Eurozona, S&P alza le stime di crescita. Ma non tutti vedono rosa
Pil +4,4% nel 2021 e +4,5% nel 2022. E il Recovery può aggiungere un 1,3%-3,9% in 5 anni. Meno ottimista Edmond de Rothschild. T. Rowe Price vede un boom ma segnala 4 rischi
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Buone notizie per l’economia dell’Eurozona che continua a fare passi avanti verso l’archiviazione della crisi pandemica. Questa volta a rivedere al rialzo le stime di crescita sono i previsori della Bce, stando ai quali il Pil aumenterà a un ritmo del 4,7% nel 2021, del 4,6% nel 2022 e del 2,1% nel 2023, con una crescita nel lungo periodo, al 2026, all’1,4%. Le nuove previsioni segnano un miglioramento rispetto alle proiezioni di aprile quando era stata prevista una crescita al ritmo del 4,2% nel 2021, del 4,1% nel 2022 e dell’1,9% nel 2023.
In aumento anche le aspettative di inflazione. Per quanto riguarda l’indice dei prezzi, infatti, i previsori Bce si attendono una crescita dell’1,9% nel 2021, dell’1,5% nel 2022 e dell’1,5% nel 2023. Rispetto alla precedenti stime, le proiezioni sono state riviste al rialzo dello 0,3% per quest’anno e dello 0,2% per il prossimo. Ritoccate all’insù anche le attese di inflazione per il lungo periodo, al 2026: ora è di un’inflazione all’1,8% dal precedente 1,7% per il 2025. Sul fronte disoccupazione, infine, i previsori vedono un tasso all’8,1% nel 2021, al 7,8% nel 2022 e al 7,5% nel 2023.
Numeri rassicuranti arrivano anche dai Pmi dell’Eurozona. L’indice preliminare di luglio è infatti salito a quota 60,6 punti, dai 59,5 di giugno, raggiungendo il picco più alto da 252 mesi e battendo le attese di mercato di 60,1. In dettaglio l’indice dei servizi è aumentato a 62,2 punti, dai 58,3 del mese precedente, raggiungendo il top da da 181 mesi, mentre il manifatturiero è sceso a 62,6 a fronte del 63,4 di giugno, toccando il minimo da quattro mesi. “L’attività economica dell’Eurozona – sottolineano gli esperti Ihs Markit – è cresciuta al suo tasso più veloce da 21 anni in concomitanza con le riaperture dopo le restrizioni per il Covid”.
Quanto ai singoli Stati, la Germania ha battuto tutte le attese. Il Pmi manifatturiero di Berlino è salito infatti a 65,6 punti a fronte di un atteso 64,1 e quello dei servizi è aumentato a 62,2 punti, contro i 59,5 attesi, segnando il picco dal 1997. Record anche per l’indice composito che ha toccato quota 62,5, il top dal 1998, contro i 60,1 di giugno e a fronte delle previsioni ferme a 60,7 punti.
Peggio va alla Francia che invece ha segnato un rallentamento. I Pmi di Parigi sono stati, a luglio, tutti inferiori alle attese. L’indice composito è calato a 56,8 punti contro i 57,4 di giugno ed una previsione degli analisti che indicava 58,4 punti. Inferiori alle stime sia il dato del manifatturiero, 58,1 punti a fronte dei 58,3 attesi, sia l’indice dei servizi, a 57 punti contro un’attesa di 58,3 punti.
Per quanto riguarda l’Italia, per il ministro dell’Economia, Daniele Franco, una crescita dell’economia del 5% è alla portata. “Il nostro Paese cresce meno degli altri Paesi: nel 1995 il Pil era sopra di 10 punti mente oggi è sotto di 10 punti. Quando la pandemia è arrivata il nostro Pil era inferiore di 4 punti a quello del 2007. L’anno scorso abbiano perso 9 punti di Pil. Ora l’obiettivo è quello di crescere del 5%. Recuperare quanto perso lo scorso anno è fondamentale”, ha detto durante un convegno sul futuro delle città a Pescara.
“Tornare a crescere stabilmente è la vera sfida del Paese. Le ragioni della stagnazione sono tante ma di fatto non siamo riusciti a crescere come dovevamo – ha proseguito Franco – Il Pnrr è una opportunità per crescere e lo è per diversi profili: arriveranno 191 miliardi con 30 miliardi in più del Governo per arrivare a spendere 225 miliardi e raddoppiare gli investimenti delle amministrazioni pubbliche. Ci attende una sfida che chiede una collaborazione di tutti. Occorrono progetti con tempi predeterminati e dunque occorre accelerare. Il Pnrr si associa poi a riforme della PA. Tutto questo dipende dalla capacità di realizzare. Avere i fondi non può bastare. Fra pochi giorni arriveranno i primi 25 miliardi. Occorre capacità amministrativa sia a livello statale che locale”.
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