L’imminente stop al dividendo affossa le banche
Sugli istituti di credito pende la spada di Damocle dei crediti in sofferenza. Domani potrebbe arrivare la richiesta della Bce di non distribuire cedole agli azionisti. Giù le banche quotate
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Ben 108,1 miliardi di dollari di dividendi in meno. Per gli azionisti il conto del Covid è salatissimo e, tra le società che hanno preferito tenere i soldi in cassa e gli inviti delle autorità a tenere sotto controllo cedole e remunerazioni, il 2020 fa registrare una riduzione di quasi un quinto delle distribuzioni, mettendo a segno una contrazione trimestrale che non si vedeva dalla Grande Crisi del 2008. A rivelarlo è l’ultimo Janus Henderson Global Dividend Index, stando al quale nel corso dell’anno è prevista un’ulteriore flessione.
Nel dettaglio, i versamenti complessivi sono scesi a 382,2 miliardi di dollari, il dato totale più basso per il secondo trimestre dal 2012, e a un calo complessivo del 22% è corrisposta una flessione del 19,3% su base sottostante. Da segnalare che, nel secondo trimestre, oltre un quarto delle società (il 27%) ha tagliato i dividendi e più della metà li ha cancellati del tutto.
Ma non tutti hanno sofferto in egual modo. Gli esperti segnalano infatti che la diminuzione è stata tutt’altro che omogenea. Nel Nord America ad esempio, dove le società canadesi si sono rivelate particolarmente resilienti, non è stata registrata alcuna riduzione. Le regioni più colpite sono state invece l’Unione Europea e il Regno Unito, dove i versamenti sono diminuiti di due quinti su base sottostante. Il secondo trimestre si è rivelato particolarmente difficile per la Francia, il maggior pagatore di dividendi in Europa, che ha visto le distribuzioni totali scendere al livello più basso da almeno un decennio a questa parte, anche se nel corso del 2020 si assisterà a un parziale recupero.
Diametralmente opposta la situazione in Svizzera, dove i pagamenti sono rimasti pressoché invariati anno su anno. In Asia la contrazione più consistente si è registrata in Australia, dove si prevede un nuovo peggioramento nel terzo e quarto trimestre, mentre il Giappone è stato relativamente immune al fenomeno. A livello settoriale, le società sanitarie e delle comunicazioni non hanno attuato tagli, mentre le distribuzioni nella finanza e nei beni voluttuari si sono rivelate particolarmente vulnerabili.
Janus Henderson ha quindi rivisto lo scenario migliore e quello peggiore per il 2020 alla luce dei dati del secondo trimestre: il range di risultati possibili si è ridotto rispetto al calo sottostante compreso tra il -15% e il -35% stimato tre mesi fa in un contesto molto più incerto. Attualmente lo scenario migliore prevede una flessione dei dividendi del 19% nel 2020 su base sottostante che corrisponde a un calo complessivo del 17% (pagamenti pari a 1.180 miliardi di dollari in totale nel migliore dei casi). Nello scenario peggiore si assisterebbe invece a un calo sottostante del 25%, corrispondente a un ribasso complessivo del 23%. In tal caso, le distribuzioni a livello globale sarebbero pari a 1.100 miliardi di dollari in totale. Ciò significa non solo una diminuzione dell’incertezza, ma anche un miglioramento della stima intermedia di due punti percentuali. Restando fermo il fatto che il 2020 sarà l’anno peggiore quantomeno dalla crisi finanziaria globale.
“La maggior parte delle aziende europee effettua distribuzioni solo una volta all’anno nel secondo trimestre, quindi la cancellazione di un dividendo ha un impatto molto consistente sul totale annuo; d’altro canto nel 2021 si assisterà a un rimbalzo in Europa – chiarisce Jane Shoemake, direttore degli investimenti, Global Equity Income -. Quanto al Regno Unito, la ripresa sarà di minore entità poiché diverse società, non da ultimo i giganti petroliferi Shell e BP, hanno colto l’occasione per rivedere al ribasso i rispettivi pagamenti di dividendi in modo permanente. È in questi casi che si apprezzano i vantaggi di un approccio diversificato a livello globale all’income investing”.
“In alcuni casi le distribuzioni sono state solo posticipate. Già ora determinate società stanno ripristinando i dividendi, nonostante un ampio margine di incertezza. In certi casi i dividendi rinviati saranno distribuiti in toto, in altri i pagamenti saranno inferiori e non mancheranno cancellazioni definitive – prosegue Shoemake -. Resta da vedere cosa accadrà negli Stati Uniti e in Canada nel quarto trimestre, quando le società stabiliscono il dividendo annuale. I segnali registrati sinora lasciano presagire che in Nord America i tagli saranno meno marcati rispetto a Unione Europea, Regno Unito e Australia, dati i payout ratio contenuti e la capacità delle società di assorbire gran parte dello shock tramite la riduzione dei riacquisti di azioni proprie. Riteniamo tuttora che il Giappone, l’Asia e alcuni mercati emergenti saranno meno colpiti, ma non escludiamo una reazione ritardata che frenerà la crescita nel 2021”.