Andrea Randone (Intermonte) e Luca Valaguzza (Euclidea) sono pronti a scommettere su un futuro roseo per questo tipo di strumento
Andrea Randone, head of mid&small caps research di Intermonte Sim
Promessa mancata o ancora da realizzare pienamente? Gli Eltif sono spariti dai radar per mesi, nonostante in attesa della estensione (al verificarsi di determinate condizioni) delle agevolazioni fiscali previste per i Pir, si fosse guardato a questi fondi chiusi con enormi aspettative. FocusRisparmio ne ha parlato con Andrea Randone, head of mid&small caps research di Intermonte Sim, e con Luca Valaguzza, cofondatore di Euclidea e partner di ClubDealOnline.
In realtà “diverse società di gestione si sono già attivate per lanciare dei fondi (al momento dovrebbero essere 13) e fonti di stampa hanno fornito alcune indiscrezioni sulle risorse investite ad oggi sui fondi che sono già partiti, arrivando a stimare per l’anno in corso una raccolta per 2 miliardi di euro, coerente con la stima pubblicata da Intermonte già alcuni mesi fa che indica sul 2021 una raccolta pari a 1,8 miliardi di euro” sostiene Randone.
“Penso che gli Eltif rappresentino una tipologia di investimento e di diversificazione molto interessante, con un incentivo fiscale attraente, ma con un limite significativo alla liquidabilità per molti anni cosa che non rende questi strumenti accessibili a tutti”, commenta Valaguzza. “I Pir alternativi sono un prodotto complementare ai Pir tradizionali e si rivolgono a investitori maggiormente in grado di sopportare il rischio (i cosiddetti capitali pazienti). I Pir alternativi sono infatti fondi chiusi che investono in strumenti non quotati. Coerentemente il beneficio fiscale è applicato su un ammontare investibile annuo per individuo di 300mila euro, ossia 10 volte quello dei Pir tradizionali”, spiega il capo della ricerca per le Pmi di Intermonte, secondo cui “il prodotto può avere successo anche se, magari, bisogna avere pazienza per vedere numeri significativi sulla raccolta. Peraltro, sforzo commerciale delle principali reti di distribuzione è appena iniziato e ci aspettiamo possa portare ad un’accelerazione della raccolta da qui ai prossimi mesi”.
A giudizio di Randone le ragioni della partenza con il freno a mano tirato degli Eltif sono legate “innanzitutto al prodotto, quello degli investimenti alternativi. Un ambito che fino ad oggi è stato trattato solo da pochi operatori specializzati e che invece dovrebbe rivolgersi, nell’intento del legislatore, a una platea più ampia di investitori retailaffiancati da un consulente che verifichi l’assunzione di rischio consapevole e adeguata al profilo del cliente. In secondo luogo, l’emergenza sanitaria ha anche provocato qualche mese di slittamento da parte del Mef a recepire le modifiche dei regolamenti”.
In questo scenario gli esperti sono pronti a scommettere su un futuro roseo per questa tipologia di strumenti finanziari. “Il successo del prodotto dipenderà da come i grandi gestori di fondi sapranno strutturare e commercializzare l’offerta. La domanda dovrebbe essere garantita dalla grande liquidità presente in Italia al momento e dall’interesse verso i prodotti alternativi come valida alternativa alle asset class tradizionali. La grossa novità rispetto al passato è la possibilità di dare accesso a prodotti alternativi e illiquidi anche a soggetti con un patrimonio più contenuto e una soglia di investimento inferiore rispetto al passato”, sostiene Randone, che tuttavia punta il dito su una possibile criticità: quella di “trovare le persone con le competenze giuste per strutturare questo tipo di prodotto nuovo per l’Italia”.
“Non vedo nessun ostacolo alla diffusione degli Eltif, anzi. Gli incentivi fiscali e i massimali proposti sono molto interessanti per la clientela private e benestante (Hnwi) ribadisce Valaguzza secondo cui: “se è vero che la detassazione totale delle imposte sul capital gain di per sé è molto interessante, volendo si potrebbe rivedere al rialzo il credito di imposta al 50%, con un limite a 300mila euro, per gli investimenti in start up e pmi innovative, e introdurre una soglia minore per le pmi tradizionali. In questo modo si otterrebbe un boost fiscale importante per convogliare il risparmio nell’economia reale con ancora maggior vigore”. “Al momento l’impianto normativo dei Pir alternativi è adeguato a far partire questo strumento che a nostro avviso potrebbe godere di un momento particolarmente interessante per il nostro tessuto economico, quello della ripresa dopo la grande crisi che ci ha colpiti. Se si renderanno utili lavori di “manutenzione” alla regolamentazione lo capiremo strada facendo” conclude Randone.
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