Eurozona, l’inflazione concede una tregua. Ma non alla Bce
A marzo prezzi in frenata al 6,9%, sui minimi da 13 mesi. Ma sale il dato core. S&P: “A maggio nuovo aumento dei tassi”
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Dopo il goal della Fed, riuscita contemporaneamente a tagliare i tassi e a rassicurare i mercati grazie a una linea meno hawkish del previsto, la palla passa a Francoforte da cui i mercati attendono da tempo indicazioni sull’inevitabile avvio della stretta monetaria.
Se infatti è vero che politiche monetarie divergenti sulle due sponde dell’Atlantico non convengono né all’Europa né agli Usa e che l’inflazione preme, Jerome Powell, con i suoi toni accomodanti, ha regalato a Christine Lagarde e colleghi un po’ di tempo per vederci ancora meglio. Occasione immediatamente sfruttata dal capo economista dell’Eurotower, Philip Lane, che nel corso di un evento organizzato dal Bruegel, think tank di Bruxelles, ha spiegato che fare previsioni sul quando la stretta partirà è complicato e, forse, ha anche poco senso, come sottolineato qualche ora prima dal collega italiano, Fabio Panetta, in un’intervista alla Stampa.
“C’è un altro anno di un’inflazione che si attende avere uno slancio al di sopra degli obiettivi. Dopo la dinamica dell’inflazione sarà di circa il 2%”, ha chiarito Lane. “E’ improbabile che l’economia si stabilizzi rapidamente in un nuovo stato di equilibrio stazionario neutro”, ha aggiunto, puntualizzando che dunque “non è così facile prevedere una normalizzazione”, viste le considerevoli incertezze sull’inflazione e sull’impatto economico della guerra Russia-Ucraina. In particolare per quanto riguarda il balzo dei prezzi dell’energia dall’estate del 2021 in poi che, per Lane, rappresenta un grave shock macroeconomico per l’Eurozona.
“In termini di un orientamento generale è chiaro, lo sappiamo, che a un certo punto muoveremo i tassi non solo una volta ma di più ma è molto complicato fare previsioni”, ha dunque affermato il capo economista e membro del comitato esecutivo della Bce. Il nodo della normalizzazione “non è l’unico tema, abbiamo avuto choc ciclici che determineranno il passo e la velocità della normalizzazione – ha evidenziato -, e stiamo vedendo un cambiamento nelle condizioni di finanziamento”, ma “questo non avviene nottetempo”.
Stessa linea, appunto, del collega italiano, secondo cui l’andamento del Pil nel primo trimestre riflette solo parzialmente lo shock bellico. “Per avere un quadro chiaro dobbiamo aspettare il dato del secondo trimestre. La politica monetaria è guidata dai dati. Non possiamo decidere senza averli visti”, ha avvertito Panetta, chiarendo che la Bce deve essere cauta e consapevole di ciò che può fare ma anche di ciò che non può fare. “Possiamo e dobbiamo evitare che l’inflazione si radichi nell’economia, trasformando l’aumento dei prezzi che noi stimavamo temporaneo in un fenomeno strutturale e permanente. Reagiremmo con decisione, ad esempio, se osservassimo un deterioramento delle aspettative di inflazione o aumenti salariali incoerenti con il nostro obiettivo di inflazione del 2% nel medio termine. Non vi è chiara evidenza che stia succedendo, ma non possiamo ignorare i rischi”, ha spiegato.
“Non fa una gran differenza se agiremo due o tre mesi prima o dopo. Ciò che conta è il segnale, la direzione di marcia. E quella l’abbiamo indicata, dicendo che nelle prossime settimane decideremo quando terminare gli acquisti netti di titoli nel terzo trimestre. Poi decideremo sui tassi e potremmo decidere di concludere la fase di tassi negativi”, ha concluso l’economista italiano.
Intanto, mentre al di là della Manica la Bank of England ha deciso di seguire le orme della Fed, alzando per la quarta volta i tassi di un quarto di punto all’1%, il livello più alto dalla crisi finanziaria, i mercati sembrano apprezzare la scelta di Jerome Powell.
“La Federal Reserve è riuscita a varare il più grande rialzo dei tassi dal 2000 e allo stesso tempo sorprendere le aspettative del mercato con una certa dose di atteggiamento da colomba”, commenta infatti Allison Boxer, Us economist di Pimco, stando alla quale la notizia principale della conferenza stampa è stata il no all’ipotesi di un rialzo di 75 punti base che i mercati avevano iniziato a prezzare. “Ha anche riconosciuto che l’istituto centrale statunitense dovrà essere agile nel destreggiarsi con i dati in arrivo. Il che è coerente con la nostra visione che prevede la continuazione di un ritmo spedito di rialzi dei tassi mentre la Fed sfrutterà l’estate per invertire rapidamente i tagli dell’era pandemica, ma alla fine dovrà essere agile nel governare i rischi al ribasso per la crescita”.
“Continuiamo a pensare che, alla fine, la Fed aumenterà i tassi meno delle aspettative del mercato, ma per ora è probabile che la sua posizione rimanga invariata, dato il forte stallo del mercato del lavoro e le dinamiche inflazionistiche – afferma Salman Ahmed, global head of macro and strategic asset allocation di Fidelity International -. L’anno scorso la Fed ha commesso un errore politico lasciando che l’inflazione andasse fuori controllo e, di conseguenza, potrebbe scegliere di percorrere una strada sempre più restrittiva nel tempo, cercando nel frattempo di bilanciare il percorso di inasprimento senza creare una recessione accidentale. Per quanto riguarda l’asset allocation, rimaniamo cauti data la posizione generale ostile della Federal Reserve”.
“Nonostante questa mossa, crediamo ancora che la Fed (e altre banche centrali) debbano ancora raggiungere il picco di un atteggiamento da falco – avverte Jason England, global bonds portfolio manager di Janus Henderson -. Questo attuale attacco di inflazione, a nostro avviso, ha troppe fonti imprevedibili per essere semplicemente gestito aumentando i tassi in modo guardingo. Le dislocazioni dell’offerta legate alla pandemia, un’economia in crescita, l’accelerazione della deglobalizzazione, la guerra in Ucraina e la quantità storica di liquidità creata dal nulla dalle banche centrali del mondo per attutire il colpo di quella che si è rivelata essere la breve recessione, hanno tutti contribuito alla storica corsa al rialzo dei prezzi in gran parte dell’economia globale”.
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