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Iniezione da 4 miliardi di franchi, con Saudi Bank che salirà al 9,9%. Via 9mila dipendenti. L’investment bank cambia faccia: esce Meissner, entra Klein. Accordo con Apollo e Pimco sui prodotti cartolarizzati
Credit Suisse atto secondo. Non c’è pace per il colosso elvetico travolto da scandali e ‘infortuni’ finanziari. Dopo l’uscita di scena di quello che doveva essere il presidente della rinascita, Antonio Horta-Osorio, dimessosi per la gita a Wimbledon in piena quarantena Covid (al suo posto c’è ora Axel Lehmann), adesso tocca al nuovo ceo, lo specialista in ristrutturazioni Ulrich Körner, tentare di riconquistare almeno in parte la fiducia di investitori e clienti.
Due gli ingredienti principali alla base della ricetta Körner per la resurrezione del Credit Suisse: un aumento di capitale da 4 miliardi di franchi svizzeri sostenuto da Saudi National Bank e una decisa sforbiciata ai dipendenti insieme alla ristrutturazione dell’investment banking e a un accordo con Apollo e Pimco sui prodotti cartolarizzati.
Al via aumento di capitale e taglio dei costi
Dopo la cessione della quota in Allfunds e dell’Hotel Savoy, il rafforzamento patrimoniale targato Körner passa quindi per un maxi aumento di capitale da 4 miliardi di franchi svizzeri (stesso ammontare del rosso del terzo trimestre). In particolare, la Banca nazionale saudita investirà 1,5 miliardi di franchi in questa ricapitalizzazione destinata agli investitori istituzionali, portando la sua partecipazione al 9,9% del capitale.
Il piano prevede poi una riduzione della base di costi del 15%, pari a 2,5 miliardi di franchi, nel 2025, abbassandola a 14,5 miliardi attraverso una ristrutturazione che include lo snellimento e la cessione di attività non-core, la semplificazione organizzativa e la riduzione della forza lavoro e dei costi esterni. Il gruppo, che ha già in corso un taglio del 5% dei dipendenti nel quarto trimestre del 2022, pari a 2.700 persone, prevede di ridurre ancora il personale dalle attuali 52 mila unità a 43 mila nel 2025, sia per effetto di uscite naturali che di esuberi programmati.
La “radicale” trasformazione dell’investment banking con Klein
Körner ha poi scelto una profonda ristrutturazione dell’investment bank che include una trasformazione del profilo di rischio e l’obiettivo di una riduzione del 40% delle Rwa entro il 2025 attraverso azioni strategiche in quattro aree. In particolare, si legge nella nota della banca, le attività di capital markets e advisory saranno rinominate Cs First Boston, con la previsione di “attrarre capitale” e avviare “partnership preferenziali” con soggetti terzi, mentre le attività non strategiche ad alto rischio e bassa redditività, come quelle di Prime Services, verranno convogliate nella Capital release unit con l’obiettivo di essere liquidate e dismesse.
Inoltre l’istituto svizzero ha raggiunto un accordo per trasferire “una porzione significativa” della sua attività di cartolarizzazione (Securitized Products Group) a una serie di veicoli di investimento gestiti da Apollo e Pimco, che gestiranno anche la parte residua delle attività per conto del Credit Suisse.
“A partire da oggi, stiamo intraprendendo una serie di azioni decisive per rifocalizzare il Credit Suisse attorno ai bisogni dei nostri clienti e degli stakeholder – ha spiegato il ceo -. Il nostro nuovo modello integrato sarà focalizzato attorno al wealth management, alla banca svizzera, come pure all’asset management e ristruttureremo radicalmente l’investment bank, rafforzeremo il capitale e accelereremo la trasformazione dei costi”. L’obiettivo è creare una sorta di “nuova Credit Suisse”, che risorga da scandali e contenziosi legali grazie alla ristrutturazione e al ridimensionamento dell’investment banking, al taglio dei costi, al rafforzamento e alla riallocazione del capitale. Il manager ha precisato di voler ripartire proprio dalle “reti di punta nel wealth management” e dalla banca svizzera “con forti competenze di prodotti nell’asset management e nei mercati”.
Il capitale verrà riallocato su queste attività, che nel 2025 vedranno salire ad almeno l’80% la loro incidenza sugli asset ponderati per il rischi del gruppo e ad oltre l’85% l’incidenza sui ricavi, mentre Cs First Boston, in cui confluiranno le attività di investment banking, genererà il 14% dei ricavi e rappresenterà il 9% dei risk weighted asset. La banca intende mantenere un indice Cet1 di almeno il 13% durante il periodo di ristrutturazione, che si concluderà nel 2025 e di oltre il 13,5% alla fine del 2025.
Il rilancio dell’investment bank sarà affidato a Michael Klein, che lascerà il cda di Credit Suisse e diventerà amministratore delegato di Cs First Boston nel 2023. Lascia invece la banca, con effetto immediato, l’attuale numero uno Christian Meissner. L’obiettivo è generare un ritorno sul capitale tangibile di gruppo di circa il 6% nel 2025, che sale all’oltre l’8% per le attività core.
Profondo rosso oltre le attese per la trimestrale
Intanto il terzo trimestre si è chiuso con un bilancio da incubo e a soffrire in modo particolare è stata proprio l’investment bank. Il Credit Suisse ha perso 4 miliardi di franchi svizzeri, da un utile di 434 milioni dell’anno scorso, e 5,9 miliardi nei nove mesi (da +435 milioni). I ricavi sono scesi del 36% nei nove mesi a 11,86 miliardi e del 30% nel terzo trimestre a 3,8 miliardi.
Le maggiori difficoltà, a livello operativo, hanno interessato come si diceva il settore investment banking. Già a fine luglio Credit Suisse aveva previsto una perdita per la divisione, che è ora stata quantificata in 666 milioni di franchi.
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