Il Fund Portfolio Manager: “Aderire il prima possibile ad una forma di previdenza complementare è fondamentale per due ragioni principali: rendimenti e benefici fiscali”
Michael Daffina, pension Fund Portfolio Manager di Arca Fondi SGR
La situazione previdenziale complementare in Italia è ben fotografata dalla Covip, Commissione di vigilanza sui fondi pensione, in un aggiornamento di settembre 2022 dal titolo “La previdenza complementare. Principali dati statistici”. La Commissione segnala che “le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari hanno raggiunto quota 10,1 milioni, in crescita 410.000 unità (+4,2 per cento) rispetto alla fine del 2021”. Abbiamo parlato del futuro della previdenza complementare con Michael Daffina, pension Fund Portfolio Manager di Arca Fondi SGR.
A cosa è dovuto questo forte incremento in un anno in cui i rendimenti dei mercati finanziari non sono particolarmente allettanti?
È vero, i dati di adesione alla previdenza complementare sono estremamente positivi; tuttavia, a mio parere questo forte incremento è da ricondurre ad una presa di coscienza degli Italiani che hanno compreso dell’importanza della necessità di dotarsi di una pensione integrativa da aggiungere a quella pubblica, piuttosto che a motivazioni di attrattività dei mercati finanziari, vantaggi fiscali ecc. Va comunque ricordato, numeri alla mano, che in Italia solo un lavoratore su tre ha una forma di previdenza complementare; numeri che ci posizionano tra i paesi OCSE con minor tasso di adesione della previdenza complementare. Le varie riforme previdenziali hanno ridotto drasticamente gli assegni pensionistici pubblici rendendo necessario ricorrere a strategie previdenziali compensative per mantenere inalterato il tenore di vita. Solo continuando a formare e informare gli italiani sui temi pensionistici vedremo proseguire questa crescita degli aderenti e lo sviluppo di tutto il sistema pensionistico.
“Nei primi sei mesi del 2022 i contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP nuovi sono stati pari a 6,2 miliardi di euro, 266 milioni di euro in più (+4,5 per cento) rispetto al corrispondente periodo del 2021. L’incremento si riscontra in tutte le forme pensionistiche”, si legge ancora nella nota della commissione. Il momento complesso dei mercati sta impattando sui risparmiatori?
Collegandoci alla domanda precedente, come diretta conseguenza dell’aumento delle adesioni e della crescita demografica e salariale degli aderenti, stanno significativamente aumentando anche i contributi versati. Gli investimenti in previdenza complementare sono molto stabili nel tempo proprio perché la natura di piano d’accumulo mitiga nel lungo periodo il rischio dovuto alla volatilità dei mercati, ed il vincolo normativo sulla possibilità di effettuare cambi di comparto solo una volta all’anno limita le possibilità da parte dell’investitore di effettuare scelte guidate dall’emotività (es. se si ha un orizzonte temporale lungo, spostarsi verso un comparto meno rischioso dopo una correzione dei mercati non fa altro che consolidare la perdita). La continuità nei versamenti è sicuramente maggiore per le adesioni collettive rispetto alle adesioni individuali, le adesioni collettive tra l’altro costituiscono la gran parte delle adesioni complessive. In questa tipologia di adesione il contributo del TFR e l’eventuale contributo previsto da contratto sia per l’azienda che per il dipendente saranno costanti a prescindere dal periodo in cui ci troviamo.
Quando si parla di previdenza si fa i conti sempre con il tempismo del risparmiatore nel decidere di affidarsi ad una previdenza complementare. Quali evidenze avete a riguardo?
Quando parliamo di previdenza complementare, il tempo è un nostro alleato e quindi dobbiamo sfruttarlo. Aderire il prima possibile ad una forma di previdenza complementare è fondamentale per due ragioni principali: rendimenti e benefici fiscali. Investire nei mercati finanziari comporta dei rischi, ma se abbiamo un orizzonte temporale ampio questi rischi possono ridursi sensibilmente in quanto nel lungo periodo i mercati azionari hanno rendimenti positivi (es. le azioni globali negli ultimi 30 anni hanno avuto un rendimento medio annuo pari all’8.1%, anche considerando gli anni con correzioni marcate come il 2022). Inoltre, tra i vari benefici fiscali messi a disposizione dal legislatore, la tassazione della nostra posizione andrà a diminuire all’aumentare degli anni di permanenza in una forma di previdenza complementare, passando dal 15% al 9%. Come è facilmente intuibile, prima aderiamo meglio è.
Arca gestisce quattro prodotti nella gamma Arca Previdenza. Ce ne può raccontare, fornendoci anche una fotografia dell’andamento generale della gamma negli ultimi sei mesi?
Arca Fondi SGR gestisce Arca Previdenza, il più grande Fondo Pensione Aperto in Italia al quale si può aderire sia in forma individuale che in forma collettiva tramite l’azienda di appartenenza. Arca Previdenza è composta da quattro comparti, Alta Crescita Sostenibile, Crescita Sostenibile, Rendita Sostenibile e Obiettivo TFR, attraverso i quali riusciamo a rispondere a tutte le esigenze degli aderenti, ciascuno con un grado di rischio e un orizzonte temporale differente.
La vostra gamma di prodotti offre al risparmiatore non solo strumenti di previdenza, ma anche Esg. Come si sposano previdenza e sostenibilità? La crescente sensibilità degli investitori in direzione sostenibile si è estesa anche ai fondi pensione?
Arca Fondi SGR ha sempre avuto a cuore il tema della sostenibilità. Impegnarsi verso il futuro per noi significa trovare un equilibrio tra rendimento sostenibile e responsabilità sociale. Per questo motivo Arca ha aderito ai Principi per gli Investimenti Responsabili delle Nazioni Unite e mette a disposizione dei propri clienti una sempre più ampia gamma di fondi sostenibili gestiti utilizzando rigorose metodologie di selezione degli investimenti estese anche ai comparti previdenziali. In questa ottica, previdenza e sostenibilità possono essere un’accoppiata vincente in quanto sono entrambe orientate al lungo periodo.
Quali input, dal vostro punto di vista, andrebbero forniti a livello governativo per il comparto e per incentivare il risparmiatore (ancora di più) verso la previdenza complementare?
Come diciamo sempre, il governo deve essere il principale promotore della previdenza complementare per evitare che i cittadini italiani si trovino in difficoltà una volta terminata la vita lavorativa. Come può farlo? Semplificando la normativa, aumentando i vantaggi fiscali per gli aderenti e diffondendo in modo chiaro il tema della previdenza attraverso tutti i canali a disposizione, iniziando dalle scuole.
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