Tra inflazione, stretta monetaria e tensioni Russia-Nato, la prima metà dell’anno sarà parecchio turbolenta per questi mercati. Ma per i gestori le occasioni non mancano
La crisi ucraina, a prescindere dall’esito immediato, è destinata a durare, soprattutto sul fronte delle tensioni tra la Russia e la Nato. Questo scenario, unito all’alta inflazione e all’inasprimento delle condizioni finanziarie globali, rende il quadro particolarmente preoccupante per i mercati emergenti, dove le condizioni di finanziamento sono peggiorate sia a livello interno che internazionale. A lanciare l’allarme è S&P, secondo cui tutti questi fattori stanno esercitando non poche pressioni sugli asset dei Paesi in via di sviluppo.
Gli analisti dell’agenzia di rating Usa si aspettano sei rialzi dei tassi da parte della Fed, ma spiegano che, sebbene le condizioni economiche globali influiranno sui tassi di cambio e sui rendimenti obbligazionari degli Emergenti, queste economie sono comunque nel complesso più pronte alla prossima stretta della banca centrale americana rispetto al 2015. Allo stesso tempo, però, il peggioramento delle condizioni di finanziamento potrebbe gravare sulle società con rating bassi, a causa di un accesso limitato al mercato e di un aumento del costo del debito, che potrebbe far salire i default. Non solo. Anche Omicron influisce negativamente sullo scenario, dal momento che anche senza nuove misure di distanziamento sociale, una maggiore diffidenza da parte consumatori potrebbe colpire i settori legati ai beni di consumo e il turismo.
Anisha Goodly, emerging markets portfolio specialist di Tcw
Insomma, uno scenario tutt’altro che roseo, cui aggiungere, come fa notare Anisha Goodly, emerging markets portfolio specialist di Tcw, una decelerazione della crescita in Cina superiore al previsto. “Un altro possibile tail risk per i mercati emergenti – osserva l’esperta – è l’ulteriore arretramento dello stato di diritto, nonché il deterioramento della qualità della regolamentazione, la diminuzione della trasparenza delle policy e un aumento generale del populismo. Queste tendenze sono diventate visibili in un certo numero di Paesi emergenti negli ultimi anni, specialmente in America Latina”.
Le opportunità non mancano
Erik Weisman, gestore di Mfs Im
Anche Erik Weisman, gestore di Mfs Im, vede un rallentamento della crescita cinese nel tempo, con il colosso asiatico che crescerà come un’economia sviluppata, a un tasso del 2-4%. “Se consideriamo – precisa – il più ampio universo emergente nel 2022, il contesto che vedremo almeno nella prima metà dell’anno non sarà particolarmente entusiasmante. I mercati emergenti non beneficiano di un rialzo dei tassi da parte della Fed né di un apprezzamento del dollaro, e neppure della debolezza della Cina, ma questi sviluppi sono già in atto”, osserva.
Ma Weisman precisa anche che, se la prima parte dell’anno non sarà particolarmente favorevole all’assunzione di rischi nei mercati emergenti in generale, si possono sempre trovare opportunità considerando i singoli Paesi o le singole aziende individualmente.
Polina Kurdyavko, head of emerging markets, senior portfolio manager di BlueBay Am
Più ottimista Polina Kurdyavko,head of emerging markets, senior portfolio manager di BlueBay Am, secondo cui nonostante le pesanti sfide che attendono questi Paesi nel 2022, la modalità ‘panico’ non rappresenta una soluzione e rischia di far perdere interessanti opportunità. “È proprio il momento per adottare un approccio attivo in questo universo – afferma -. Le convenzioni consolidate porterebbero a dire che il debito locale dei mercati emergenti sottoperformerà in un contesto di tassi in aumento. Tuttavia, ci sono una serie di indicazioni che suggeriscono che gran parte dell’impatto si è già sentito e che flussi e fondamentali potrebbero essere di supporto per l’asset class”.
“Mentre gli Stati Uniti stanno per avviare il ciclo di rialzi – chiarisce la Kurdyavko -, gran parte dei mercati emergenti ha alzato i tassi per la maggior parte dell’anno scorso, con il mercato che ha riprezzato le curve front-end dei tassi locali dei mercati emergenti di 300-400 pb. Oggi, la maggior parte dei mercati locali ha previsto tassi reali positivi su un orizzonte di un anno, e ciò rappresenta il più alto differenziale storico di tassi reali con i mercati sviluppati. Allo stesso tempo, le dinamiche delle partite correnti restano di supporto nella maggior parte dei mercati emergenti con emissioni locali”.
Dunque, se gli investitori riusciranno a essere pazienti e guardare oltre la volatilità, dovrebbero essere in grado di cogliere opportunità interessanti. “Guardando al solo universo dei mercati emergenti in valuta forte, Paesi come Tunisia e El Salvador offrono il potenziale per rendimenti del 30-40% su base annua, per non parlare del settore immobiliare cinese, dove si può potenzialmente raddoppiare il proprio investimento nello stesso periodo di tempo”, assicura.
Le ripercussioni della crisi ucraina
Marco Piersimoni, senior investment manager di Pictet Am
Quanto alla crisi ucraina, per Marco Piersimoni, senior investment manager, e Flora Dishnica, product specialist di Pictet Am, il rischio di un conflitto e di nuove sanzioni Usa alla Russia aggiunge incertezza a uno scenario globale già fragile. E la mancanza di visibilità sull’evoluzione delle attuali tensioni invita alla prudenza nel breve termine, anche se gli spunti tattici nei momenti di eccesso di panico non mancano.
“Per quanto riguarda Pictet-EMMA (Emerging Markets Multi Asset) – spiegano i due esperti -, data la sua specializzazione negli investimenti nei mercati emergenti, abbiamo un’esposizione sull’azionario russo, mentre abbiamo ridotto l’esposizione diretta sull’obbligazionario e recentemente preso profitto sulla posizione sul rublo. Il re-pricing degli asset russi è certamente allettante in termini di valutazioni ma nel breve rimane un trade molto difficile da praticare senza una chiara direzione del conflitto in atto”.
Ma secondo Piersimoni e Dishnica esistono, in ogni caso, le condizioni per operazioni di natura tattica tutte le volte in cui la reazione dei mercati eccede il flusso di notizie, in un senso o nell’altro. “Inoltre, alcune attività limitrofe geograficamente (come la valuta polacca) o finanziariamente (titoli dell’energia) si prestano ad investimenti secondo lo stesso paradigma, ma con un rischio operativo minore. D’altronde, il bilanciamento delle opportunità di investimento con i rischi, siano essi operativi o di mercato, è proprio quello che contraddistingue l’approccio multi-asset”, concludono.
Sette su dieci aumenteranno l’allocazione in fondi sostenibili nei prossimi 3-5 anni. E per il 93% i Paesi in via di sviluppo sovraperformeranno. Preferite le strategie a gestione attiva
I paesi e i settori favoriti nella view del portfolio manager in sella alla strategia Emerging Markets Leaders dal 2014. “La crescita dei mercati emergenti non si basa più sulla globalizzazione, sul ciclo del credito o sul rally dei prezzi delle materie prime”, afferma l’esperto
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