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“Il debito societario denominato in dollari rimane il segmento più interessante del mercato obbligazionario emergente”. L’analisi di Karine Jesiolowski di Ubp
Il debito emergente offrirà buone occasioni di investimento nei prossimi mesi. Ne è convinta Karine Jesiolowski, senior investment specialist di Union Bancaire Privée, secondo cui ci sono fattori ben precisi che potrebbero sostenere le obbligazioni emergenti nei prossimi mesi. “In primo luogo – spiega -, è probabile che l’inasprimento monetario da parte della Fed si interrompa e che nel 2019 i tassi dei Fed funds siano aumentati solo una volta, o forse non lo siano affatto. Allo stesso modo, qualsiasi aumento dei rendimenti a lungo termine sarà probabilmente limitato perché, sebbene l’inflazione statunitense sia aumentata e sia ormai vicina all’obiettivo del 2% della Fed, il rallentamento dell’economia dovrebbe evitare che superi il suo obiettivo. Di conseguenza, è probabile che la forza del dollaro si affievolisca, il che andrà a vantaggio degli emittenti di obbligazioni dei mercati emergenti, rendendo meno costoso il loro debito denominato in dollari”.
Non solo. “Un altro fattore positivo per le obbligazioni emergenti – prosegue l’esperta – è che il divario di crescita tra il mondo sviluppato e i paesi emergenti è destinato ad aumentare ulteriormente, il che naturalmente attirerà capitali verso gli emergenti. Mentre l’attività economica sta rallentando in Europa e negli Stati Uniti, la crescita emergente dovrebbe rimanere relativamente stabile: un’accelerazione in America Latina e in Africa dovrebbe compensare il rallentamento atteso in Cina, e questo rallentamento dovrebbe essere limitato dalle varie misure fiscali e monetarie adottate da Pechino. La Cina e gli Stati Uniti dovrebbero firmare un accordo commerciale relativamente pragmatico, che dovrebbe aiutare i mercati emergenti attenuando il rischio di un forte calo del commercio mondiale”.
Anche i mercati delle materie prime sono destinati a beneficiare di questo contesto, assicura inoltre Jesiolowski. “I prezzi del petrolio e dei metalli di base dovrebbero stabilizzarsi ai livelli attuali, dopo un forte aumento all’inizio del 2019, e potrebbero aumentare leggermente entro la fine dell’anno. Ciò aiuterebbe ulteriormente gli emittenti dei mercati emergenti, che dipendono in larga misura da queste materie prime. Infine, dopo un anno, il 2018, caratterizzato dell’incertezza politica in seguito alle elezioni in diversi grandi paesi emergenti, questo rischio sembra essersi decisamente ridotto nel 2019”.
Nell’ambito del debito emergente, secondo l’esperta, gli investitori devono scegliere tra tre diversi segmenti di mercato: il debito sovrano in valuta locale, oppure il debito sovrano o societario denominato in valuta forte (principalmente in dollari). “Il debito in valuta locale dovrebbe beneficiare del probabile calo del dollaro nei confronti delle valute emergenti – chiarisce -. Tuttavia, questo segmento mostra una scarsa diversificazione ed è relativamente volatile. Di conseguenza, dovrebbe essere considerato solo da investitori con una propensione al rischio relativamente elevata e la flessibilità necessaria per assumere posizioni tattiche a breve termine. Il debito in valuta forte, invece, è meno volatile e gli investitori possono adottare un approccio più strategico, rendendolo una componente centrale dei loro portafogli obbligazionari”.
“Storicamente, le obbligazioni societarie emergenti hanno portato a una minore volatilità e a rendimenti più elevati corretti per il rischio. Negli ultimi cinque anni, il debito societario emergente (in dollari) ha mostrato uno Sharpe ratio di 0,93 (rendimento del 4,9% e volatilità del 4,1%), mentre lo Sharpe ratio del debito sovrano emergente è stato di 0,78 (rendimento del 5,4% e volatilità del 5,5%). Per questo motivo il debito societario denominato in dollari rimane il segmento più interessante del mercato obbligazionario emergente in una prospettiva a lungo termine”, conclude Jesiolowski.