Auto, i dazi di Trump fanno tremare i mercati: la view dei gestori
La Casa Bianca ha annunciato tariffe del 25% su tutte le importazioni del settore. Per gli analisti, l’impatto non risparmierà nessuno, neppure gli USA. Ma le opportunità non mancano
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Per l’Eurozona il rischio di una recessione tecnica è sempre più probabile. Parola di Luis de Guindos, vicepresidente della Banca centrale europea, che allo Spain Investors Day ha menzionato una crescita debole con rischi al ribasso, un’inflazione in miglioramento ma non ancora vinta e l’importanza dell’accordo sul Patto di Stabilità per dare un “potente segnale per i mercati”.
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Il rallentamento dell’attività economica nell’Area Euro è stato finora contenuto e graduale ma, secondo de Guindos, i dati in arrivo indicano un futuro ancora incerto e prospettive al ribasso. “La debolezza degli indicatori segnala una contrazione anche a dicembre, confermando la possibilità di una recessione tecnica nella seconda metà del 2024 e deboli prospettive per il breve termine”, ha spiegato. Con l’edilizia e il settore manifatturiero colpiti in modo particolarmente duro e i servizi che probabilmente seguiranno nei prossimi mesi. In tutto questo, il mercato del lavoro continua a mostrarsi resistente, anche se “si notano i primi segnali di una correzione”, ha precisato.
Quanto alle prossime mosse di politica monetaria, il numero due dell’Eurotower non ha dato indizi. Dopo le parole del collega portoghese Mario Centeno, che ha parlato di possibili decisioni anche prima di maggio, de Guindos si è limitato a ripetere che un tasso di deposito mantenuto al 4% per una “durata sufficientemente lunga” aiuterà a riportare i prezzi all’obiettivo del 2%. Per il banchiere centrale è probabile che il rapido ritmo di disinflazione osservato nel 2023 rallenti nel 2024 e si arresti temporaneamente all’inizio dell’anno, “come avvenuto a dicembre”. Lo scorso mese infatti il carovita è balzato nuovamente al 2,9% dal 2,4% di novembre, principalmente per fattori tecnici. E potrebbe mantenersi intorno a questo livello per qualche tempo: “Si verificheranno effetti di base energetici positivi e le misure compensative legate all’energia sono destinate a scadere, portando a una ripresa transitoria dei prezzi”, ha affermato il numero due di Francoforte.
I mercati si aspettano almeno cinque sforbiciate al costo del denaro quest’anno, con il primo intervento previsto da molti esperti già entro marzo-aprile. Visione, questa, che diversi policy maker e operatori bollano però come eccessivamente ottimistica. Prima fra tutte Isabel Schnabel, membro tedesco dell’executive board della Bce, tornata a ripetere che è troppo presto per discutere di tagli. “Manterremo i nostri tassi ufficiali a livelli restrittivi finché non saremo sicuri che l’inflazione ritornerà in modo sostenibile al nostro obiettivo del 2%. Ciò richiede dati aggiuntivi che confermino il processo disinflazionistico”, ha affermato su X. Per l’economista teutonica, il mercato del lavoro della Zona euro continua a essere resiliente, ma è probabile che ci sarà una certa moderazione nella crescita dei salari e un soft landing dell’economia è ancora possibile.
Le proiezioni di Francoforte vedono il carovita tornare al target solo nel 2025, ma cresce il numero di analisti in disaccordo. Questi ultimi ritengono che l’istituto centrale stia sottostimando la disinflazione, così come ha sottovalutato la precedente corsa dei prezzi.
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