Secondo il chief economic advisor di Allianz nell’attuale fase di mercato, caratterizzata da volatilità e tassi elevati, occorre puntare su uno stock picking attento anziché sulla convenienza delle commissioni
Mohamed El-Erian, chief economic advisor di Allianz
Scegliereste un menu a prezzo fisso se sapeste di rischiare problemi di digestione? O non sarebbe meglio scegliere il menu che meglio tiene conto di eventuali intolleranze, e quindi in definitiva più adatto alle attuali condizioni esistenti? La questione sollevata non è altro una metafora sugli investimenti passivi, ideata dal brillante guru finanziario Mohamed El-Erian, presidente del Queen’s College di Cambridge e chief economic advisor di Allianz Global Investors, nonché ex ceo di Pimco.
In un articolo sul Financial Times, El-Erian ha spiegato che è ora di tornare a investire attivamente, perché un approccio passivo non ha più senso in un clima economico come quello attuale, caratterizzato da tassi di interesse elevati e scarsa liquidità.
Certo, le condizioni sono totalmente cambiate rispetto al contesto che ha caratterizzato l’ultimo decennio, ed è in qualche misura fisiologico che alcuni non siano preparati. Per oltre un decennio, gli investitori si sono abituati a condizioni caratterizzate da tassi di interesse artificialmente bassi e da iniezioni di liquidità da parte dei governi, che hanno sollevato quasi tutti gli asset. E questo ha contribuito anche a spingere i prodotti passivi, puntando soprattutto sul fattore dei minori costi, vista la facilità con cui si potevano ottenere le performance. La forza della domande per gli Etf ha creato due effetti, spiega El-Erian: da una parte gli operatori di asset management si sono precipitati a offrire prodotti passivi, creando una concorrenza che ha ulteriormente abbassato i prezzi. Dall’altra, alcuni manager hanno spinto l’offerta verso segmenti dell’universo di investimento maggiormente esposti ai rischi.
Finché le condizioni di mercato sono rimaste favorevoli, questo scenario poteva avere un senso. Ma ora che l’outlook è diventato meno roseo, mentre il contesto è reso più complesso dall’incrocio di trend dirompenti come l’innovazione tecnologica e le tensioni geopolitiche, dovrebbero cambiare anche le scelte degli investitori. Il menu fisso, poco diversificato, non va più bene, e gli investitori devono invece ora “prestare maggiore attenzione alla selezione individuale dei titoli, considerati i cambiamenti in corso nel contesto di investimento”, sottolinea El-Erian. E meno alle minori commissioni dei veicoli passivi.
Il punto, sottolinea l’economista egiziano-americano, è che gli investitori dovrebbero scegliere i loro veicoli di investimento in funzione del contesto. Ma questo aspetto spesso viene trascurato dai comitati di investimento, che – spiega El-Erian – tendono a concentrarsi maggiormente su questioni di asset allocation, portafogli modello e selezione dei manager. “Le prospettive per gli investitori – aggiunge l’esperto – sono ulteriormente complicate dai rischi di crescita, poiché le tre aree economiche più importanti a livello globale – Stati Uniti, Europa e Cina – hanno subito un rallentamento, anche se per motivi diversi”.
Quella di El-Erian non è una voce isolata tra gli opinion leader finanziari. Già qualche mese fa altri personaggi molto seguiti hanno affermato che non era più il tempo dei passivi. In particolare Elon Musk, numero uno di Tesla, e Cathie Wood, ceo di Ark Invest, hanno affermato che l’investimento passivo impedisce agli investitori di beneficiare delle opportunità di upside. Musk in particolare rispondeva su Twitter al venture capitalist Marc Andreessen, il quale lamentava che i giganti dell’asset management stessero monopolizzando i voti nelle assemblee delle quotate americane in virtù delle ampie partecipazioni detenute tramite Etf. Il ceo di Tesla concordava, affermando che “gli investimenti passivi sono cresciuti troppo” e ventilando che in questo modo si potessero creare distorsioni nelle decisioni di voto.
Anche Wood ha voluto mettere in guardia dalle rigidità degli investimenti in fondi indicizzati, sottolineando che gli investitori di Etf come quello sull’S&P 500 non hanno potuto beneficiare della monumentale crescita del titolo Tesla – che aveva aumentato esponenzialmente il proprio valore – prima che quest’ultimo venisse incluso nell’indice.
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