La decarbonizzazione passa dall’idrogeno
L'idrogeno è la fonte energetica del futuro. E prenderà il sopravvento nel corso di un decennio. Per cavalcarne l'ascesa si può puntare su titolo come Air Liquide, Linde e Snam
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La decarbonizzazione, e i target ambiziosi previsti dall’Unione Europea, porteranno a giudizio degli esperti di Refinitiv Carbon Reasearch a un raddoppio del prezzo delle quote di emissione di carbonio scambiate sul mercato Ets Ue entro il 2030 (ovvero da 30 euro circa a tonnellata a poco meno di 60 euro).
Il sistema di scambio di quote di emissione dell’Unione Europea (ETS UE) è il primo mercato mondiale della CO2 e, ancora oggi, il più esteso e opera secondo il principio della limitazione e dello scambio delle emissioni. In concreto è fissato un tetto alla quantità totale di emissione dei gas serra da parte degli impianti che rientrano nel sistema (11mila impianti ad alto consumo di energia e compagnie aeree di 31 Paesi Ue) e questa soglia si riduce nel tempo. Se quindi una società le proprie emissioni, può mantenere le quote inutilizzate per coprire il fabbisogno futuro o venderle. A fine anno, infatti, le aziende devono restituire un numero di quote sufficiente a coprire le loro emissioni per non essere multate. È questo il quadro entro cui occorre considerare le stime di Refinitiv Carbon Reasearch al 2030 su cui Focus Risparmio ha interpellato gli esperti per capire come trarre vantaggio dallo scenario.
“Se i responsabili politici dovessero fissare il prezzo della CO2 a 100 dollari per tonnellata, le 40 GT di CO2 che il mondo emette ogni anno rappresenterebbero un’opportunità pari a 4 trilioni di dollari per le aziende di cattura del carbonio. Una cifra che sembra mostruosa ma basta considerare che in effetti rappresenta solo il 5% dell’economia globale ed è certamente inferiore ai quasi 70 trilioni di dollari di danni che l’economia subirebbe altrimenti a fronte di un vero e proprio disastro climatico” nota in merito Giovanni Cuniberti Responsabile Consulenza fee-only Gamma Capital Markets che poi sottolinea: “gli esperti affermano che la speranza di evitare un cambiamento climatico catastrofico risiede nelle tecnologie di cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio sostenendo che il prezzo del carbonio, la tecnologia CCSU e le politiche devono essere tali da renderle più redditizie
“Nel sistema di scambio di quote di emissioni dell’UE (ETS), il prezzo per tonnellata di CO2 è più che triplicato negli ultimi due anni. Infatti, per la prima volta in quasi 15 anni di esistenza, il mercato del carbonio sta facendo proprio quello per cui è stato creato: fornire un incentivo economico al cambiamento. Ogni anno le aziende devono comunicare le proprie emissioni e rilasciare la corrispondente quantità di quote di emissione. Se restano a corto di quote, devono rivolgersi al mercato e acquistarne qualcuna dalle aziende in avanzo – o pagare una multa salata. Negli ultimi anni, l’UE ha scelto di eliminare gradualmente l’assegnazione gratuita di quote, di accelerare il ritmo con cui il tetto complessivo viene ridotto nel tempo e di implementare una “Riserva di stabilità del mercato” per far fronte a temporanei squilibri tra domanda e offerta. Tre riforme che hanno certamente contribuito alla recente impennata del prezzo del carbonio. Più a lungo termine, se l’obiettivo dell’accordo di Parigi per il 2050 avrà una qualche possibilità di essere raggiunto, il carbonio deve evidentemente essere scambiato ad un prezzo (molto) più alto” ricorda il team di Decalia che poi aggiunge: “In questo contesto, le aziende che vendono energia pulita ne trarranno vantaggio in quanto saranno in grado di monetizzare le loro quote di emissioni di carbonio. Le aziende di energia idroelettrica, ad esempio, che detengono concessioni pluriennali e dispongono di una fonte costante di flusso di cassa, possono capitalizzare su questo trend”.
Più in generale, a giudizio di Pietro Sette, Research Analyst di MainStreet Partners “Il sistema permette di mettere in rilievo, positivo, le aziende che prendono importanti azioni per ridurre le emissioni delle proprie operazioni, a prescindere dal tipo di attività. Riscontriamo quindi un doppio effetto positivo nell’investire sulla decarbonizzazione delle proprie operazioni per impianti ad alto consumo di energia e compagnie aeree: da un lato si riduce l’esposizione all’aumento dei costi delle quote di emissione dell’Ue, e dall’altro si riaffermano gli sforzi compiuti in termini di sostenibilità entrando a far parte di un sotto insieme di società ritenute sostenibili a livello regolamentare europeo, un fattore altrettanto importante agli occhi degli investitori”.
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