Endorsement dei mercati per Macron
L’avanzata di Le Pen fa schizzare il decennale. Per gli investitori il rischio peggiore è un parlamento frammentato. Con la vittoria dei populisti, asset francesi sotto pressione
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Una specie di Brexit in salsa francese. Almeno nei suoi effetti dirompenti per i mercati. Per questo secondo la maggior parte dei gestori non è il caso di abbassare la guardia sulle presidenziali francesi di domenica prossima, nonostante il forte vantaggio del presidente uscente, Emmanuel Macron, sulla rivale Marine Le Pen. Stando agli ultimi sondaggi prima del duello tv, l’attuale inquilino dell’Eliseo può contare sul 54-56,5% dei voti contro il 43,5-46% della leder di Rassemblement National. Ma la fetta di indecisi è ancora troppo ampia e restano indelebili i ricordi legati alla vittoria a sorpresa di Donald Trump negli Usa e del sì della Gran Bretagna all’uscita dall’Ue.
Proprio a quest’ultimo evento si ispirano i gestori nel raccomandare agli investitori di non dare per scontato l’esito delle urne francesi. L’elezione della Le Pen potrebbe essere per i listini un grande choc come già è stata la Brexit, scrive Bloomberg riportando l’opinione degli analisti. Le conseguenze di un tale evento, però, non sarebbero completamente chiare fino a dopo le elezioni legislative di giugno, quando si saprà se la candidata di estrema destra potrà contare su una maggioranza per sostenere le sue proposte di rivedere gli accordi di libero scambio e ristabilire i controlli alle frontiere.
“Sarebbe un giorno terribile per i mercati – afferma Eric Hassid, un trader di Aurel BGC a Parigi -. Penso ancora che Macron vincerà, ma i sondaggi che verranno dopo il dibattito presidenziale saranno cruciali. Non sarebbe la prima volta che c’è una sorpresa. Abbiamo avuto lo stesso con la Brexit”. Barclays si aspetta almeno un calo del 5% dei mercati azionari nell’eventualità di una vittoria della leader di Rassemblement National, ma non vede alcuna ragione di panico in questo momento. Citigroup, che dà la possibilità di vittoria del presidente uscente al 65%, ha comunque raccomandato agli investitori di vendere titoli di stato francesi a otto anni e comprare l’equivalente di titoli austriaci, mentre Amundi è cauta sull’azionario europeo e l’euro, e guarda più alle società americane.
Meglio essere cauti, insomma. Al primo turno il presidente in carica ha vinto contro la rivale con uno scarto di quasi 5 punti percentuali, ma la vera notizia è stato il risultato del candidato di sinistra Mélenchon, a soli 2 punti percentuali di distanza dalla Le Pen. I suoi voti probabilmente decideranno l’esito finale della corsa all’Eliseo. “Sono usciti i risultati di una consultazione online tra gli elettori di Mélenchon, che al primo turno ha raccolto il 22% – evidenzia Gianni Piazzoli, chief investment officer di Vontobel Wealth Management Sim -. Sui 215mila sostenitori intervistati, circa due terzi dichiarano di volersi astenere al secondo turno, col restante 33% che si è espresso a sostegno di Macron (il sondaggio, interno al partito, non prevedeva l’opzione Le Pen). Risultati non molto diversi sono quelli di un sondaggio Ipsos-Sopra-Steria, che mostra come il 33% degli elettori di Mélenchon sostenga Macron ma circa la metà si dichiari indecisa”.
“Mélenchon si è pubblicamente espresso contrario al voto per l’estrema destra, ma il suo elettorato è sensibile a diverse questioni sociali sostenute dalla Le Pen. Il voto di domenica, quindi, appare abbastanza aperto a qualsiasi risultato”, mettono in guardia gli esperti del team strategie di credito globale di Algebris.
“È probabile che la Le Pen sia considerata inaffidabile dai mercati e la sua presidenza cambierebbe drasticamente le prospettive della leadership europea, soprattutto in vista delle elezioni italiane del prossimo anno. Gli spread degli Oat e dei Btp si sono allargati durante il primo turno, restringendosi subito dopo. L’azionario e il credito europei sono ben lontani dai livelli più deboli dell’anno e stanno ampiamente trascurando l’evento. Pertanto, il secondo turno di domenica ha il potenziale di diventare un rischio di coda fondamentale per i mercati europei”, osservano quindi da Algebris.
Per Kevin Thozet, membro del Comitato investimenti di Carmignac, indipendentemente dai risultati del 24 aprile, c’è da aspettarsi un aumento dei tassi d’interesse francesi a medio termine. Orizzonte temporale e portata di tale aumento potrebbero però variare. “L’elezione di Macron dovrebbe in un primo momento portare a un inasprimento degli spread e poi a un aumento dei tassi d’interesse francesi sostenuto dalla politica pro-crescita dell’attuale presidente e da un sentiment di mercato maggiormente ottimista – chiarisce -. La vittoria di Le Pen porterebbe invece a un aumento dei tassi, ma si potrebbe verificare anche uno shock in termini di fiducia e un aumento dei deficit, a causa di una maggiore incertezza”.
Sui mercati valutari, più che le dinamiche di crescita, per Thozet sarà l’auspicio della leader di estrema destra di un’Europa delle Nazioni, in contrasto con la tendenza verso un maggiore federalismo, a determinare la traiettoria a breve termine dell’euro. “Per quanto riguarda i mercati azionari, generalmente le elezioni politiche non sono il principale driver dei rendimenti, che tendono ad essere in gran parte guidati da fattori a livello globale – aggiunge -. Infine, in merito agli asset non quotati, sebbene si tenda ad associare Macron al rilancio del private equity in Francia, Le Pen potrebbe anche favorire lo sviluppo di nuove start-up, dato che intende implementare la detassazione del reddito per i giovani lavoratori e l’esenzione fiscale per i giovani imprenditori sotto i 30 anni”.
Ma per l’esperto di Carmignac, oltre a domenica prossima, determinante per il futuro della Francia e dell’Europa sarà anche l’esito delle elezioni legislative del 12 e 19 giugno. “Pertanto, dopo il 24 aprile, gli investitori dovrebbero velocemente rivolgere le loro attenzioni verso il ‘terzo turno’ delle elezioni presidenziali francesi”, raccomanda.
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