Non si ferma la raccolta degli Etf in Europa
La raccolta netta di nuovi capitali ha registrato un'accelerazione a febbraio di quest’anno, raggiungendo quota 13,7 miliardi di euro
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Le obbligazioni, si sa, possono avere molteplici ruoli nei portafogli. Il primo è la diversificazione, contribuendo a compensare la volatilità di attività a più alto rischio, poi sono fonte stabile di reddito e forniscono rendimenti d’investimento. Proprio il riconoscimento del ruolo versatile che le obbligazioni svolgono nei portafogli, secondo Simone Rosti, responsabile per l’Italia di Vanguard, spiega in parte il crescente utilizzo di Etf obbligazionari che solo in Europa, alla fine del 2018, hanno superato la soglia di 400 per un patrimonio di oltre 198 miliardi di dollari. “Uno degli elementi più attraenti degli Etf – prosegue – è che con un’unica operazione, un investitore può effettivamente aggiungere migliaia di obbligazioni al proprio portafoglio, acquisendo un’esposizione su obbligazioni cui è difficile accedere”.
C’è però un pregiudizio da parte degli investitori, che hanno sempre espresso dei dubbi sul loro utilizzo in ragione del fatto che in contesti di mercati volatili, la liquidità delle obbligazioni diminuisce, rendendo quindi la negoziazione di questi titoli potenzialmente difficile e quindi meno efficiente l’Etf. Ebene, “Tali timori – assicura Rosti – sono fuori luogo. I due livelli di liquidità degli Etf, il mercato secondario e il mercato primario, dove le azioni dello strumento vengono create e rimborsate con l’emittente, aiutano ad isolare gli Etf obbligazionari dai loro sottostanti meno liquidi. Poiché circa l’80% delle negoziazioni avviene sul mercato secondario, gli Etf obbligazionari offrono agli investitori l’accesso a un insieme ampio e diversificato di obbligazioni con degli spread denaro-lettera molto più ristretti rispetto a quelli che si otterrebbero negoziando singolarmente le stesse obbligazioni”.
Ecco quindi i due miti da sfatare. Il primo, secondo l’esperto, è che gli investitori di Etf obbligazionari non sono in grado di poter contare sulla liquidità nelle fasi di sell off dei mercati. Falso: “La negoziazione di Etf obbligazionari tende a aumentare durante i periodi di mercato volatile. Il volume degli scambi in borsa di molti Etf – prosegue – a reddito fisso tende ad aumentare nei periodi di volatilità. Gli investitori che hanno bisogno di acquistare o vendere un Etf obbligazionario durante un periodo turbolento dei mercati finanziari può contare su un mercato secondario importante. E’ infatti molto difficile e comunque troppo costoso per gli investitori avere accesso a un ampio portafoglio di singoli titoli obbligazionari da dover poi scambiare con una controparte in un contesto di mercato volatile. Con un Etf, la liquidità viene incanalata in un unico mercato dove gli investitori hanno la possibilità di incontrarsi. Inoltre, come abbiamo notato in precedenza, oltre l’80% delle negoziazioni di Etf obbligazionari si svolge sul mercato secondario”.
Altra falsa verità è che gli spread denaro-lettera degli Etf obbligazionari sono più ampi durante le fasi di sell-off. Nulla di vero anche qui, mette in guardia Rosti. “Gli spread degli Etf obbligazionari mostrano una buona resistenza durante i sell-off e sono ancora più ristretti rispetto a quelli delle negoziazioni delle singole obbligazioni. Gli investitori in Etf beneficiano della possibilità di negoziare i portafogli obbligazionari nell’ecosistema dei mercati azionari senza dover sostenere i costi di negoziazione delle obbligazioni sottostanti. Questo aiuta gli investitori a reddito fisso ad evitare i costi di transazione e i risparmi possono essere sostanziali. Anche nei giorni di situazioni estreme dei mercati, la media ponderata dello spread denaro-lettera degli Etf obbligazionari rispetto al volume degli scambi è di pochi punti base. Si tratta di un valore che è ben al di sotto dei costi di transazione che devono essere affrontati per l’acquisto e la vendita di un portafoglio obbligazionario completo”.
Allora che cosa è fondamentale nella scelta? “Con la stragrande maggioranza degli Etf che replicano un indice, la selezione di tale benchmark è una decisione importante. Gli investitori dovrebbero selezionare un benchmark che rappresenti la reale opportunità di replicare la classe di attività scelta. Questa può essere una sfida nel reddito fisso, dove l’universo obbligazionario è molto più ampio di quello delle azioni. Tuttavia la disponibilità di alcune obbligazioni può essere limitata. Per questo è particolarmente importante per gli investitori scegliere un Etf a reddito fisso che traccia un indice di facile comprensione. Occorre innanzitutto considerare i criteri di inclusione dell’indice che determinano il numero e il tipo delle obbligazioni che lo costituiscono. Questo determina le caratteristiche di rischio e rendimento dell’indice. È importante che questi criteri siano allineati per aiutare gli investitori a raggiungere i loro obiettivi di investimento. Può essere una buona idea scegliere un ETF con una comprovata esperienza, che ha dimostrato coerenza non solo nella sua costruzione, ma anche nella sua esposizione nel tempo”.
In sostanza, conclude Rosti, “affinché gli investitori abbiano le migliori possibilità di successo nell’investimento, è fondamentale che abbiano cura nella scelta del loro indice e dell’emittente degli Etf. I fondi indice obbligazionari diversificati e a basso costo rappresentano l’opzione migliore per la stragrande maggioranza degli investitori a reddito fisso. L’aumento degli Etf a reddito fisso non mostra segni di rallentamento, indipendentemente dalle incertezze sul futuro dei tassi di interesse e della crescita”.