Elezioni Usa, gestori a confronto su Trump, Biden, Wall Street e Cina
Gli asset manager distinguono fra effetti di breve e lungo termine e concordano sulla centralità dei temi fiscali
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Più che un’onda blu è stato uno tsunami che ha spazzato via solo sondaggi e sondaggisti, concretizzando lo scenario peggiore per i mercati: l’incertezza.
L’Election Day per le presidenziali Usa si chiude infatti senza un vincitore ufficiale, con un testa a testa serratissimo tra l’uscente Donald Trump e il favorito della vigilia Joe Biden. E ci vorranno probabilmente giorni perché si arrivi a un risultato definitivo, con la possibilità di una controversia legale che allunghi ulteriormente i tempi.
Il quadro che emerge, insomma, è di totale imprevedibilità. I giochi sono ancora aperti, ma in questo momento è chiaro che la netta vittoria democratica suggerita dai sondaggi non si stia concretizzando, con implicazioni di vasta portata, non solo per gli investitori.
Sembra infatti che chiunque vincerà ufficialmente la corsa alla Casa Bianca si troverà di fronte a un Congresso diviso: si va verso la conferma di una maggioranza democratica alla Camera, mentre per il Senato appaiono favoriti i repubblicani. Questo potrebbe comportare difficoltà nell’approvazione di qualsiasi tipo di pacchetto di aiuti per la fase di ripresa post pandemia.
Finora Trump e Biden hanno conquistato tutti gli Stati ‘sicuri’ e se lo spoglio dovesse andare come sta andando è probabile che tutto si deciderà, come quattro anni fa, in Michigan, Wisconsin e Pennsylvania. Ma il fatto che i funzionari di questi Stati abbiano comunicato che non potranno annunciare un vincitore questa notte (statunitense), a causa del numero record di voti arrivati per posta, costringerà tutto il Paese ad aspettare.
Pesano poi anche le dichiarazioni dei due candidati. Mentre Biden si è detto “ottimista” e convinto di conquistare la presidenza, Trump conferma lo stile Trump e va all’attacco. “Stanno tentando di rubarci la vittoria che eravamo pronti a celebrare”, ha tuonato il tycoon, parlando già di frode e annunciando che andrà alla Corte Suprema.
Inevitabile il nervosismo sui mercati, che navigano a vista dal momento che per gli investitori il nemico numero uno, si sa, è proprio l’incertezza. Nel Vecchio Continente, dopo un avvio in deciso calo, con vendite a pioggia sui titoli di banche, energia, minerari e solo quelli del settore sanitario in aumento, le Borse hanno ritrovato il segno più a metà mattinata, dando evidentemente un assaggio della volatilità che caratterizzerà i prossimi giorni.
Stesso discorso per i future di Wall Street che rimangono incerti per tutta la mattinata, per poi virare su un andamento in netto rialzo mentre i principali listini di New York aprono tonici spingendo le piazze del Vecchio continente a recuperare tutte le perdite della prima parte di seduta.
La volatilità spinge poi al rialzo i Treasury Usa e i titoli governativi europei, con il decennale americano ai minimi dallo scorso giugno. In rialzo anche il petrolio, dopo i pesanti cali dettati dalla pandemia di coronavirus e il rallentamento della domanda legato alla riduzione delle attività produttive: i contratti sia sul Wti che sul Brent mettono a segno guadagni superiori al 3%.
Insomma, il non-esito delle presidenziali ha minato le aspettative degli investitori, la maggior parte dei quali aveva scommesso sulla vittoria netta di Joe Biden e del partito democratico. Il risultato è quindi l’alta volatilità che predomina al momento anche sul mercato dei titoli del Tesoro Usa e sui future di Wall Street.
Secondo un’analisi del Financial Times, gli investitori si aspettavano che l’«onda blu» avrebbe portato nel breve termine al via libera di un altro ampio pacchetto di stimoli fiscali a imprese e famiglie per risollevare l’economia americana travolta dalla seconda ondata di Covid. Tuttavia, l’ottima performance del presidente uscente negli Stati-chiave del Sud sta ora spingendo gli investitori a prepararsi alla prospettiva di un risultato elettorale che potrebbe restare incerto per giorni.
I gestori, per il momento, restano cauti sulla volatilità legata al risultato elettorale, confidando che si tratti di un effetto passeggero e che gli investitori torneranno presto a guardare ai fondamentali.
“Ci aspettiamo una notevole volatilità del mercato. Tuttavia, le condizioni di investimento fondamentali che vediamo per i prossimi dodici mesi non saranno invertite da questa volatilità”, commenta Rick Lacaille, global chief investment officer di State Street Global Advisors.
Lacaille è cauto in quanto “lo stimolo monetario e fiscale che abbiamo visto finora per contrastare la pandemia – prosegue – deve ancora farsi strada completamente nel sistema e prevediamo che sarà una delle grandi influenze sulle condizioni di investimento nei prossimi 12 mesi”.
Dello stesso avviso anche gli analisti di Janus Henderson Investors. Pur riconoscendo che “il potenziale di volatilità del mercato rimane. Tuttavia, per quanto tumultuoso sia stato il ciclo elettorale del 2020, riteniamo che il suo impatto sarà probabilmente di breve durata”.
Alcuni “fattori chiave per i mercati dei capitali sono largamente indipendenti dai risultati delle elezioni”, ribadiscono anche gli analisti di Dws. “Tra questi – ricordano – figurano l’ulteriore corso della pandemia nel breve termine e la politica della banca centrale nel medio. È probabile che la Fed continuerà a favorire un contesto di bassi tassi d’interesse e che sosterrà i mercati anche con altri mezzi. Lo stesso vale per le banche centrali al di fuori dell’America”.
“I giochi sono ancora aperti, ma in questo momento è chiaro che la schiacciante vittoria democratica suggerita dai sondaggi non si stia concretizzando”, commenta Stéphane Monier, chief investment officer di banca Lombard Odier. “Al momento – prosegue -, sembra che chiunque vinca la corsa alla Casa Bianca si troverà di fronte a un Congresso diviso, con implicazioni di vasta portata per i mercati, soprattutto perché comporta difficoltà nell’approvazione di qualsiasi tipo di pacchetto di aiuti per la fase di ripresa post pandemia. I nostri portafogli sono ben bilanciati per resistere alla volatilità che ci attende, e nel brevissimo termine ridurremo la nostra esposizione al credito high-yield in modo da avere un po’ più di liquidità da impiegare una volta definite le elezioni”.
Anche per gli analisti di T. Rowe Price, nel caso di un periodo prolungato di incertezza sul risultato, dovremo aspettarci una certa volatilità di mercato. “A livello storico – osservano – non riscontriamo analogie rispetto a questo ciclo elettorale, ma le elezioni contestate possono certamente creare volatilità. Nel voto contestato del 2000, l’S&P500 scese del 5,6% nei quattro giorni successivi all’Election Day (il 7 novembre). L’indice oscillò tra guadagni e perdite per diverse settimane, registrando un calo del 5% dal giorno del voto al 13 dicembre, quando il vice presidente Al Gore ammise la sconfitta”.
Fabiana Fedeli, global head of fundamental equities di Robeco, si concentra sul Congresso. “Un presidente ‘con’ il Congresso sarebbe positivo per i mercati, che sia blu o rosso – afferma -. Anzitutto, i mercati non amano l’incertezza e un presidente con il sostegno del Congresso consentirebbe un’esecuzione più efficace delle politiche, compreso un pacchetto di supporto. L’una o l’altra amministrazione, sostenuta dal Congresso, attuerebbe politiche a sostegno dell’economia”.
“Dal punto di vista dei mercati azionari – prosegue -, un Congresso diviso a questo punto è lo scenario meno auspicabile, indipendentemente da quale parte vinca, poiché ciò potrebbe comportare ritardi nell’esecutivo e in quello che riteniamo sia un pacchetto di stimolo fortemente necessario nel breve periodo”.
Per Fedeli ci sono due trade azionari: nel breve periodo, fino a quando l’incertezza sull’esito continua, possiamo aspettarci che gli investitori si mettano più sulla difensiva e alcune delle strategie di investimento a carattere ‘Blue sweep”’che abbiamo visto sorgere dall’estate e ancor più negli ultimi giorni rischiano di svanire: le azioni e le valute dei mercati emergenti, compresa la Cina, il tema delle rinnovabili (ci si aspetta che un’amministrazione Biden favorisca politiche più rispettose dell’ambiente), e una predilezione per i ciclici rispetto ai colossi della tecnologia.
“È anche probabile che si assista a un certo miglioramento nelle operazioni di investimento ‘Red tide’, come il petrolio, o la Russia, che è un Paese che si prevede incorrerà in sanzioni sotto un’amministrazione Biden. Questo, tuttavia, potrebbe essere un trade a brevissimo termine e in atto fino a quando non avremo chiarezza sulla vittoria”, precisa.
Alla fine, chiarisce l’esperta, quale parte vincerà non determinerà la direzione del mercato azionario, ma piuttosto i settori e, a livello internazionale, la scelta del Paese. “Ciò che conta davvero sono il tipo di politiche attuate e l’impatto sull’economia che derivano dagli sviluppi di un’epidemia di Covid-19 – avverte -. Un punto fondamentale da tenere d’occhio è la tempistica dell’introduzione di un pacchetto di stimolo Usa, poiché un ritardo sarebbe negativo per l’economia, i consumi e le congiunture cicliche statunitensi. Data la polarizzazione dei mercati azionari tra i titoli ciclici e quelli in crescita, e date le elevate aspettative già radicate nei titoli tecnologici che hanno trainato il rialzo dei mercati azionari, la prossima fase di rialzo del mercato dovrà provenire dai titoli più ciclici. Questi, tuttavia, hanno bisogno di una migliore visibilità su una ripresa economica. Occhi puntati sulle politiche e sul Covid. Questo è ciò che conta davvero”.
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