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I rischi non mancano ma il ciclo tornerà positivo nel 2023. E sarà la Cina a fare da traino. Ancora in crescita l’attenzione alle questioni Esg da parte delle aziende
La luce in fondo al tunnel c’è e non è più così distante: il ciclo economico globale tornerà positivo entro fine anno e a guidare la marcia sarà ancora una volta la Cina. Ne sono convinti gli analisti di Fidelity International, secondo cui quella che, tra prezzi ancora elevati e tassi d’interesse in risalita, doveva essere un’altra stagione di passione per le aziende, con tutta probabilità segnerà invece la ripartenza.
Nell’Analyst Survey annuale che studia le opinioni degli analisti Fidelity in tutto il mondo, aggregando le informazioni bottom-up provenienti dalle circa 15mila interazioni con le singole società per individuare le tendenze chiave nel panorama aziendale, ben il 60% degli esperti si è detto convinto che il settore coperto sia già in fase di rallentamento, recessione superficiale o peggio. Ma guardando in prospettiva, oltre la metà prevede che il ciclo economico tornerà positivo entro la fine del 2023.
La fase del ciclo ora e tra 12 mesi

Le risposte degli analisti alle domande: “In quale fase del ciclo si trova attualmente il vostro settore?” e “In quale fase del ciclo di troverà il vostro settore tra 12 mesi?”. Fonte: Fidelity Analyst Survey 2023.
“Dopo un anno in cui gli shock provocati dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sono andati di pari passo con lo sgonfiarsi di un decennio di boom dei mercati azionari e di denaro a basso costo, i risultati della nostra indagine possono risultare in controtendenza con il sentiment diffuso”, sottolinea Fiona O’Neill, head of strategic initiatives, global investment research di Fidelity International, secondo cui però, da un punto di vista più ampio, sono invece in linea con la logica economica: quando le aziende raggiungono il fondo del ciclo economico, iniziano a pensare alle opportunità future. “Secondo l’indagine, le pressioni sui costi raggiungeranno il picco nella prima metà dell’anno, per la maggior parte dei settori e delle aree geografiche. La Cina, ammesso che la sua scommessa di riapertura funzioni, ripartirà e le aziende di materiali, servizi e tecnologia torneranno a investire, in parte spinte dalla transizione ambientale”, spiega l’esperta.
Riecco la locomotiva cinese
Sarà proprio Pechino, insomma, a far da traino alla ripartenza. Con l’addio alla politica Zero-Covid, infatti, l’economia della Cina sembra trovarsi in una fase diversa del ciclo economico. E la maggior parte degli analisti Fidelity che copre quest’area prevede una crescita dei ricavi nei prossimi 12 mesi. La più alta tra tutte le regioni.
Ottimismo sulla crescita

Le risposte degli analisti alla domanda: “Quali sono le aspettative di crescita dei ricavi nei prossimi 12 mesi?”. Fonte: Fidelity Analyst Survey 2023.
A conferma del trend, nelle ultime indagini mensili di Fidelity, che rilevano i cambiamenti a breve termine, la Cina è risultata l’unica regione in cui gli analisti hanno registrato un sentiment positivo tra i dirigenti d’azienda sia a dicembre che a gennaio. Ovviamente, questo ottimismo è mitigato dalle preoccupazioni per una possibile ricomparsa del Covid, dato che Pechino è passata dalla tolleranza zero a una rapida riapertura.
I rischi non mancano
Nonostante l’ottimismo per la fine dell’anno, gli esperti Fidelity restano cauti e dall’analisi emergono evidenti le possibili difficoltà future. Gli analisti prevedono, tra le altre cose, un aumento delle insolvenze del debito nei prossimi 12 mesi e la possibilità che la recente crescita delle remunerazioni degli azionisti si attenui. L’attività di fusioni e acquisizioni, poi, è vista in rallentamento, con il 73% degli intervistati convinto che le operazioni previste saranno più piccole e di tipo bolt-on. Circa i tre intervistati su quattro (il 74%) sostengono inoltre che, per il momento, l’obiettivo principale dei consigli di amministrazione sia contenere i costi e rafforzare i ricavi piuttosto che investire nella crescita o conseguire rendimenti per gli azionisti. Anche la geopolitica è una preoccupazione in rapida ascesa: la lettura negativa del sondaggio per questo argomento è quasi raddoppiata.
Resta il focus Esg
Nonostante il quadro complicato, l’attenzione per i temi ambientali, sociali e di governance appare inarrestabile. Nove analisti su dieci analisti sostengono infatti che le loro aziende stanno ponendo la stessa o maggiore enfasi sulle questioni Esg rispetto a un anno fa. Tuttavia, solo l’8% prevede che le imprese ridurranno il loro impatto negativo sulla biodiversità terrestre nei prossimi 12 mesi. Per la biodiversità oceanica la percentuale scende al 6%.
Il pollice resta verde

Le risposte degli analisti alla domanda: “L’attenzione per le politiche Esg tra le vostre aziende è diminuita negli ultimi 12 mesi?”. Fonte: Fidelity Analyst Survey 2023.
“La nostra indagine mostra che, in materia di Esg, le aziende stanno ascoltando e agendo ma c’è ancora molto lavoro da fare. Per la maggior parte di loro, le iniziative relative alla biodiversità sono ancora in fase preliminare e fanno parte delle aree che vogliamo portare avanti con le nostre società partecipate nel 2023”, fa notare Ned Salter, global head of investment research.
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