A giungo peggiorano i PMI dell’Area, con la Germania che si conferma fanalino di coda. Male anche Francia e Spagna, tiene l’Italia. I mercati ora attendono Lagarde e l’inflazione
Si aggrava la situazione dell’industria manifatturiera dell’Eurozona, facendo temere per la ripresa economica del blocco. A giugno, la contrazione dell’attività è infatti peggiorata, con la domanda che si è contratta a un ritmo molto più rapido nonostante i tagli ai prezzi attuati dalle fabbriche. A decretarlo sono gli indici finali Hcob dei responsabili degli acquisti dell’Area, compilati da S&P Global, stando ai quali il PMI del settore è sceso a 45,8 punti dai 47,3 di maggio, appena sopra la stima preliminare di 45,6.
Sono ormai due anni che il dato è fermo al di sotto della soglia dei 50 punti, che separa la crescita dalla contrazione, e i mercati guardano a Sintra, dove è partita la tradizionale tre giorni del forum delle banche centrali, nella speranza di capire in quale direzione intende muoversi la Banca centrale europea (BCE). Un’economia in affanno rende infatti più probabile un nuovo taglio dei tassi in settembre, ma decisiva sarà l’inflazione di giugno dell’Area, attesa in lieve rallentamento dopo l’aumento di maggio. E soprattutto l’indice core, che finora ha stentato a frenare.
Per il manifatturiero, a preoccupare gli analisti è in particolare l’indicatore che misura la produzione e che confluisce nel PMI composito (in agenda mercoledì). È infatti considerato un buon segnale della salute economica de blocco e il mese scorso è sceso dal precedente 49,3 a quota 46,1, il minimo da sei mesi, anche se poco al di sopra della stima flash di 46,0.
Germania in panne. Male anche Francia e Spagna
Sorvegliata speciale resta poi la Germania, che anche a giugno ha deluso le aspettative mostrando una nuova battuta d’arresto e restando il fanalino di coda dell’Eurozona. Il PMI finale del manifatturiero tedesco è infatti calato a 43,5 punti, dai precedenti 45,4, confermando la stima flash e segnando una contrazione più rapida di produzione e nuovi ordini. Notizie negative arrivano poi anche da Francia e Spagna. Il PMI manifatturiero di Parigi si è attestato a 45,4 punti, contro i 45,3 previsti dagli analisti, in decisa flessione rispetto ai 46,4 punti di maggio. Quello di Madrid si è invece contatto a 52,3 punti, contro i 53,1 del consensus e i 54 precedenti.
Discorso diverso per l’Italia, che invece ha visto i parametri migliorare, pur restando in zona contrazione. L’attività manifatturiera tricolore si è contratta per il terzo mese consecutivo a giugno, più o meno allo stesso ritmo del mese precedente, colpita dalle scarse performance della produzione e dei nuovi ordini. Il PMI del settore è salito marginalmente a 45,7 punti dai 45,6 precedenti, sopra la previsione mediana di 44,4 attesa dagli analisti di un sondaggio Reuters. Nonostante la fiducia sulle prospettive future sia migliorata, la breve ripresa osservata a marzo è quindi svanita rapidamente: la produzione è scesa nettamente rispetto al mese precedente e le scorte degli acquisti e dei prodotti finiti si sono ridotte, evidenziando ancora dinamiche deboli.
Hcob: ostacolo temporaneo più che crisi profonda
Cyrus de la Rubia, capo economista di Hamburg Commercial Bank
“Gli indici PMI dei Paesi dell’Eurozona di giugno, tranne l’Italia, sono peggiorati. Tuttavia, tendiamo a vedere questo più come un ostacolo temporaneo piuttosto che il segno di una crisi di lunga durata”, commenta Cyrus de la Rubia, capo economista di Hamburg Commercial Bank. Per l’esperto, infatti, la crescita manifatturiera osservata in altre parti del mondo a giugno, come Stati Uniti, Gran Bretagna e India, offre sostegno all’Area. “Inoltre, l’ottimismo sul futuro rimane alto come a maggio, indicando che le aziende sono ancora fiduciose rispetto al prossimo anno”, precisa.
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