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Nuovi record dei prezzi a novembre: +4,9% in Ue e +3,8% in Italia. De Guindos: “La Bce potrebbe riprendere il Pepp”. Goldman Sachs e Fitch: più rischi per la ripresa con la variante sudafricana
Sale la tensione sui mercati tra il diffondersi della variante Omicron e i nuovi record dell’indice dei prezzi. A novembre, secondo la stima preliminare di Eurostat, il tasso di inflazione è schizzato al 4,9%, in aumento dal 4,1% di ottobre e oltre il 4,4% atteso dal consensus. Un livello monstre mai registrato dall’inizio delle serie statistiche, vent’anni fa, e imputabile per la maggior parte ai rincari dell’energia.
Stesso discorso per l’Italia, dove l’inflazione ha fatto segnare un aumento dello 0,7% sul mese e del 3,8% sull’anno, toccando il livello massimo da settembre 2008. Anche da noi il carovita continua ad essere sostenuto soprattutto dalla crescita dei prezzi dei beni energetici, ma intanto l’Istat fa anche sapere che la crescita dell’economia si mantiene sostenuta. Nel terzo trimestre il Pil italiano è infatti è aumentato del 2,6% rispetto ai tre mesi precedenti e del 3,9% sul terzo trimestre del 2020, facendo salire la crescita già acquisita nell’anno al 6,2%.
Il vaccino di De Guindos: “La Bce potrebbe riprendere il Pepp”
Inevitabile che l’ennesima conferma della fiammata dei prezzi abbia messo in allarme gli investitori già preoccupati dal diffondersi della variante Omicron del Covid-19. E, come accade ormai a intervalli regolari, a calmare un po’ gli animi ci ha pensato la Bce. Il numero due di Francoforte, Luis De Guindos, ha fatto sapere che nella prossima riunione di giovedì 9 dicembre, il consiglio direttivo adeguerà il programma Pepp “alle dinamiche dell’inflazione, alle nostre previsioni economiche e all’evoluzione della situazione sanitaria”.
In un’intervista a Les Echos pubblicata sul sito della banca centrale, il vicepresidente dell’Eurotower ha anche ricordato come il programma sia stato progettato per affrontare le conseguenze della pandemia. “Nonostante il recente aumento delle infezioni – ha detto – il Covid-19 alla fine svanirà. Ma non andremo avanti con il tapering come ha fatto la Federal Reserve statunitense. La presidente della Bce ha annunciato che gli acquisti netti termineranno a marzo ma potrebbero essere ripresi se necessario”.
Quanto al prossimo anno, de Guindos ha detto di ritenere da un punto di vista personale che la politica monetaria debba rimanere accomodante dopo la fine del Pepp, perché alcune delle cicatrici lasciate dalla pandemia non si sono ancora adeguatamente rimarginate anche se siamo tornati ai livelli di produzione e di reddito pre-crisi. “Dobbiamo quindi mantenere la nostra politica monetaria accomodante, anche se non nella misura in cui lo abbiamo fatto al culmine della crisi per raggiungere il nostro obiettivo di inflazione a medio termine, ed essere ancora più guidati dai dati economici”, ha evidenziato.
Omicron: Goldman Sachs e Fitch vedono più rischi per la ripresa. “Peserà lo 0,4% del Pil Ue”
Intanto, in attesa di capire quanto Omicron sia davvero pericolosa per la salute, c’è chi prova a fare i conti. Goldman Sachs prevede un impatto economico cumulativo dei nuovi contagi con la variante sudafricana nel quarto e nel primo trimestre di circa lo 0,4% del Pil nell’area euro e dello 0,2% del Pil nel Regno Unito. “I casi di Covid – osservano gli analisti Usa – sono aumentati rapidamente in alcuni Paesi europei e i ricoveri sono aumentati rapidamente, in particolare in Germania, Austria e Paesi Bassi. La nuova variante di Omicron potrebbe esacerbare queste pressioni, ma data l’elevata incertezza sulle sue caratteristiche non abbiamo ancora un’opinione sul suo impatto nel nostro scenario di base. Pertanto continuiamo a guardare a ulteriori restrizioni mirate e regionali, piuttosto che blocchi generali, con un freno economico gestibile in arrivo dalla quarta ondata”.
Gli esperti di Goldman Sachs sottolineano anche che venerdì scorso gli asset ciclici sono scesi drasticamente tra i timori degli effetti della variante Omicron. “L’impatto sulle prospettive economiche di Omicron è ancora poco chiaro, date le informazioni incomplete. Le mosse del mercato finora implicano già un significativo declassamento delle prospettive di crescita – si conclude nel report -. I potenziali scenari di ribasso non sembrano essere pienamente rispecchiati, ma ci sono anche chiaramente scenari che si dimostrano migliori di quanto previsto dal brusco cambiamento dei prezzi della scorsa settimana”.
Sulla stessa linea attendista Fitch, secondo cui comunque la nuova variante molto probabilmente non comporterà una nuova grande recessione come nella prima metà del 2020. Certo, specificano gli analisti, la sua diffusione “aumenta i rischi per la crescita” e le sfide per la risposta dei policy maker, con il rialzo dell’inflazione a complicare ulteriormente le cose, ma è appunto troppo presto per dare nuove stime macroeconomiche, non essendo nota la gravità dei sintomi.
“La possibilità di una nuova variante che richieda significativi interventi non farmacologici, come lockdown nazionali molto stringenti, è un rischio” per l’economia globale e, secondo Fitch, per il contenimento dell’impatto economico è un fattore “critico” il tasso di vaccinazione. “L’esperienza di gran parte delle maggiori economie suggerisce che ciascuna ondata successiva di coronavirus ha diminuito i suoi effetti sulla crescita grazie alla capacità di adattamento delle economie”, concludono comunque gli esperti.
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