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La survey JP Morgan AM: quasi il 30% già li utilizza per obiettivi tattici e strategici. In Italia, Francia e Germania le allocazioni più elevate. Le nuove opportunità? Reddito fisso e ESG
Gli ETF attivi stanno conquistando un numero sempre maggiore di investitori istituzionali europei. Quasi il 30% dei grandi asset owner, infatti, utilizza già questi strumenti di investimento per risparmiare sui costi, per gestire il rischio dei propri portafogli e per aumentare il patrimonio. E circa la metà di quel 73% che invece si definisce “considerer” prevede di utilizzarli presto. È quanto emerge da una survey di JP Morgan Asset Management, che ha coinvolto 70 fund selector istituzionali e decisori di schemi pensionistici, assicurazioni, società di consulenza e fondazioni, in 12 Paesi del Vecchio Continente, tra cui Regno Unito, Germania, Italia e Francia.
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Allocazioni top in Italia, Francia e Germania. Reddito fisso e ESG nel mirino
L’indagine, condotta in collaborazione con Research in Finance, identifica due gruppi ben distinti di investitori istituzionali. Il primo, quello degli ‘early adopter‘, conta il 27% dei rispondenti e già sfrutta appunto gli ETF attivi per obiettivi tattici e strategici. Soprattutto per gestire la volatilità del mercato e allinearsi agli obiettivi tematici. La quota restante compone invece il gruppo dei ‘considerer’ (73%) ed è ancora poco propensa a ricorrere a questi strumenti a causa di una scarsa conoscenza, di alcuni ostacoli strutturali e della preferenza per gli exchange traded fund passivi.
Le allocazioni più elevate si riscontrano in Italia, Francia e Germania, mentre dal punto di vista delle nuove opportunità, gli istituzionali non hanno dubbi: sono il reddito fisso e l’ESG i sottotemi chiave da monitorare. Con molti investitori che considerano queste aree come opportunità non ancora sfruttate per gli Etf attivi.
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Gli ostacoli da superare
Nonostante l’aumento dell’utilizzo, a frenare una diffusione ancora maggiore restano però molti ostacoli. A cominciare dalla confusione che regna su questi strumenti e dalla loro complessità, cui si aggiungono le preferenze del mercato per i fratelli passivi e le difficoltà strutturali e normative. La ricerca mette infatti in evidenza che per favorire un’adozione più ampia sono necessarie una migliore conoscenza e performance dimostrabili, tali da convincere i considerer. Per gli investitori, proprio gli ETF attivi e tematici, in particolare quelli che comprendono temi sostenibili, si candidano ad essere potenziali punti di accesso per un impiego maggiore.
“I risultati sono incoraggianti: se si considera che la maggior parte degli ETF attivi a livello globale ha meno di tre anni, è impressionante vedere che quasi il 30% dei grandi asset owner in Europa li sta già utilizzando”, fa notare Travis Spence, global head of Etfs di J.P. Morgan Asset Management. “Ci aspettiamo che l’adozione da parte degli investitori istituzionali aumenti nei prossimi anni, in linea con il progredire del track record di questi strumenti, raggiungendo un livello di scala”, afferma. Per Spence dalla survey emerge proprio la necessità di una maggiore educazione e chiarezza sui vantaggi, che identifica in “trasparenza, flessibilità, liquidità, efficienza dei costi e potenziale di sovraperformance”. Solo così sarà possibile, a suo parere, “liberare il loro pieno potenziale nei portafogli istituzionali, in modo che le istituzioni europee possano beneficiare delle opportunità offerte”.
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