Tobagi (Invesco): “Banche centrali, nonostante le strette il contesto resta favorevole ai risky asset”
Luca Tobagi, Invesco: Eurozona e Giappone sull’azionario da preferire agli Stati Uniti e largo agli emergenti, equity e fixed income
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Dopo i fasti del 2016 i mercati emergenti hanno messo a segno un altro anno di performance positive. Da inizio anno l’indice MSCI Emerging Markets ha segnato un rialzo del 30% circa, rispetto al 16% dei paesi industrializzati (indice MSCI World). Nel complesso, da inizio anno le azioni dei paesi emergenti hanno registrato afflussi per circa 60 miliardi di dollari – il valore più alto dal 2010.
Positiva, per l’azionario emergente, la netta ripresa dei prezzi delle materie prime. Il greggio ha subito un rialzo di quasi l’8% a ottobre e anche gran parte dei metalli industriali ha registrato un significativo incremento negli ultimi mesi.
Lo scenario di investimento rimane positivo anche per la maggior parte delle obbligazioni dei paesi emergenti, alla luce della decisione della Banca centrale europea di voler continuare i propri acquisti di obbligazioni almeno fino a settembre dell’anno prossimo (anche se a ritmo dimezzato), che si traduce in un continuo e approvvigionamento di liquidità dei mercati finanziari globali che può bilanciare il lieve inasprimento della politica monetaria USA atteso a fine dicembre e nel corso del 2018.
All’abbondante liquidità globale si aggiungono tassi d’inflazione in genere stagnanti o in calo, dati fondamentali economici buoni e risultati aziendali in miglioramento. Il contesto di crescita macroeconomica per gli emergenti continua quindi a essere generalmente positivo.
L’eterogeneità dei diversi paesi e settori richiede tuttavia forti capacità di selezione: non tutti gli emergenti sono uguali. Abbiamo quindi chiesto a tre gestori di altrettanti fondi emergenti di aiutarci a navigare il contesto di mercato per l’asset class nel 2018.
2018, anno di elezioni in America Latina. Rischi e opportunità
Victoria Harling, gestore del fondo Emerging Markets Corporate Debt di Investec Asset Management, passa in rassegna le principali posizioni del comparto, particolarmente esposto nelle economie sudamericane.

La ricerca di rendimento vedrà ancora una volta gli emergenti protagonisti nel 2018. Questi mercati sono in una fase meno avanzata del ciclo e riteniamo che possano crescere più dei paesi sviluppati anche nel prossimo anno. Allo stesso tempo, per l’America Latina – dove è investito il 40% del fondo – il 2018 sarà un anno ricco di elezioni nelle maggiori economie della regione tra cui Messico, Brasile e Colombia.
È ancora troppo presto per avere una chiara indicazione delle implicazioni di queste tornate elettorali, ma in Brasile c’è potenziale per un buon risultato che porti alla promozione delle riforme necessarie. L’incertezza sui candidati permarrà fino almeno ad aprile, quindi nel primo trimestre ci aspettiamo un po’ di volatilità, ma in generale il Brasile è un paese che seguiamo con interesse visti i progressi in termini di crescita economica. Ci sono società che offrono opportunità significative come l’azienda petrolchimica Braskem, soprattutto se la società americana LyondellBasell dovesse finalizzarne l’acquisizione.
In generale ci aspettiamo molti investimenti in termini di acquisizioni di società da parte dei paesi sviluppati verso i mercati emergenti, soprattutto nel settore delle infrastrutture in Sudamerica, regione in cui stiamo puntando, oltre che sulle commodity, sul settore delle infrastrutture aeroportuali, ricco di società che stanno emettendo molti bond. Si distinguono in particolare quelle che curano la gestione dell’aeroporto di Mexico City, Buenos Aires e Panama.
Un’altra regione sulla quale puntiamo è il Medio Oriente, in particolare in Qatar (Qatar Insurance) e l’Arabia Saudita (Saudi Electricity). Il prezzo del petrolio è un migliore indicatore del valore, a nostro parere, del rischio di instabilità politica, che crediamo sia parzialmente sovrapprezzato. Attenderemo un aumento della volatilità per incrementare il nostro posizionamento a prezzi più convenienti.
Una posizione che invece contiamo di ridurre perché troppo volatile è la Turchia, in particolare il settore obbligazionario bancario che, per quanto tratti a sconto, ha un livello di rischio elevato e potrebbe risentire delle tensioni tra USA e Iran, paesi verso cui gli istituti di credito turchi sono particolarmente esposti.
Ottimismo nel medio termine, cautela a tendere
Enzo Puntillo, responsabile delle strategie obbligazionarie emergenti di GAM, ritiene che i fondamentali continueranno a supportare le performance, ma non esclude correzioni nella seconda parte dell’anno.

Il nostro posizionamento in Brasile si è dimostrato particolarmente positivo. Abbiamo avuto un approccio toro sul mercato carioca per quasi due anni e abbiamo appena iniziato la transizione da bond nominali a titoli legati all’inflazione – una manovra fruttifera, per il confermarsi dell’incremento dell’inflazione attesa. Anche il mercato uruguaiano è stato fonte di alpha nonostante quest’ultimo si sia rivelato un affare “lento”, che ha richiesto molta pazienza prima di generare risultati. Alla fine, i dividendi reali sono scesi drasticamente fino al 2,5-3,0% da 5,0-5,5% e la nostra esposizione ci ha premiato.
Storicamente abbiamo assistito a divergenze significative della performance delle asset class basate su valuta forte e valuta locale a livello nazionale, e quest’anno non fa eccezione, considerato ad esempio il caso della Turchia in cui i bond in valuta locale sono calati del 6% circa, a fronte di un apprezzamento dei titoli in valuta forte dell’8% e oltre.
Guardando alle prospettive future, siamo strategicamente guardinghi ma rimaniamo ottimisti sul medio termine. La nostra cautela è dovuta a una combinazione di stagionalità (storicamente ottobre e novembre non sono mesi entusiasmanti) e consapevolezza che l’universo dei mercati emergenti ha attraversato un periodo di performance solide.
Obbligazioni locali sì, azionario no
Per Yves Ceelen, responsabile delle gestioni di portafogli istituzionali per Degroof Petercam AM, per estrarre alpha dall’investimento in emergenti nel 2018 sarà fondamentale distinguere tra equity e obbligazionario.

Le obbligazioni governative dei paesi emergenti in valuta locale sono un’asset class su cui puntare con un leggero sovrappeso. Le valutazioni sono ancora molto interessanti su un orizzonte di medio periodo, ma pensiamo che alcuni segmenti di mercato siano attualmente sopravvalutati per via di un eccessivo investimento. Una crescente incertezza si sta diffondendo tra alcune economie emergenti di primo piano come Sudafrica, Messico e Turchia.
Al contrario, l’equity dei paesi emergenti sono da sottopesare. Nonostante le valutazioni sull’azionario emergente (12,6x gli utili stimati) continuino ad essere più interessanti rispetto a quelle dei paesi sviluppati, vediamo crescenti rischi diffusi nella regione, come la più lenta evoluzione dei principali indicatori dei paesi emergenti rispetto a quelli dei paesi sviluppati, l’inasprimento delle condizioni monetarie in Cina e le elezioni politiche previste per il 2018 in diversi paesi dell’area.
