Fed, per i gestori prossimo taglio a giugno
La solidità del mercato del lavoro USA rafforza l’approccio cauto della banca centrale. A dicembre creati 256.000 nuovi posti di lavoro, ben oltre le attese. Disoccupazione giù al 4,1%
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Più operazioni e valori in discesa. È questo il bilancio dell’attività di M&A sull’Euronext Growth Milan nei primi dieci mesi di quest’anno. A tirare le somme è un report firmato dalla società KT&Partners, che ha evidenziato come i deal siano passati da 80 a 93 nel giro di 12 ma a fronte di un controvalore di solo 234,3 milioni contro i 266 del 2022. Cifre che restituiscono un quadro a luci e ombre del listino tricolore.
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Secondo il rapporto, intitolato “Un approccio conservativo in uno scenario di incertezza”, a pesare su fusioni e acquisizioni sono stati in particolare le scosse macroeconomiche e gli eventi geopolitici: un contesto difficile che ha inevitabilmente creato un ambiente sfavorevole per aziende e decisori politici. Le società hanno quindi preferito la cautela nelle decisioni di investimento e nell’allocazione del capitale.
Una prima prova viene dal fatto che la quota delle prime cinque operazioni per deal value sul totale sè salita dal 36% di ottobre 2022 al 66%. A rafforzare l’evidenza anche il fatto che le listate abbiano scelto di consolidare le proprie posizioni negli investimenti pre-esistenti piuttosto che chiudere nuovi affari: ben 32 delle 93 operazioni registrati nel periodo hanno infatti riguardato l’aumento di partecipazioni contro le nove su 80 dello scorso anno (11,3%). Ulteriore conferma dell’atteggiamento guardingo è anche l’impennata delle acquisizioni di partecipazioni di minoranza (sotto al 50%), che sono raddoppiate fino a rappresentare quasi la metà dei deal totali (42 su 93).
Altro dato significativo è quello relativo ai multipli. La media e la mediana del Ev/sales sono state rispettivamente pari a 1,3x e 0,8x, in calo rispetto a 1,5x e 1x del 2022, mentre il p/e medio e mediano è sceso rispettivamente da 15,9x e 15,0x a 13,2x e 10,0x. È poi diminuito drasticamente l’Ev/ebitda, che rappresenta il multiplo chiave per determinare il valore delle transazioni, passato da una media di 9,6x dei primi dieci mesi dell’anno scorso a 7,2x e da un valore mediano di 7,7x a 6,0x. Considerando l’approccio più conservativo del 2023, le società buyer hanno quindi potuto vantare sconti sui multipli più elevati.
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Passando ai settori, l’industria è in testa sia per numero di operazioni che per valore: non solo hanno messo a segno 24 deal su 93 per un controvalore di 162,9 milioni ma quindici società del comparto, che rappresentano il 33% delle relative quotate, hanno intrapreso attività di M&A contro le otto dell’anno prima. La tecnologia risulta a pari merito nella classifica per numero di operazioni ma significativamente in svantaggio nel posizionamento per valore: i dieci mesi del 2023 cubano solo 18,8 milioni, molto meno dei 26 milioni delle 36 operazioni 2022.
“Il 2023 non è stato un anno facile per l’Egm, come d’altronde per tutto il segmento borsistico, e questo si riflette anche nell’andamento dell’M&A”, ha detto il fondatore e ceo di KT&Partners Kevin Tempestini. Per l’esperto, le condizioni macro e le incertezze sui mercati finanziari hanno creato un contesto in cui i processi di fusione e acquisizione richiedono maggior tempo di execution ma anche due diligence più approfondite e dagli esiti incerti. “Ci attendiamo che l’attività di M&A potrà beneficiare in futuro di un contesto caratterizzato da tassi di interesse più stabili e minore spinta inflazionistica”, ha concluso il numero uno della società.
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