Risparmio, solo un italiano su quattro investe
Secondo una ricerca XTB-YouGov, la quota scende al 19% tra le donne. Nord più dinamico, Sud in ritardo. Cruciale resta l’istruzione. Bond, azioni e fondi comuni gli strumenti preferiti
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Concentrarsi sulla parte core dei portafogli con una grande attenzione al value for money e al controllo del rischio. Queste, in sintesi, le linee guida che hanno portato Fineco Asset Management (FAM) in soli sette anni dalla sua costituzione a lanciare 260 prodotti che valgono oggi quasi 40 miliardi di masse gestite. Ma c’è qualcosa di più che spiega il successo della società guidata fin dalla costituzione da Fabio Melisso. “Nella maggior parte delle case di gestione il processo di costruzione di un fondo di investimento è di tipo top-down”, spiega l’amministratore delegato di FAM, “con la costituzione di una strategia a partire dall’idea del team di gestione che poi viene calata commercialmente nelle differenti geografie”. “Noi”, sottolinea, “abbiamo fatto un’operazione diversa ascoltando le esigenze della rete di consulenti di Finecobank per poterli servire al meglio con prodotti che rispondessero davvero alle esigenze dei clienti e costruendo una struttura in grado di portarli sul mercato in tempi rapidi e con costi che restituissero il massimo del valore all’investitore”.
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L’evoluzione della gamma prodotto dalla costituzione della società a luglio 2018 a oggi parte dall’eredità di 6,8 miliardi di euro rappresentati dalle masse presenti nelle Fineco Core Series. Si trattava di un insieme di strategie e fondi di fondi originariamente gestiti da Pioneer su mandato di Finecobank. Il cambio di passo con FAM è stato immediato con l’istituzione di due ICAV di diritto irlandese, FAM Evolution ICAV e FAM Series ICAV, contenenti rispettivamente fondi di fondi e single strategies.
L’attività messa in campo da FAM per rispondere alle esigenze della rete ha portato innanzitutto alla costruzione di una serie di fondi di fondi contenenti ETF passivi per contenere il costo di esposizione a strategie core, oltre al lancio di una serie di fondi con strategie attive gestiti direttamente o affidate a mandati per allocazioni più specialistiche. A fare la differenza fin dal principio sono state, oltre all’ascolto delle esigenze della rete, la flessibilità e la capacità di innovazione, entrambe rese possibili dall’alto tasso di adozione delle più avanzate tecnologie. “Oggi che il numero di dipendenti di FAM si avvicina ai 100, la quota di programmatori arriva quasi al 70%”. Un modo di fare asset management visibile anche scorrendo i curricula dei gestori di portafoglio, per la maggior parte provenienti da dottorati di ricerca in fisica e matematica. Una serie di competenze che nell’ultimo triennio ha permesso di mettere a terra significativi risultati. Nel 2022 FAM è stata la prima società di un Gruppo italiano a quotare una propria gamma di ETF. Ha quindi creato una serie di strumenti target date che in meno di tre anni hanno raccolto oltre 13 miliardi e inoltre una propria gamma di certificati d’investimento.
“Grazie alla presenza di un team quantitativo interno ora siamo in grado di sviluppare una gamma di ETF attivi costruiti al 100% da FAM”, afferma Melisso, specificando che uno dei focus fondamentali sarà quello della “longevity” con tre prodotti pensati per accompagnare il cliente verso obiettivi finanziari di medio e lungo periodo, favorendo inoltre un accesso ai mercati azionari a cui il risparmiatore italiano è storicamente sottoesposto. I Fineco AM Longevity UCITS ETF si muoveranno su tre differenti orizzonti temporali (target date 2040, 2050 e 2060) con la medesima logica: a un periodo di accumulazione azionaria della durata di due anni, pensato per minimizzare il rischio market timing, segue un periodo di valorizzazione, con, infine, un meccanismo di protezione che si attiva a 5 anni dal raggiungimento del target predefinito. A quel punto, con una flessibilità connessa al livello di rendimento raggiunto, il capitale viene diviso progressivamente tra obbligazionario governativo e azionario ad alto dividendo per rispondere alla doppia esigenza di protezione degli asset valorizzati e di produzione di reddito.
“Alla luce delle dinamiche demografiche, oggi la pianificazione non può più fermarsi al momento della pensione. Questa con l’innalzamento dell’aspettativa di vita è diventata infatti uno step intermedio. Un passaggio verso una fase da cui discendono nuove esigenze economiche e finanziarie e per cui è necessario prepararsi per tempo”, spiega Melisso, che relativamente alla tipologia di prodotto chiarisce come l’ETF attivo possa essere descritto come una sintesi virtuosa di gestione attiva e passiva. Una ricerca di una quota di alpha con grande attenzione ai costi. “La pressione sui margini”, dichiara l’amministratore delegato di FAM in merito, “è una dinamica tipica di tutte le industrie mature che tipicamente produce effetti che si traducono in benefici per l’investitore finale”, sottolineando in tal senso come i Fineco AM Longevity UCITS ETF avranno managemenent fee pari a 50 punti base.
Il secondo elemento di novità in arrivo per la gamma FAM riguarda i mercati privati e in particolare il segmento del private equity, ritenuto in questa fase di maggiore prospettiva rispetto agli altri comparti dell’asset class. “Entro novembre lanceremo la prima strategia su private equity realizzata in collaborazione con Neuberger Berman”, rivela Melisso. Il fondo in fase di lancio sarà un ELTIF 2.0 evergreen con un orizzonte temporale consigliato tra i 7 e i 10 anni che permetterà a FAM di effettuare co-investimenti. Il target dell’investimento è rappresentato da un basket di 80-90 aziende non quotate con almeno 500 milioni di dollari di fatturato da selezionare tenendo conto della volontà di FAM di evitare la tipica sovraesposizione agli Stati Uniti tipica di questa tipologia di prodotto. Per mitigare l’effetto J-Curve è stato inoltre pensato un meccanismo di gestione della liquidità che utilizzerà strumenti obbligazionari ultra-short term nel periodo di individuazione delle aziende su cui investire. “Con l’attuale regolamentazione è possibile creare strategie che favoriscono l’accesso ai mercati privati applicando logiche tipiche dei fondi che investono in quelli pubblici come quella dei piani di accumulo”, spiega Melisso. “Con un investimento minimo di 10.000 euro un cliente può pensare di raggiungere la quota scelta per l’esposizione ai private market in più momenti distanti nel tempo, costruendo così anche una corrispondente sequenza di exit”.
Il manager sottolinea infine l’aspetto di educazione finanziaria connesso a questa classe di attivo. “Per investire in private market è necessario educare i clienti al lungo periodo. Un compito che l’intera industria dell’asset management e della consulenza può e deve assolvere per fare in modo che questa opportunità venga colta in modo responsabile e consapevole dai risparmiatori”, conclude.
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