Al Salone del Risparmio la conferenza “Digital asset: tra sperimentazione e regolamentazione” affronta il tema della distributed ledger technology, in grado di rivoluzionare asset e wealth management
I digital asset non sono più una prospettiva esotica e lontana, né una nicchia riservata agli appassionati di criptovalute, ma una frontiera tecnologica in grado di cambiare in maniera dirompente il mondo del risparmio gestito e del wealth management. Al tema è stata dedicata, nella seconda giornata del Salone del Risparmio 2022, la conferenza “Digital asset: tra sperimentazione e regolamentazione”.
Del resto, il libro Verde “La competitività dei mercati finanziari italiani a supporto della crescita”, sul quale il Mef ha aperto una consultazione a febbraio, individua tra le aree di possibile intervento a supporto della crescita proprio la valorizzazione del digitale. E in Europa si sta già lavorando a una cornice di norme per l’introduzione del regime pilota Dltv (distributed ledger technology).
“La Dlt – tecnologia di registro distribuito alla base di blockchain e cryptovalute – ha un potenziale dirompente. Molto più dirompente delle cryptocurrency che oggi hanno un’importanza residuale”, ha dichiarato in apertura dei lavori Giovanni Sandri, Presidente del Comitato Digital Finance di Assogestioni e Country Head di BlackRock in Italia. Il Comitato Digital Finance è stato creato da Assogestioni a inizio 2021 per monitorare quello che sta accadendo a livello digitale nel risparmio gestito e nel wealth management.
Sugli asset digitali, l’Europa è già in movimento: c’è infatti un blocco di proposte legislative che si inserisce nella Digital Financial Strategy dell’Ue e che si compone di tre regolamenti: il Micar, che introduce una disciplina specifica del mercato dei cryptoasset diversi dagli strumenti finanziari, il Pilot, che riguarda le infrastrutture, e permetterà alle autorità nazionali di sperimentare le funzioni di trading e post-trading di asset digitali su un’unica piattaforma, e il Dora sulla cybersecurity, che ha l’obiettivo di innalzare gli standard di sicurezza cibernetica del mercato finanziario dell’Unione. “L’obiettivo dell’Unione europea è molto sfidante: promuovere innovazione e al contempo proteggere l’investitore finale”, ha spiegato Sandri, aggiungendo che si tratta di un equilibrio non facile, “perché quando si parla di tecnologia non si parla di una cosa sola ma di tanti aspetti diversi, senza considerare che si tratta di un moving target in continua trasformazione, e per di più affrontato in maniera frammentata”.
Ma per il Comitato la priorità oggi è proprio la Distributed ledger technology, sottolinea Sandri. “Riteniamo che la Dlt possa avere il maggior potenziale per innovare il modo in cui operiamo”. Il country manager di V
Blackrock ha spiegato il concetto di DeFi, cioè decentralized finance, che comporta un ridisegno dei modelli cui siamo abituati da decenni. Ora adottiamo un modello intermediato, con un garante centrale. La Dlt può essere disruptive perché introduce un approccio peer to peer”. Il Comitato Digital Finance sta approfondendo il tema, ha spiegato Sandri, e entro l’autunno pubblicherà “un position paper su potenziale, rischi e limiti di questa tecnologia”. Inoltre, ha messo in piedi dei laboratori, con otto gruppi di lavoro che stanno sperimentando questa tecnologia. “Non si possono affrontare queste tematiche in teoria”, spiega Sandri.
Un contesto normativo in accelerazione
Paolo Ciocca, Commissario Consob
L’Italia, in questo contesto, è posta di fronte a un’enorme opportunità, ma non deve perdere tempo e deve intervenire rapidamente per dotarsi di un contesto normativo adeguato. “Siamo a uno snodo centrale. O ora, o mai più”, ha affermato Paolo Ciocca, Commissario Consob, all’inizio del suo intervento. “Sui regolamenti Micar e Pilot la discussione procede abbastanza velocemente, anche se i tempi di entrata in vigore sono lunghi perché coinvolgono un meccanismo complesso che impone la negoziazione con il regolatore, l’Esma”. Il Pilot, spiega Ciocca, è già in fase di decollo, ma per ora è destinato a una sperimentazione degli asset su infrastrutture tradizionali. Ed è arrivato l’accordo politico sul Dora, il regolamento sulla parte di cybersecurity, che doterà l’Europa di “un disegno di sicurezza molto più ordinato e meno frammentato di quello Usa, che ci darà un importante vantaggio strategico”, prosegue Ciocca.
Il punto chiave di queste tecnologie, è che per partire serve una cornice regolamentare. Per questo, Ciocca ha scomodato Martin Luther King per esprimere i suoi auspici: “I have a dream: il mio sogno è che l’Italia possa anticipare a livello nazionale i contenuti di Micar e Pilot, perché altri sono già partiti con le sperimentazioni. E allargare la sandbox italiana”, che consente agli operatori fintech di sperimentare per un periodo di tempo limitato prodotti e servizi tecnologicamente innovativi nel settore bancario, finanziario e assicurativo. “Dobbiamo allargare la sandbox italiana per anticipare Micar sul front end e per creare un ambiente di sviluppo della DeFi, per fare sperimentazione da subito su tutte le questioni – per esempio compliance e vigilanza all’interno di tokenization – e per spingere sulla sicurezza. “Senza sicurezza non c’è fiducia nella finanza digitale”, e non basterà la cybersecurity, ma ci dovrà essere sicurezza anche sul bias algoritmico, aggiunge Ciocca.
A che punto siamo in Europa
Il quadro che si delinea è promettente ma ci sono ancora molti passaggi da fare, spiega Vittorio Tortorici, Policy and Regulatory Development Expert del Mef. “Le due proposte gemelle Micar e Pilot sono in dirittura d’arrivo. Pilot entrerà in vigore nella prima metà del 2023 ma copre solo la questione del mercato secondario per lo scambio di titoli, non aspetti di tokenizzazione, cioè di emissione di strumenti finanziari tokenizzati, perché per i vincoli intrinseci del diritto europeo si tratta di aspetti lasciati ai legislatori nazionali”. Alcuni Paesi sono partiti: per esempio, la Francia è stata la prima a introdurre previsioni normative per la tokenizzazione degli strumenti finanziari. In Italia, “il Mef sta lavorando con le autorità per definire la cornice legislativa di strumenti finanziari tokenizzati”, con l’idea di introdurre in tempi rapidi una sperimentazione e poi sviluppare le regole adeguate alle nuove tecnologie.
Sul fronte che riguarda le opportunità dei digital asset per il risparmio gestito, “in Europa tra i primi a muoversi c’è stato il Lussemburgo, che con un approccio molto concreto già dal 2020 si è dotato di una normativa una normativa e ha oggi sei operatori autorizzati, e a fine 2021 aveva almeno un fondo attivo”, spiega Andrea Laurenti, Partner di PwC.
E l’Italia? Secondo Laurenti si sta muovendo al passo con grandi Paesi come Francia e Germania. “Molto importante il laboratorio promosso da Assogestioni, perché vediamo che l’industry si sta muovendo con interesse per arrivare ad abbracciare queste innovazioni”. Internalizzare tali tecnologie non sarà facile, e sarà un’opzione probabilmente accessibile solo ai grandi operatori, prosegue Laurenti, convinto che su questo fronte si svilupperanno soprattutto i servizi dei provider esterni. “Ma quello che suggeriamo alle Sgr è di internalizzare le competenze. I digital asset non sono solo un tema tecnologico, ma una questione trasversale che impatta aspetti contabili, fiscali, di gestione dei rischi, eccetera: servono gruppi di lavoro con competenze multidiciplinari per affrontare questa nuova sfida, perché queste soluzioni potrebbero diventare il nostro business di domani”.
Esperienze e obiettivi degli operatori
Tra gli operatori che hanno chiesto accesso alla sandbox italiana c’è anche Banca Mediolanum, come spiega l’Head of Innovation dell’istituto, Demetrio Migliorati, in una tavola rotonda moderata da Roberta D’Apice, Direttore Affari Legali Assogestioni. “Il nostro obiettivo all’interno di questa sandbox è di fare una sperimentazione end-to end del processo, cercare di impiegare tutta la tecnologia a disposizione in tutti gli aspetti, all’interno dei vari momenti della gestione di quote tokenizzate, dalla nascita alla vendita della quota. Questa logica dovrebbe rendere evidente tutti i passaggi e i benefici dell’impiego di questa tecnologia per il cliente finale”.
Generali Investments ha investito in Francia su blockchain Ethereum, comprando per 500mila euro quote tokenizzate di un bond emesso dalla Bei. “È stato un esperimento per testare queste nuove tecnologie, in particolare la blockchain su digital asset, che crediamo possano portare benefici in termini di efficienza, trasparenza, tempi di esecuzione”, commenta Edoardo Maestri, Head of Innovation & Transformation di Generali Investments. “Questo esperimento ha coinvolto tutta la nostra value chain e ci ha permesso innanzitutto di acquisire competenze, ma anche di apprezzare vantaggi e limiti di queste soluzioni”, afferma Maestri. Il limite principale, prosegue, “è il contesto regolamentare ancora in divenire e il fatto che ci siano difformità tra Paesi che hanno fatto passi avanti e Paesi in cui c’è ancora strada da fare”. Maestri sottolinea inoltre che per avere pieni benefici è necessario che la blockchain utilizzi valute digitali, e che anche alcuni aspetti tecnici – per esempio i vincoli della privacy nell’onboarding del cliente sulla blockchain – possono costituire un freno.
Le prospettive sono comunque promettenti. “I digital asset costituiscono un’ampia gamma di asset class, non dobbiamo pensare solo al bond della Bei”, ammonisce Marco Monaco, Strategic Project Director EMEA di Consensys. “Noi stiamo accompagnando molti istituzionali nel mondo della DeFi e riscontriamo un forte interesse in tante tipologie di Digital Asset, non solo per quelle più conosciute ma anche altre: come la tecnologia degli Nft, che non inquadra una categoria di asset in particolare ma qualsiasi tokenizzazione di asset non fungibile nei campi più disparati, dall’arte allo sport”. .
Le sfide sono moltissime, e anche le opportunità. Per questo motivo, Roberta D’Apice ha chiuso la conferenza formulando l’auspicio che “l’iniziativa di sperimentazione del Comitato Digital di Assogestioni possa contribuire alla competitività del Sistema Paese e all’efficienza del mercato in tutti gli anelli della catena di creazione del valore”.
Il presidente dell'Associazione: “Puntare sul capitale umano significa lavorare per costruire performance future solide e resilienti”. Colao: “La sfida è promuovere un'innovazione buona”. Botsman: “La fiducia è la moneta più preziosa che abbiamo”
Rachel Botsman, Trust Expert e Author Lecturer della Oxford University, sarà keynote speaker della plenaria di apertura del dodicesimo Salone del Risparmio. FocusRisparmio l’ha incontrata per un’anticipazione dei temi che apriranno l’evento simbolo dell’industria italiana del risparmio gestito
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