Piazza Affari, temi ESG sul tavolo di quasi sette CDA su dieci
Consob: oltre il 71% delle quotate ha presentato la DNF. Aumenta l’integrazione tra questa e i bilanci finanziari. E la sostenibilità entra nelle politiche di remunerazione dei ceo
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Sono 54 le società quotate su Euronext Growth Milan che hanno rendicontato le proprie attività di sostenibilità nel 2022. Meno di una su tre, il 28%, che insieme rappresentano 5 miliardi di euro di capitalizzazione. È quanto emerge dall’Osservatorio Esg sull’ex Aim Italia targato Ir Top Consulting, che ha anche passato al setaccio le prassi di disclosure Esg delle quotate ‘virtuose’.
Le società sustainable appartengono principalmente al settore technology services (24%), seguito dai settori producer manufacturing (15%) e commercial services (13%). In termini di composizione territoriale, la regione più rappresentata è la Lombardia (48%), seguita da Lazio (11%), Emilia-Romagna e Campania (9%). “L’attenzione verso le tematiche Esg si dimostra per gli investitori una materia sempre più importante che vede le aziende quotate impegnate a sostenere un approccio mirato alla quotazione sostenibile, che rendiconti le variabili sociali, ambientali ed economiche nella propria equity story”, ha sottolineato Anna Lambiase, ceo di Ir Top Consulting e direttore scientifico dell’Osservatorio Esg Egm.
Quanto alla natura della pubblicazione, questa è obbligatoria nel 21% dei casi, in quanto connessa alla pubblicazione della Relazione d’impatto correlata allo status di società benefit e in un caso alla pubblicazione della Dnf, e volontaria nel restante 79%. In relazione alla tipologia di documento, il 66% delle imprese pubblica un bilancio o report di sostenibilità/Esg, mentre il 20% pubblica la relazione d’impatto in virtù del proprio status di società benefit. Inoltre, il 7% redige anche la Dnf, il 7% anche il Bilancio integrato e il 2% il Bilancio Sociale.
Da sottolineare che oltre la metà delle società dell’Egm, il 56%, dichiara un’esperienza almeno biennale nella rendicontazione di sostenibilità, a conferma della crescente attenzione da parte delle pmi agli aspetti Esg. L’analisi ha dimostrato che il 94% del campione preferisce pubblicare un documento distinto, mentre solo il 6% integra il report Esg all’interno del bilancio.
Un ulteriore aspetto di analisi ha riguardato l’adozione degli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Agenda 2030 dell’Onu. Viene fuori che il 57% delle aziende ha preso in considerazione l’impatto che la propria attività ha sugli Sdg. Su 17, i goals 8 (Decent Work and Economic Growth), 4 (Quality Education) e 12 (Responsible Consumption and Production), risultano quelli maggiormente adottati dalle società all’interno del loro percorso di crescita e sviluppo sostenibile, rispettivamente con il 56%, il 46% e ancora il 46%.
L’analisi ha poi evidenziato che il 35% del campione dichiara di adottare un modello di gestione dei rischi per garantirne un corretto controllo e mappare una strategia risolutiva. Il restante 65% non adotta invece un sistema di identificazione dei rischi di natura non finanziaria, basandosi quindi sull’analisi del contesto interno ed esterno della azienda. Sono stati infine analizzati i principali rischi a cui una società può essere esposta: personali ed economici/business (entrambi 52%), ambientali (43%), corruzione (28%) e sociali (22%).
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