Esma detta le linee guida per vigilare sui costi nell’asset management
L’Autorità europea ha reso noto che farà il punto riguardo ai livelli di convergenza raggiunti attraverso l’esame dei costi addebitati dai fondi in tutta la Ue nel 2021
2,30 min
I fondi attivi ma che in realtà non lo sono, nel gergo dell’industria closet index funds, rendono meno rispetto ai fondi realmente attivi e generano effetti distorsivi nei portafogli degli investitori.
È la conclusione tratta da Esma, l’Autorità europea di regolamentazione dei mercati e degli strumenti finanziari, sulla base di un Working paper pubblicato a settembre 2020 dal titolo “Closet indexing indicators and investor outcomes” curato dai ricercatori Lorenzo Danieli, Alexander Harris and Giorgia Pichini.
Quello del closet indexing nei fondi comuni d’investimento è un fenomeno che si palesa allorquando un asset manager dichiara di gestire un portafoglio in maniera attiva mentre invece nella pratica l’attività di gestione si limita alla mera replica di un indice di riferimento o benchmark.
Gli autori dello studio hanno esaminato i dati annuali dei fondi comuni nel periodo 2010 -2018, scoprendo che gli investitori che hanno investito in fondi closet index hanno ottenuto rendimenti minori pagando quindi costi più elevati rispetto agli investitori in fondi comuni realmente attivi. Nel complesso, la performance netta dei closet index funds è stata peggiore della performance netta di fondi realmente attivi, poiché le commissioni leggermente inferiori dei primi sono state più che compensate da una performance ridotta.
La pratica del closet indexing è stata criticata in passato sia da voci autorevoli interne all’industria, sia dalle autorità di vigilanza stesse, a causa della preoccupazione che gli investitori vengano indotti in errore sulle strategie e sugli obiettivi di investimento del fondo e non ricevano il servizio per cui hanno pagato.