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Crescita globale al 3,6%, -0,6%. Il taglio più pesante (-1,1%, al 3,3%) per l’Eurozona, dove l’inflazione a marzo schizza al record storico del 7,5%. L’Italia rischia di dimezzare il Pil
Al momento le ripercussioni economiche della guerra Russia-Ucraina appaiono moderate. Merito di un 2022 partito bene, sulla scia di un ottimo 2021, e dei solidi bilanci familiari nelle economie sviluppate. Ma “non c’è spazio per il compiacimento”. I rischi infatti sono “chiaramente al ribasso”: il conflitto influenzerà l’impatto degli scambi commerciali diretti, i prezzi dell’energia e delle materie prime, il livello di fiducia e le risposte politiche, in particolare in Cina.
Il verdetto arriva da S&P che ha iniziato la conta dei danni targati Vladimir Putin. L’agenzia di rating Usa ha infatti ridotto la previsione di crescita globale dello 0,6%, al 3,6%, limato quella a stelle e strisce dello 0,7%, al 3,2%, e tagliato in maniera più pesante il Pil dell’Eurozona dell’1,1%, al 3,3%. Terrà invece, secondo gli esperti Usa, la Cina grazie alla risposta politica di Pechino che manterrà la crescita stabile al 5% circa.
L’aumento dei prezzi dell’energia, secondo gli analisti dell’agenzia di rating, è per ora la causa principale del rallentamento della crescita del Pil dell’Eurozona. “Al momento vediamo anche un impatto minore del conflitto Russia-Ucraina man mano che passiamo da Est a Ovest. Inoltre i problemi relativi alle catene di rifornimento sono più rilevanti in Europa che negli Stati Uniti”. L’economia dell’area euro ha dimostrato, a detta degli esperti, un buon ritmo di crescita anche in presenza della variante Omicron e la domanda, che ora sta passando al settore dei servizi, e la fiducia sono ancora relativamente forti anche se quest’ultima è scesa dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Inflazione al galoppo in Eurozona: a marzo record storico al 7,5%
Intanto l’inflazione galoppa senza tregua e lo scorso marzo il tasso annuo nell’Eurozona è schizzato al 7,5% rispetto al 5,9% di febbraio. In Italia è al 7%, in Germania al 7,6%, in Francia al 5,1%, in Spagna al 9,8%. A determinare il record storico della zona euro, secondo quanto segnala Eurostat, è stata ovviamente soprattutto la crescita dei prezzi dell’energia, saliti del 44,7% rispetto al +32% di febbraio. Se si esclude l’energia, il tasso di inflazione sarebbe del 3,4%.
Gli esperti di S&P fanno però notare come come l’inflazione core nell’Eurozona fosse al 2,7% in febbraio, decisamente al di sotto rispetto a quella Usa al 6,5%. Un dato che dovrebbe permettere alla Bce di avere meno fretta sulla stretta monetaria. “Prevediamo che la Bce agirà sui tassi a fine 2022 e manterrà i tassi sotto il livello neutrale (1,50%) fino a metà 2024. La normalizzazione dei bilanci non inizierà prima del 2024 e sarà una normalizzazione passiva, ovvero anziché procedere a vendite dei titoli si lascerà andare a scadenza i titoli in portafoglio”, assicurano da S&P.
Pil dimezzato per l’Italia
Previsioni particolarmente fosche arrivano infine per il nostro Paese. “La Commissione Europea prevedeva, prima di febbraio 2022, una crescita del Pil italiano un po’ superiore al 4%. La settimana prossima licenzieremo un Def in cui le previsioni di crescita sarà rivista al ribasso”, ha annunciato il ministro dell’Economia, Daniele Franco. “L’unica certezza di questo periodo è che non ci sono certezze – ha aggiunto – ma l’Istat ieri registrava un’inflazione nazionale al 6,7%, un fenomeno che il Paese non registrava da molto anni e questo a seguito di una crescita dei costi dell’energia considerevole a seguito dello scoppio di un conflitto in Europa come non si registrava da tre quarti di secolo”.
In attesa del Def, una prima stima arriva da Cernobbio. The European House – Ambrosetti prevede infatti che la crescita del Pil tricolore nel 2022 possa essere la metà del previsto, dal +4,3/4,5% al +2/2,5%.
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