Mercati sotto pressione. L’analisi
I timori suscitati da una potenziale inversione della curva dei tassi americani e l’arresto in Canada, su richiesta degli Stati Uniti, del Cfo del gruppo cinese Huawei, spaventano gli investitori
3 min
“Partendo dal presupposto che la volatilità non è necessariamente negativa per chi deve fare scelte di asset allocation, sicuramente il tipo di volatilità che ha caratterizzato il 2018 ne ha fatto un anno molto complesso da gestire”.
È da questa constatazione che si dipana la disamina di Carlo De Vanna e Marco Nascimbene, gestori per Ersel Asset Management Sgr del Fondersel PMI, comparto Pir-compliant dal lungo track record (è stato lanciato nel 1990) sull’anno di passione dei listini italiani, con cali a doppia cifra che hanno interessato tutti gli indici, tra cui il FTSE MIB (-13,46% da inizio anno), FTSE Italia All-Share (-14,27%) e FTSE Italia Small Cap (-25,24% – dati Borsa Italiana aggiornati al 14 dicembre).
Alle incertezze sul fronte delle politiche internazionali (dazi Usa-Cina, Brexit, Ucraina, proteste in Francia) “si è aggiunta anche una componente nazionale, con le continue dichiarazioni e smentite del governo e la macchinosa dialettica con l’Europa sulla manovra di bilancio”, riflettono i gestori della Sgr torinese.
“Abbiamo quindi assistito a movimenti imprevedibili, quasi sempre di origine politica e solo saltuariamente derivanti da risultati aziendali”, sottolineano i fund manager. In questo contesto, l’approccio di analisi bottom up “probabilmente ha portato a fare delle scelte sbagliate, mentre paradossalmente la soluzione migliore sarebbe stata quella di rimanere neutrali il più possibile”.
Qual è la ricetta adatta per gli investimenti nei listini italiani nel 2019? Avete già individuato possibili temi di investimento per generare alpha dopo un anno molto difficile?
Molte delle incertezze più insidiose si concentreranno nella prima parte dell’anno (manovra di bilancio definitiva, Brexit ed elezioni europee) e quindi ci sembra ragionevole iniziare l’anno con una certa prudenza e senza posizioni troppo “appuntite”. Gradualmente la situazione dovrebbe schiarirsi e – complici i multipli del mercato su livelli nuovamente interessanti – sarà possibile aumentare le scommesse in portafoglio.
Quali sono i settori sui quali siete più esposti? Aziende che reputate particolarmente interessanti?
Al momento il nostro portafoglio non presenta scelte settoriali aggressive ma preferiamo concentrarci sulla selezione dei titoli all’interno dei settori di appartenenza. In quest’ottica ci stiamo concentrando sulle aziende caratterizzate da elevata generazione di cassa e leadership di mercato, con un occhio di riguardo per alcuni “gioielli” che potrebbero essere oggetto di interesse da parte di player stranieri.
C’è dinamismo tra le pmi italiane. Qual è la vostra visione su questo segmento?
Le statistiche mostrano inequivocabilmente che per battere l’indice di mercato italiano è importante avere una forte componente di small cap. Nel medio periodo quindi restiamo positivi sul segmento delle pmi, anche se in alcuni casi i multipli raggiunti e la scarsa liquidità dei titoli ci hanno portato a criteri di selezione molto stringenti. In questo momento il premio delle small cap è tornato verso livelli più ragionevoli e ci permette di guardare al segmento con maggiore tranquillità.
Dopo lo scampato pericolo di quest’anno, le agenzie di rating saranno un fattore di criticità nel 2019?
In questo momento l’Italia è sotto osservazione strettissima da parte dei mercati e delle agenzie di rating. Non ci aspettiamo ulteriori iniziative da parte di queste ultime prima di vedere gli effetti della manovra e comunque non prima delle elezioni europee di maggio. Riteniamo essenziale evitare un secondo downgrade e ci aspettiamo che, se la congiuntura economica dovesse peggiorare ulteriormente, verranno implementate ulteriori misure per tenere i conti sotto controllo.
Che effetti avrà il Quantitative Tightening europeo su mercati e investimenti? Temete la fine delle politiche monetarie accomodanti?
La politica espansiva della Bce ha fornito un sostegno importantissimo alle banche italiane sul fronte del funding, riducendo al contempo il costo del debito pubblico. Però ha inevitabilmente creato delle distorsioni nell’allocazione degli investimenti. Se la Bce riuscirà ad alzare i tassi in modo graduale senza rallentare in modo eccesivo la crescita, il ritorno alla “normalità” dei tassi d’interesse non dovrebbe avere un impatto negativo sui mercati azionari.
Alla ricerca di ‘Alpha’” è la rubrica di FocusRisparmio.com dedicata a investimenti, mercati e all’attualità economico-finanziaria. Ogni lunedì, con l’aiuto degli esperti del settore, vengono messi sotto la lente i fatti recenti più significativi e gli appuntamenti che avranno effetti sul medio e lungo termine.