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OAM: +85% rispetto a fine 2023. I clienti sono 1,3 milioni. Più interessati i giovani, ma i portafogli più consistenti sono dei 40-60enni. Aumentano anche i Vasp e le domande di operatori stranieri per sbarcare in Italia
Nonostante scandali, truffe e fallimenti, l’appeal delle criprovalute continua a sedurre gli italiani. Tanto che a marzo scorso il saldo totale delle monete virtuali detenute dai risparmiatori ha superato quota 2,7 miliardi, registrando un incremento vertiginoso dell’85% rispetto all’ultimo trimestre del 2023. È quanto emerge dai dati dell’OAM, l’Organismo che gestisce l’albo degli agenti e dei mediatori creditizi, secondo cui cresce anche il numero di clienti che le detiene (+13%) e degli operatori iscritti (+9%), i cosiddetti Vasp. Non solo: salgono anche le operazioni di conversione da valuta legale a digitale e viceversa, oltre alla quantità di coloro che le effettuano.
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Clienti a quota 1,3 milioni, soprattutto giovani
Stando all’OAM, che riceve i flussi trimestrali dai Vasp (obbligatoriamente iscritti al registro per poter operare nel nostro Paese), il totale dei clienti italiani è pari a 1,3 milioni. Si conferma che ad essere più interessati alle criptovalute sono i giovani, ma con valori detenuti minimi, mentre i portafogli più consistenti riguardano la fascia di età fra i 40 e i 60 anni. Dalla ‘fotografia’ al 31 marzo scorso si nota anche che la maggior parte dei clienti nella forma di persone fisiche è compresa tra i 18 e i 29 anni (36%) e tra i 30 e i 39 anni (28%). Seguono le fasce d’età 40-49 anni (18%) e 50-59 (12%). Quelle superiori, 60-69 anni e oltre i 70, rappresentano rispettivamente il 4% e l’1% del totale.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei clienti nella forma di persone giuridiche, la maggior parte si trova nel Nord Italia (49%) e all’estero (31%), mentre il Centro e il Sud rappresentano quote minori, rispettivamente l’11% e l’8%. “Sembrerebbe quindi che le attività degli Exchange siano più concentrate nelle regioni economicamente più sviluppate e con maggiore apertura internazionale”, rilevano gli esperti dell’OAM. La maggior parte dei clienti delle piattaforme di Exchange sono persone fisiche (99,93%), mentre quelle giuridiche costituiscono solo lo 0,07%.
Mercato dominato dagli Exchange di grandi dimensioni
Gli Exchange di grandi dimensioni dominano il mercato sia in termini di numero di clienti che di controvalore delle transazioni. Quelli medio-piccoli, pur avendo una presenza minore, giocano comunque un ruolo cruciale, gestendo una porzione significativa delle operazioni di conversione e trasferimento di valute virtuali e legali. Le operazioni di conversione hanno registrato un aumento sia nel numero che nel controvalore delle transazioni e sono gli Exchange di grandi dimensioni a gestirne la quota maggiore. Rimane dunque sostanzialmente invariata, sottolinea il report, la struttura di mercato che vede le operazioni concentrate presso i Vasp più grandi.
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Aumentano le domande degli operatori cripto per sbarcare in Italia
Intanto, sempre più operatori di cripto stanno chiedendo di sbarcare nel mercato italiano. Secondo l’indagine condotta dall’OAM in collaborazione con Banca d’Italia e Consob, molti soggetti stanno infatti considerando di presentare istanza di autorizzazione alla prestazione di servizi per le criptoattività nel nostro Paese entro il primo semestre del 2025. Dallo studio emerge anche che circa la metà dei Vasp iscritti al Registro sono interessati alla prestazione di servizi in criptoattività quando entrerà in vigore il nuovo regolamento europeo Micar. In particolare, percentuali significative indicano un’intenzione di procedere su vari fronti, come lo scambio di criptoattività con fondi (45%) e con altre attività (52%), oltre l’esecuzione di ordini per conto di clienti (48%). Minore invece l’interesse nei confronti dell’emissione di token collegati ad attività (Asset-Referenced Token ‘ART’): il 45% degli operatori non è infatti intenzionato a richiedere la relativa autorizzazione o a domandarne l’ammissione alla negoziazione. Ancora meno allettante sembra essere l’offerta al pubblico token di moneta elettronica o la loro negoziazione: il 58% dei Vasp non farà domanda per l’autorizzazione. Per entrambe le attività, tuttavia, si segnala un 36% di operatori che sta ancora valutando cosa fare.
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