attese anche per FinecoBank grazie al trading e alle commissioni sopra le attese. Il titolo tuttavia, in Piazza Affari, tratta vicino alle trenta vola gli utili stimati nel 2021, più vicina al lusso che alle rivali (che sono valutate intorno alle 13 volte gli utili). Il gruppo guidato da Alessandro Foti ha chiuso il 2020 con un utile di 324,5 milioni (+19,2%), un giro d’affari di 775,8 milioni (+17,9%), un margine di interesse di 270,7 milioni (-3,8%) e una raccolta pari a 9,3 miliardi (+58,9%). Fine 2020 il gruppo gestiva 16,3 miliardi di masse di cui 10,5 miliardi classi retail (+25,6%) e 5,8 miliardi relativi a classi istituzionali (+6,2%). In miglioramento anche l’indice di patrimonializzazione (Cet1) che si è attestato al 28,5% (dal 24,1%). Banca Akros è neutrale a 14 euro, Intesa Sanpaolo a 14,1 euro mentre Equita e Kepler Cheuvreux hanno una raccomandazione di acquisto rispettivamente con un obiettivo di prezzo a 15,5 e a 16 euro. I punti di forza di FinecoBank, a giudizio di Goldman Sachs (che sul titolo è neutral a 14,7 euro sulla base di una valutazione pari a 24 volte gli utili 2022), sono invece il forte focus commerciale e la piena integrazione sei servizi digitali bancari con un’offerta di prezzi trasparente e competitiva. Per il broker la società è in grado di mantenere una crescita organica media delle masse dell’8,5% tra il 2021 e il 2023 e una ulteriore crescita del 3% del fatturato annuo nel business delle intermediazioni fino al 2024. Rimane infine elevata l’attenzione sul recente ingresso di FinecoBank in Hi-Mtf Sim (con il 20% per 1,25 milioni), la società che gestisce il mercato di negoziazione Hi-Mtf (mercato alternativo su cui sono quotati 23 titoli bancari) e, secondo una nota societaria, “permetterà al gruppo di cogliere importanti opportunità di business anche in un’ottica di valorizzazione della propria offerta e di ottimizzazione della catena di valore”.
Banca Generali nel 2020 ha registrato un utile netto di 274 milioni (+1%), un margine di intermediazione di 617,6 milioni (+6,9%) grazie a un margine finanziario in forte espansione a 109,6 milioni (+24,3%) e al buon andamento delle commissioni ricorrenti (+7% a 366,3 milioni), un margine di interesse di 89,6 milioni (+21%). In crescita anche le masse a 74,5 miliardi di masse (+8%). A livello di capitale il Cet1 si è attestato al 17,1% per cento. Forte dei risultati ottenuti, istituzioni europee e italiane permettendo, il gruppo dopo la dieta forzato dello scorso anno proporrà in assemblea lo stacco di una super cedola in più rate a pari a 3,3 euro (pari a un rendimento dell’11%). Banca Akros (che sul titolo ha un target a 31 euro) parla di buoni risultati e, in particolare, evidenzia la qualità della rete e la solidità del bilancio. Giudizio positivo da parte di Intesa Sanpaolo (add a 31,3 euro), mentre Equita è neutral con un target a 31,5 euro. Goldman Sachs (che sul titolo è buy a 32,5 euro) evidenzia il solido portafoglio della banca di prodotti AM in house, le competitive politiche di acquisizione di consulenti e personale qualificato oltre all’offerta innovativa svizzera. “A questo si aggiunge l’accelerazione nella conquista di spazi in ambito assicurativo sostenuta dalle iniziative promosse dal gruppo” nota il broker. Che si aspetta che la società controllata da Generali Assicurazioni sia in grado di mantenere una crescita media annua delle masse pari a 6,1 per cento.
Azimut, infine, a giudizio di Goldman Sachs (che sul titolo è neutral con un target a 21,1 euro), crescerà con un tasso del 3% anno tra il 2021 e il 2023, un tasso inferiore ai competitor legato sia all’impossibilità di poter beneficiare delle operazioni bancarie legate alle attività delle rivali, sia alla transizione in corso del gruppo di Pietro Giuliani verso una maggior presa sui mercati private. Azimut pubblicherà i dati al 2020 il prossimo 11 marzo ma, nel frattempo, ha comunicato di prevedere un utile record compreso tra 375 e 415 milioni una raccolta netta di 45 miliardi con cui dovrebbe raggiungere un patrimonio di 60,4 miliardi (66,8 miliardi includendo l’acquisizione di Sanctuary Wealth negli Usa), in crescita del 2,35 rispetto al 2019.
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