Larry Fink: la guerra uccide la globalizzazione e spinge le valute digitali
Il numero uno di BlackRock scrive agli investitori sulle conseguenze del conflitto in Ucraina. Nel breve la transizione energetica rallenterà. Allarme inflazione
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Un conto da un miliardo di dollari, ma che non preoccupa quanto la spirale di rischi in cui è entrata l’economia globale. L’allarme arriva da uno degli uomini più ascoltati di Wall Street, Jamie Dimon, presidente e amministratore delegato di Jp Morgan, che nella consueta lettera agli azionisti tratteggia un quadro a tinte fosche e mette in guardia gli investitori sull’alta volatilità che caratterizzerà mercati.
“Non siamo preoccupati per la nostra esposizione diretta alla Russia, anche se potremmo comunque perdere circa un miliardo di dollari nel tempo. Ma stiamo monitorando attivamente l’impatto delle sanzioni in corso e la risposta della Russia, preoccupati anche per gli effetti secondari e collaterali su così tante aziende e Paesi”, scrive Dimon, chiarendo dunque quale sia l’esatta esposizione verso Mosca della più grande banca Usa per asset.
Il manager esplicita il suo timore sul fatto che potrebbero essere aggiunte molte altre sanzioni, le quali potrebbero aumentare drammaticamente e in modo imprevedibile il loro effetto. “Insieme all’imprevedibilità della guerra stessa e all’incertezza che circonda le catene di approvvigionamento delle materie prime globali, ciò crea una situazione potenzialmente esplosiva”, afferma.
Ma soprattutto, per il numero uno di Jp Morgan, gli Stati Uniti si trovano ora a dover far fronte a una combinazione di rischi potenzialmente senza precedenti. “Tre forze condizioneranno probabilmente il mondo nel corso dei prossimi decenni: l’economia americana in ripresa dalla pandemia Covid; l’elevata inflazione che inaugurerà l’era di aumenti dei tassi; e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia con la conseguente crisi umanitaria in atto”, chiarisce Dimon.
“Ognuno di questi tre fattori menzionati è unico: la ripresa incredibile dal Covid scatenata da stimoli incredibili; la probabile necessità di alzare velocemente i tassi e ritirare rapidamente il Qe, la guerra in Ucraina e le sanzioni contro la Russia”, prosegue Dimon, secondo cui tutti insieme questi fattori “rappresentano circostanze completamente diverse rispetto a quelle che abbiamo vissuto in passato. E la loro convergenza potrebbe aumentare in modo drammatico i rischi che ci aspettano”.
“Sebbene sia possibile, e lo speriamo, che tutti questi eventi si concludano in modo pacifico, dobbiamo tenerci pronti a esiti potenzialmente negativi”, mette quindi in guardia il manager, sottolineando che “l’America deve tenersi pronta alla possibilità di una guerra duratura in Ucraina dalle conseguenze imprevedibili. Dovremmo prepararci al peggio, sperando nel meglio”.
Intanto, gli economisti della banca hanno rivisto al ribasso tutte le loro proiezioni. “Prevediamo che le conseguenze della guerra e delle relative sanzioni ridurranno il Pil della Russia del 12,5% entro la metà dell’anno”, annuncia infatti Dimon, sottilineando che la flessione sarà dunque peggiore rispetto alla contrazione del 10% subita nel 1998, ai tempi del default.
Ma le ripercussioni dell’aggressione di Putin non risparmieranno nessuno. Per gli analisti di Jp Morgan, l’Eurozona, che più di tutti dipende da Mosca per petrolio e gas, vedrà una crescita del Pil di circa il 2% nel 2022, invece del 4,5% stimato dagli economisti appena sei settimane fa. L’economia a stelle e strisce, invece, crescerà del 2,5%, contro il +3% stimato in precedenza. “Ma avverto che queste stime si basano su una visione abbastanza statica della guerra in Ucraina e delle sanzioni ora in vigore”, precisa Dimon.
In tutto questo si inserisce la banca centrale americana e il suo piano di stretta monetaria. Il top manager mette in guardia gli investitori sulla possibilità di “mercati volatili”, affermando di “non invidiare” la Fed per quello che deve fare. “Più forte è la ripresa, più alti i tassi di interesse”, spiega Dimon, paventando l’ipotesi che Powell possa aumentare il costo del denaro più delle attese del mercato.
L’attuale ciclo di rialzi, scandisce, “non è in nessun modo tradizionale”. “La nostra banca è preparata per un drastico aumento dei tassi di interesse e per mercati più volatili”, aggiunge, osservando che se la Fed farà “le cose giuste, possiamo avere anni di crescita e l’inflazione alla fine comincerà a diminuire”. In ogni caso, questo processo causerà mercati molto volatili. Ma, per Dimon, Powell non dovrebbe preoccuparsi della volatilità dei mercati a meno che non influiscano sull’economia reale: “Un’economia forte ha la meglio sulla volatilità del mercato”.
“Una cosa che dovrebbe fare, e sembra aver fatto, è esentarsi (darsi la massima flessibilità) dall’aumentare i tassi di soli 25 punti base e farlo secondo un programma regolare. E mentre possono annunciare come intendono ridurre il bilancio, dovrebbero essere liberi di modificare questo piano in un attimo per affrontare gli eventi reali nell’economia e nei mercati. Una Fed che reagisce con forza ai dati e agli eventi in tempo reale creerà alla fine più fiducia”, conclude il numero uno di Jp Morgan.
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