Investire negli Emergenti? Occhio alle 5 D
Dal debito alla domanda interna. Syzdykov, head of emerging markets di Amundi, rivela i 5 fattori da valutare per capire la vulnerabilità di un investimento negli Emergenti
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Oltre alle rinnovate tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, le tensioni politiche, soprattutto in Asia, sono aumentate, innescando un aumento nell’avversione al rischio per gli asset dei mercati emergenti. Cina-Hong-Kong, Giappone-Corea del Sud, India-Kashmir: l’elenco è lungo secondo Nadège Dufossé, Cfa, head of asset allocation di Candriam, che ovviamente non dimentica come pure i risultati delle primarie in Argentina siano stati una sorpresa negativa e potrebbero mettere a rischio il bail-out del Fmi. “La situazione politica nel Paese presenta tuttavia un limitato rischio di ricadute a livello regionale. Di conseguenza, i mercati azionari hanno riportato un calo di circa l’8% da luglio, mentre gli spread del debito emergente hanno iniziato ad allargarsi e le valute emergenti si sono indebolite a livello globale”, evidenzia.
Secondo l’esperta, essendosi verificate in un contesto di generale indebolimento del commercio mondiale e dell’attività manifatturiera, queste tensioni stanno rendendo più gravi i rischi di ribasso, in particolare per quanto riguarda Asia. I tweet di Donald Trump restano imprevedibili, ma di sicuro l’incertezza e l’imprevedibilità pesano sulle prospettive di investimento e di crescita economica. Al tempo stesso, le politiche accomodanti delle banche centrali mitigano il rischio ciclico.
“Nel nostro scenario di base, il governo cinese procederà a ulteriori politiche di allentamento e probabilmente consentirà un deprezzamento manovrato della valuta per raggiungere una crescita del 6% circa nel 2019-2020. Trump sarà maggiormente incentivato a concludere un accordo con l’avvicinarsi delle elezioni del prossimo anno. Pertanto, continuiamo quindi a ritenere che, finché Donald Trump non sopravvaluterà la resilienza dell’economia statunitense, dovremmo beneficiare di una ‘Trump put’ e una ‘Fed put’. Questo dovrebbe anche aiutare l’Asia e i mercati emergenti di tutto il mondo a stabilizzarsi”, afferma la Dufossé.
“Nella nostra asset allocation – conclude -, abbiamo mantenuto una posizione neutrale sulle azioni emergenti e aumenteremo la nostra esposizione quando troveremo un premio al rischio migliore. Un segnale che l’economia cinese è in grado di toccare il punto più basso per poi segnare un’inversione di tendenza e iniziare una ripresa, ci renderebbe anche più a nostro agio con un’esposizione più elevata. L’attuale PE 2020 è inferiore a 11 per i mercati emergenti Msci, quindi, anche se le aspettative sugli utili sono riviste al ribasso per i prossimi 12 mesi, il premio per il rischio azionario sta già integrando molti rischi. Il mercato azionario è piatto dall’inizio dell’anno e sta sottoperformando rispetto al mercato statunitense del 15%. Abbiamo inoltre mantenuto la nostra esposizione al debito emergente (principalmente in valuta forte), che ha uno dei carry più interessanti nel nostro universo obbligazionario”.