Un’età dell’oro per i mercati emergenti: generare alfa grazie ai dati
In che modo gli investitori possono utilizzare l'analisi dei dati per migliorare le loro possibilità di successo nei mercati emergenti?
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Europa o Paesi emergenti, dollaro o euro? Che momento è per le valute mondiali alle prese con un contesto rivoluzionato dal Covid? FocusRisparmio lo ha chiesto a cinque gestori individuando le occasioni a medio termine. “La nostra view sulle valute emergenti resta positiva” ha commentato Joseph Mouawad, gestore del debito emergente di Carmignac, spiegando che “il mix di politiche negli Stati Uniti, insieme alla riapertura delle economie, favorisce un indebolimento del dollaro, la crescita del commercio globale e un aumento dei prezzi delle materie prime. Un dollaro debole, maggiori esportazioni dei mercati emergenti e un aumento dei prezzi delle commodity sono sicuramente fattori positivi per i Brics, e ci aspettiamo che porteranno a una migliore performance del settore valutario di questi paesi”. Ma chi è meglio posizionato?
“Ci aspettiamo che Paesi come Russia, Brasile e Sudafrica registrino miglioramenti nella loro bilancia dei pagamenti. Preferiamo il rublo e il real rispetto al rand, considerando i loro migliori fondamentali macroeconomici e i cicli di rialzo dei tassi di interesse adottati dalle rispettive banche centrali”, spiega Carmignac.
Aaron Hurd, senior portfolio manager currency di State Street Global Advisors prevede, invece, “che il real brasiliano continui a registrare un rally. La valutazione è economica dal punto di vista storico. I rendimenti stanno aumentando rapidamente mentre la banca centrale irrigidisce la sua politica monetaria. Le recenti misure di politica fiscale hanno tolto un po’ di pressione dalle preoccupazioni sul debito. Nel corso di quest’anno l’economia del Brasile dovrebbe riprendersi in scia al rallentamento della crisi di Covid. Apprezziamo il potenziale di rialzo del real, ma lo vediamo anche come un rischio. L’outlook potrebbe rapidamente diventare negativo nel 2022 a causa delle elezioni e degli alti livelli di debito sovrano”.
“Dato il nostro approccio selettivo sulle valute asiatiche, abbiamo una view particolarmente costruttiva sul renminbi, in quanto l’ortodossia fiscale e monetaria della Cina è in contrasto con i vertiginosi livelli di debito dei paesi sviluppati, elementi che permettono a Pechino di poter contare su fondamentali economici più solidi, che spiegano perché il renminbi sia stata una delle valute più forti al mondo dall’inizio della pandemia”, spiega Carmignac. Inoltre, la Cina offre alti tassi di interesse reali di circa il 3% in un contesto in cui tutti i tassi di interesse sono ben al di sotto dell’inflazione e talvolta negativi. “Siamo invece più cauti sulla rupia, dal momento che la politica accomodante della Reserve Bank of India incentrata sul finanziamento del deficit fiscale con bassi tassi di interesse non ci rende molto positivi sulla valuta nel medio termine”. Cita invece la rupia indonesiana Raiffeisen, che vede il Paese trainato “dalle esportazioni di materie prime e con migliori prospettive di crescita”.
Anche per State Street Global Advisors “la rupia presenta alti tassi d’interesse e le prospettive di crescita più elevate tra i mercati emergenti nei prossimi 12-18 mesi, anche dopo le correzioni dovute all’attuale grave crisi di Covid”.
“In molti casi, le bilance dei pagamenti sono più solide perché le importazioni sono diminuite più delle esportazioni. Le esportazioni hanno ricominciato a crescere, a causa della domanda di prodotti industriali o dei prezzi più alti delle materie prime, favorendo le valute” commenta Kieran Curtis, gestore di Aberdeen Standard Investments citando, “la corona ceca, dove l’industria automobilistica ha guidato la ripresa dell’economia e sostenuto le esportazioni. La banca centrale guarda con cautela a un’inflazione più elevata delle attese e sta considerando un aumento dei tassi d’interesse, mentre chiarisce che accoglierà con favore il rafforzamento della valuta per aiutare a mantenere l’inflazione al suo obiettivo”. Altre banche centrali della regione sembrano più favorevoli a una valuta più debole e a bassi tassi d’interesse, anche se le loro industrie manifatturiere hanno visto una certa ripresa.
In linea Lamine Bougueroua, portfolio manager di Union Bancaire Privée (UBP) che guarda alle valute est-europee, come la corona ceca o lo zloty polacco. “Entrambe beneficeranno della velocità con cui si sta portando a termine il piano vaccinale in Europa e dalle conseguenze che si attendono sulla ripresa economica”. Per State Street: “È altamente probabile che l’euro e le valute limitrofe possano sovraperformare quelle dell’universo Bric per i prossimi 2-3 mesi”.
Più a est, State Street Global Advisors cita il rublo. “Le performance della valuta non sono al passo con gli alti prezzi del petrolio; è sostenuta da un debito pubblico e da prospettive fiscali positive e offre alti tassi d’interesse. Ulteriori sanzioni sono un rischio potenziale, ma le recenti sanzioni imposte dagli Stati Uniti non hanno avuto un forte impatto sulle prospettive economiche o finanziarie e sembra che l’Ue
non voglia unirsi agli Stati Uniti nell’implementazione di ulteriori sanzioni finanziarie”.
Nell’universo latino, “ci piace il peso messicano – commenta Kieran Curtis, gestore di Aberdeen Standard Investments – dove una profonda recessione l’anno scorso ha rallentato le importazioni. La ripresa è sostenuta dalle esportazioni grazie al rapido recupero del suo più grande partner commerciale, gli Stati Uniti”. In linea Ubp sul peso, ma anche Martin Marinov, Senior Portfolio Manager di Raiffeisen Capital Management che punta sul peso messicano “per il suo legame più diretto con gli Stati Uniti, l’attraente carry; e la prudente politica fiscale”.
Per Raiffeisen, “tra i mercati più piccoli, l’Egitto offre un rendimento attraente con una volatilità valutaria attesa piuttosto bassa e prospettive di flusso obbligazionario favorevoli”. Anche Lamine Bougueroua, portfolio manager di Union Bancaire Privée (UBP) è lunga sulla sterlina egiziana e poi cita peso dominicano e su tenge kazako.
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