Il Covid-19 potrebbe lasciare le Pmi italiane a secco di liquidità
Sui bilanci delle piccole e medie imprese il circolante ha un peso già rilevante (23%) destinato a salire. Ecco perché servono altre misure di aiuto pubblico
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Migliorare il presente e programmare il futuro. L’Abi tona a farsi sentire, in quanto protagonista di questa fase di sostegno alle imprese, e lo fa per mezzo del suo direttore generale, Giovanni Sabatini, che nel corso di un’audizione alla Commissione Industria del Senato chiede al governo di aumentare risorse e tutele, di accelerare sulle garanzie targate Cdp per i prestiti alle grandi aziende e di programmare una fase di sostegno per quando la fase emergenziale sarà archiviata.
Partendo dalla situazione attuale e dalla necessità di erogare prestiti velocemente, Sabatini ha detto chiaramente che “quanto più si riuscirà a ridurre la necessità di valutazione da parte della banca, e quanto più sarà puntualmente delineata la sua responsabilità nell’erogazione a imprese ‘non meritevoli’, tanto maggiore potrà essere la velocità nel processo creditizio”. Ma ha anche ribadito come ci dovrebbe essere “un espresso obbligo di dichiarare la finalità cui è diretto il finanziamento, al fine di consentire controlli sulla effettiva destinazione delle somme mutuate alla finalità dichiarata”. Per questo il rappresentate degli istituti di credito italiani ha anche chiesto di nuovo che sia prevista “una dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà con la quale il titolare o il legale rappresentante dell’impresa dichiari, sotto la propria responsabilità, che essi sono veritieri e completi e che nei propri confronti non sussistono le cause di divieto, di decadenza o di sospensione”, augurandosi che vengano inasprite le sanzioni in caso di dichiarazioni non veritiere.
Nella stessa direzione, l’altra richiesta di Sabatini, quella di un elenco di requisiti. “Per accelerare le procedure di concessione di nuova liquidità l’intervento normativo dovrebbe caratterizzarsi nella creazione di una ‘griglia’ di requisiti ‘selettivi’ delle imprese richiedenti, al fine di garantire sufficientemente la banca nella valutazione della liceità, fondatezza e rispondenza delle singole richieste ai presupposti definiti nella normativa”, ha spiegato.
“Potrebbe risultare utile considerare specifiche modalità di tracciamento dei finanziamenti erogati, quali quelle indicate dalla Banca d’Italia in occasione della audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario che ha proposto di convogliare i finanziamenti con garanzia pubblica su conti dedicati, prevedendo la responsabilità dell’impresa per una destinazione dei fondi diversa rispetto a quanto dichiarato – ha aggiunto -. Ad ulteriore chiarezza del quadro, andrebbe previsto che il finanziamento, corredato dalla documentazione sopra indicata e autocertificata, è ad ogni effetto di legge legittimamente concesso ed erogato, nel rispetto della vigente normativa”.
In questo contesto, le banche chiedono al governo di lavorare con urgenza anche per le grandi imprese, accelerando l’attuazione del decreto di garanzie a loro favore attraverso la Cdp. Per Sabatini, infatti,”tali misure si pongono come complementare rispetto alle altre misure specificatamente dedicate alla pmi, in quanto riguardano il mondo delle imprese senza differenziazione dimensionale”. “La celere emanazione del decreto attuativo consentirà di attuare soluzioni positive come quelle che sono state realizzate in passato, durante la crisi finanziaria, attraverso appositi protocolli tra Abi e Cdp da prevedere normativamente – ha evidenziato – . Inoltre proprio per l’importanza delle previsioni contenute nel suddetto articolo occorre aumentare in modo significativo la dotazione di risorse, oggi di soli 500 milioni di euro”.
L’Abi non dimentica neppure le aziende già in crisi. “Non considerare anche interventi a favore di imprese ancora in continuità aziendale, ancorché in difficoltà originatesi per fatti antecedenti alla pandemia, potrebbe significare condannare tali imprese a una crisi irreversibile”, ha infatti avvertito Sabatini, sottolineando come alcuni correttivi per l’accesso veloce ai finanziamenti sono quindi “ancor più necessari laddove si ritenesse opportuno estendere le misure di sostegno anche a imprese che avevano posizioni classificate come inadempienze probabili in data antecedente al 31 gennaio 2020”.
Quanto al futuro, infine, le banche provano a programmare anche la fase post-tsunami. E il direttore generale ha chiarito che”nella fase successiva a quella emergenziale, occorrerà valutare se non sarà necessario prevedere misure che possano aiutare le imprese a migliorare la loro patrimonializzazione”. “I finanziamenti erogati durante la fase emergenziale determineranno un aumento della leva finanziaria delle imprese che potrebbe rallentare la ripresa”, ha messo in guardia Sabatini, ricordando come “in tal senso anche la Banca d’Italia ha suggerito, in una recente audizione, la possibilità di considerare operazioni condotte da veicoli pubblici costituiti per facilitare la ristrutturazione dei debiti delle imprese”.