I Pmi di aprile segnalano l’espansione più veloce da quasi un anno. Aumentano però le pressioni inflazionistiche. Per gli analisti il primo taglio è scontato, ma le mosse successive si complicano
Parte bene il secondo trimestre per l’economia dell’Eurozona. Stando all’indagine Pmidi aprile, l’attività del blocco ha infatti messo a segno la crescita più veloce da quasi un anno, facendo intravedere un’uscita dalla recente contrazione. Tuttavia i dati non sono completamente postivi e, oltre a segnalare ancora forti divergenze settoriali, con il terziario in buona forma e il manifatturiero sempre in calo, indicano anche un nuovo aumento della pressione sui prezzi. Per gli analisti, i numeri di aprile non mettono in discussione il taglio dei tassi atteso per giugno, ma rischiano di rendere più cauta la Bce sulle mosse successive. Lo stesso vice presidente dell’Eurotower, Luis de Guindos, ha definito la sforbiciata estiva un “fatto compiuto” (salvo sorprese), ma ha frenato sugli interventi successivi.
Ad aprile l’attività complessiva delle imprese della Zona euro ha registrato la più rapida espansione da maggio 2023, attestandosi per il secondo mese consecutivo sopra la soglia spartiacque dei 50 punti. L’indice preliminare composito Hcob redatto da S&P Global è infatti passato da 50,3 a 51,4 punti, superando i 50,8 attesi. Merito dello scatto dei servizi, il cui indicatore ha segnato un progresso da 51,5 a 52,9 punti, ben oltre i 51,8 previsti dal consensus. Peggio delle attese si è invece rivelato il Pmi manifatturiero, sceso da 46,1 punti a quota 45,6, contro i 46,5 stimati.
Per quanto riguarda i singoli Paesi, l’indice manifatturiero della Germania è salito a 42,2 punti dai 41,9 di marzo, meno dei 42,8 attesi. Meglio delle stime hanno invece fatto l’indice composito, passato da 47,7 a 50,5 punti contro i 48,6 previsti, e quello del terziario, da 50,1 a 53,3 punti (a fronte dei 50,6 del consensus). Delusione in Francia: il Pmi manifatturiero è inaspettatamente sceso a 44,9 punti, contro i 46,2 precedenti e i 46,9 previsti. In aumento invece da 48,3 a 49,9 punti l’indice composito e da 48,3 a 50,5 punti quello del terziario.
Preoccupano le pressioni sui prezzi
“Prendendo in considerazione vari fattori, la nostra attuale previsione trimestrale sul Pil dello 0,3% resta invariata rispetto a quella osservata nel primo trimestre”, sottolinea Cyrus de la Rubia, capo economista di Hamburg Commercial Bank. Per l’esperto più di un indicatore mostra infatti come la ripresa del settore privato, che domina l’intera euro-economia, si preannuncia duratura. Tuttavia secondo de la Rubia, i Pmi sono pronti a mettere alla prova la volontà della Bce di iniziare a tagliare il costo del denaro a giugno: pesano infatti gli aumenti più veloci dei prezzi di acquisto, probabilmente causati sia dall’aumento del petrolio sia soprattutto dal maggiore costo dei salari. Inoltre, le aziende dei servizi hanno aumentato i loro prezzi ad un tasso più veloce di quello di marzo, alimentando le previsioni di una persistente inflazione nel settore. Nonostante questo, la previsione dell’esperto è che l’Eurotower ridurrà lo stesso i tassi tra due mesi, ma l’attesa è per “un approccio più cauto”.
Per gli analisti di Ing, i Pmi di aprile indicano che l’Eurozona “sta finalmente uscendo dalla stagnazione” e che è “tornata a crescere all’inizio del secondo trimestre”. A loro parere, le pressioni inflazionistiche nel settore dei servizi non dovrebbero scoraggiare Lagarde e colleghi dal tagliare i tassi al termine del prossimo meeting.
I mercati si aspettano altre due riduzioni al costo del denaro dopo giugno, molto probabilmente a settembre e dicembre. Tuttavia le attese si sono ridotte nelle ultime settimane a causa della Federal Reserve, che secondo alcuni osservatori potrebbe ritardare l’allentamento monetario fino al prossimo anno.
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