3 min
Il biglietto verde ha raggiunto la parità sull’euro. Tre i fattori che pesano sulla moneta unica e favoriscono quella Usa. E che secondo gli investitori non spariranno tanto presto
Un dollaro uguale un euro. Alla fine la notizia è arrivata, proprio nel giorno in cui la Croazia è entrata ufficialmente nella grande famiglia della moneta unica: il biglietto verde ha raggiunto la parità sulla divisa europea, un’equazione cui non si assisteva da vent’anni, precisamente dal dicembre 2002.
Dietro la corsa del dollaro e l’indebolimento dell’euro ci sono sostanzialmente tre fattori, tutti inevitabilmente legati. Il primo, il più semplice, è dato dal contesto di incertezza, che spinge gli investitori a riparare nei porti sicuri, con il biglietto verde che è considerato ancora la valuta rifugio per eccellenza.
A pesare è poi il differenziale dei tassi. La Fed è infatti in modalità super-falco contro l’inflazione e, dopo aver alzato il costo del denaro, si accinge a farlo ancora a fine luglio con un ritocco di almeno mezzo punto, mentre la Bce va avanti più lentamente e non ha ancora avviato una stretta che, anche alla luce dei venti di recessione, appare più incerta nei modi e nei tempi. Infine, terzo fattore, è la guerra Russia-Ucraina che sta portando il Vecchio Continente sull’orlo di una crisi energetica, con tutto ciò che di negativo ne consegue per la crescita economica.
Quanto durerà il super dollaro?
Dunque, ora la domanda è per quanto ancora l’euro resterà sotto pressione e se lo vedremo scendere sotto la parità. Thomas Hempell, head of macro & market research di Generali Investments, è convinto che i fattori di supporto alla corsa del biglietto verde non cederanno presto. In particolare, a suo dire è improbabile che le incertezze sulla geopolitica e sull’ulteriore percorso delle banche centrali si chiariscano rapidamente.
“Dall’altro lato – osserva Hempell -, è difficile ignorare le già elevate valutazioni raggiunte dalla moneta Usa. Il suo valore reale effettivo (corretto per l’inflazione) è del 15% superiore alla media di lungo termine. Il nostro modello sul cambio eur/usd indica addirittura un superamento del 20%. Ed il dollaro si distingue con un movimento più forte di quasi l’8% rispetto a quanto suggerirebbe la correlazione rendimento/Fx per quest’anno”.
Secondo l’esperto di Generali Investments, l’elemento chiave da tenere d’occhio è l’inversione dell’incertezza geopolitica e politica. “Una volta che le tensioni sull’Ucraina si saranno allentate e il rischio di una recessione nell’area dell’euro si sarà ritirato, è probabile che la fortuna del dollaro cambi e che l’euro rimbalzi da livelli molto bassi”, stima.
L’altro ingrediente fondamentale per un’inversione di tendenza è la diminuzione dell’incertezza politica. “L’inflazione dovrebbe aggirarsi intorno all’8% nelle economie avanzate durante i mesi estivi – chiarisce -. Quando emergeranno le prove del picco di inflazione, anche l’incertezza politica verrà progressivamente meno, erodendo un ulteriore elemento chiave del supporto del dollaro Usa. Nel complesso, vediamo le prospettive inclinate verso un’ulteriore forza dell’usd a breve termine, seguita da un rimbalzo dell’eur/usd più avanti nell’anno e nel 2023”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Colin Graham, head of multi-asset strategies di Robeco, che vede tre grandi sfide per i mercati: inflazione, tassi Usa e, appunto, super dollaro. “Tradizionalmente considerato un bene rifugio in tempi difficili, l’apprezzamento del biglietto verde accresce il costo delle materie prime quotate in dollari. Questo a sua volta si ripercuote negativamente sui mercati emergenti che fanno affidamento sulle esportazioni di commodity e hanno bisogno di finanziamenti in dollari”, spiega.
Per Graham, una volta che le aspettative sui tassi d’interesse e sull’inflazione Usa avranno raggiunto un picco, ci si può aspettare che il dollaro faccia altrettanto. “Non sappiamo con certezza se questo avverrà prima, durante o dopo gli altri due picchi. Ma è importante monitorare l’andamento della valuta statunitense, che suscita l’interesse di una gamma quanto mai eterogenea di trader e detentori non orientati alla massimizzazione del profitto”, sottolinea.
Al momento, i principali driver del biglietto verde (vale a dire i differenziali di interesse, i differenziali di crescita e i flussi di capitali indirizzati verso ‘beni rifugio’) sono positivi. “Con il rallentamento della crescita e il calo delle aspettative sui tassi, l’oneroso dollaro Usa dovrebbe indebolirsi”, conclude l’esperto Robeco.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.