La Bce porta i tassi sui depositi allo 0,5%, fa ripartire gli acquisti per 20 miliardi al mese e soccorre le banche. Le Borse approvano, rally dei bond
E “whatever it takes” fu anche questa volta. La Bce guidata da Mario Draghi ha infatti annunciato un taglio dei tassi sui depositi di 10 punti base, al -0,5% (invariati quello principale a 0% e quello sui prestiti marginali a 0,25%), un riavvio degli acquisti di asset, il cosiddetto QE2, a partire da novembre per 20 miliardi di euro al mese, e un nuovo maxi-prestito Tltro a tre anni. Insomma, prima di lasciare la poltrona a Christine Lagarde (che a questo punto ha la strada molto ben segnata) Super Mario ha scelto di attuare tutte le misure in suo potere, anche se non alla massima potenza, per soccorrere l’economia dell’Eurozona.
Quanto alla cosiddetta forward guidance, Francoforte ha tranquillizzato ancora il mercato spiegando che “si aspetta che i tassi di interesse chiave della Bce rimangano ai loro livelli attuali o inferiori fino a quando non si vedranno le prospettive di inflazione convergere saldamente a un livello sufficientemente vicino, ma inferiore al 2% nel suo orizzonte di proiezione”. Ed è proprio quell’avverbio utilizzato, “saldamente”, che piace gli addetti ai lavori.
La decisione presa oggi con il pacchetto di misure della Bce riflette un’inflazione che continua ad essere al di sotto dell’obiettivo del 2%, e “le informazioni in arrivo indicano una debolezza dell’economia dell’Eurozona più protratta, importanti rischi al ribasso e un’inflazione debole”, ha spiegato Draghi in conferenza stampa, aggiungendo che la banca centrale ha abbassato a 1,1% la stima di crescita dell’Eurozona per il 2019, e a 1,2% quella per il 2020, confermando un +1,4% per il 2021. “Lasciatemi dire che c’è stata unanimità su un fatto, e cioè che la politica di bilancio dovrebbe divenire il principale strumento” di stimolo all’economia dell’Eurozona, ha però sottolineato.
Quanto al quantitative easing, erano tanti gli operatori a non credere in una ripresa del piano a breve. Ma Draghi ha sorpreso e ha fatto sapere che gli acquisti di bond decisi oggi “dureranno tutto il periodo necessario a rafforzare l’impatto accomodante dei tassi” e il che consiglio direttivo si aspetta che “finiscano poco prima rispetto a quando la Bce inizierà ad alzare i tassi”. La mancanza di una data di scadenza prefissata rende dunque ancora più gradita la misura, che per il suo ammontare poteva generare qualche delusione, e lascia spazio di manovra alla prossima numero uno dell’Eurotower in caso di necessità.
Nel consiglio direttivo della Bce “non c’è stato alcun desiderio” di cambiare i limiti ai bond di ciascun Paese acquistabili tramite il QE, perché “c’è sufficiente spazio di manovra” per portare avanti gli acquisti annunciati oggi, ha voluto sottolineare Draghi, aggiungendo che il pacchetto di misure “è adeguato per rinsaldare le aspettative d’inflazione”.
Infine, le banche. Francoforte ha lanciato un nuovo maxi-prestito a lungo termine agli istituti dell’Eurozona, allungando la scadenza da due a tre anni e prevedendo tassi più bassi per quelli che prestano al di sopra di un certo livello. Non solo: il consiglio direttivo ha stabilito anche un sistema a due livelli per i tassi applicati ai depositi delle banche, oggi scesi a -0,5%, attraverso il quale una parte dei depositi sarà “esentata dal tasso negativo sui depositi”. Misura che serve per attutire l’impatto dei tassi negativi sui margini d’interesse delle banche.
Il menu illustrato da Draghi ha subito soddisfatto i mercati. A Piazza Affari, il Ftse Mib ha immediatamente accelerato guadagnando lo 0,7% a 22.049 punti mentre lo spread butp-bund toccato quota 139 punti base, per la prima volta da maggio del 2018. La decisione di riavviare il QE ha poi messo le ali ai bond sovrani europei, i cui rendimenti sono tutti in calo. Il Btp decennale italiano ha toccato un minimo storico dello 0,75%. Il rendimento del bund è sceso di 8 punti base e si assesta a -0,645%, quello dell’Oat francese scende di 11 punti base a -0,378%, i bonos spagnoli sono arretrati di 10 punti base con un rendimento in calo allo 0,146%, i titoli di stato portoghesi sono scesi di 10 punti base allo 0,156%, quelli greci di 11 punti base con un rendimento in calo all’1,51%. Anche l’euro è andato giù dopo le misure di stimolo annunciate. La moneta europea è scivolata fino a 1,0954 dollari.
Non poteva mancare poi la reazione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ormai non perde una mossa di Draghi per poter bacchettare il presidente della Fed, Jerome Powell. “La banca centrale europea, agendo rapidamente, taglia i tassi di 10 punti base. Stanno tentando, e con successo, di svalutare l’euro contro il dollaro molto forte, danneggiando l’export Usa. E la Fed sta seduta, seduta e seduta. Loro sono pagati per prestare denaro, mentre noi stiamo pagando gli interessi”, ha twittato Trump.
“Con l’avvicinarsi della conclusione del mandato di Draghi a fine ottobre, la Bce è riuscita a sorprendere il mercato con un nuovo pacchetto aggressivo di misure di alleggerimento, giustificato dal recente indebolimento delle prospettive di crescita e di inflazione”, commenta Silvia Dall’Angelo, senior economist, Hermes Investment Management, secondo cui però mentre i mercati stanno apprezzando, l’impatto sull’economia reale delle misure annunciate resta incerto. “I tassi negativi – avverte l’esperta – pesano sulla redditività delle banche e potrebbero quindi avere conseguenze controproducenti per l’accesso al credito. Essi potrebbero anche rafforzare in modo ambiguo gli incentivi al risparmio per le famiglie che devono far fronte a passività future fisse, zavorrando di conseguenza i consumi. Inoltre, l’alleggerimento quantitativo può essere controverso: probabilmente soffre di rendimenti marginali in calo (dato che i rendimenti a lungo termine sono già bassi) e può avere effetti distributivi negativi”.
Quello che è certo, per la Dall’Angelo, è che il pacchetto della Bce sottolinea l’impegno inequivocabile dell’Istituto di Francoforte, anche se “è giunto il momento che altri responsabili politici prendano il testimone dalla Bce e attuino una spesa fiscale mirata, approfittando di condizioni monetarie più favorevoli e di riforme strutturali. La sfida passa adesso alla nuova Commissione europea e ai governi nazionali in Europa”, conclude l’esperta.
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